Domenica non sarà un turno come un altro del Sei Nazioni, sarà soprattutto Italia – Francia, evento ideale per celebrare il miglior numero 8 azzurro di sempre, Sergio Parisse. 142 caps indossati, una carriera costruita tra lo Stivale e il paese d’Oltralpe: due scudetti e una Coppa Italia vinti agli inizi con Benetton Treviso, poi con lo Stade Français ha vinto il campionato francese, il Top 14, nelle stagioni 2006-2007 e 2014-2015 oltre ad essere stato eletto come miglior giocatore del Top 14 nella stagione 2014-2015. Due Challenge Cup nella stagione 2016-2017 con lo Stade Français e nel 2022/23 con il Tolone. Tre gli inviti da parte dei Barbarians – la selezione a inviti dei protagonisti di Ovalia che ad ogni occasione sfida una delle Nazionali più forti -, una volta con la fascia di capitano. Oggi allena la touche del Tolone.
IL CAP DA CENTURIONE
La giusta vetrina sarà lo Stadio di casa, quell’Olimpico dove sono attesi oltre 60.000 spettatori e che tante volte l’ha visto protagonista. “La carriera di Sergio – sono le parole di Andrea Duodo, Presidente della Federazione – può essere definita solamente come straordinaria. Per la longevità, per la qualità del gioco che ha saputo esprimere sino al giorno del proprio ritiro, per l’impegno che in ogni singolo minuto ha messo al servizio della maglia azzurra e del movimento. Non potrebbe esserci un momento migliore della partita di domenica con la Francia, che unisce i due mondi rugbistici che hanno caratterizzato il suo percorso sportivo, per consegnargli il cap da Centurione e, soprattutto, per ringraziarlo – noi insieme ai nostri cugini e amici in arrivo dall’altro lato delle Alpi – per il meraviglioso rugby che ci ha regalato per quasi vent’anni”. Gli impegni di club, infatti, con Tolone, la squadra con cui a 40 anni ha chiuso il proprio incredibile percorso sportivo sollevando al cielo la Challenge Cup del 2023, gli avevano precluso la partecipazione il 12 marzo 2022 alla cerimonia di consegna degli speciali caps destinati ai Centurioni azzurri, ossia le rugbiste e i rugbisti italiani che hanno raggiunto e superato il traguardo delle cento presenze con la maglia delle rispettive Nazionali, dando con il loro talento ed i loro comportamenti prestigio all’Italia sulla scena internazionale.
IL DERBY LATINO
Italia – Francia che vale anche la Coppa Garibaldi, è il derby latino del Sei Nazioni. “Per me – ha avuto modo di dire lo stesso Parisse – è sempre una sfida particolare, certo. Ho preso troppo spesso degli schiaffoni dalla Francia, ma per fortuna sono anche riuscito a togliermi qualche soddisfazione, come le vittorie nel 2011 e 2013. Sempre partite intense e belle, avevamo rischiato di vincere a Parigi, abbiamo perso di poco e io avevo provato un drop all’ultimo”. E ancora, “In Francia per questo match si avverte sempre tanta competizione e passione, c’è una storia ricca e anche per loro è una partita diversa dalle altre. Giocano a rugby con la consapevolezza di essere forti, ma ogni tanto è stato bello ritrovarsi in spogliatoio dopo una vittoria e farla un po’ pesare“. Italia-Francia è sempre stata una sfida che rappresenta al meglio il rapporto di amore-odio presente tra noi e i galletti. Basta pensare a quello che recentemente Mirko Bergamasco si è lasciato sfuggire a riguardo: uno schiettissimo “I francesi vanno menati per togliere loro qualche certezza”… Non potremmo essere più d’accordo… Battute a parte, a chi gioca piace far parlare il campo. Come Giulio Bertaccini, che abbiamo incontrato in conferenza stampa durante il ritiro in corso con la Nazionale al centro di preparazione olimpica: “Sappiamo che i francesi partiranno subito premendo l’acceleratore, ma noi stiamo bene e ci stiamo preparando al meglio. L’energia è molto alta. Sappiamo bene anche che sarà ancora più speciale per chi gioca in Francia o lì ha vissuto”. Esattamente come Parisse: “Sergio è una leggenda, sono cresciuto con lui come modello”. Bertaccini è solo l’ultimo dei tanti giocatori (e delle tante giocatrici!) azzurri che ne hanno subito l’imprinting. Parole che restituiscono quello che lui da sempre ha seminato anche fuori dal campo, quando spesso lo incalzavano sulla nuova Italia: “Ogni gara è un test, una verifica, una chance per acquisire quell’esperienza che, come è normale, ancora non possono avere a livello internazionale. Ma il potenziale c’è, i ragazzi ci sono e si faranno”.
LA CARRIERA DI PARISSE
Nato in Argentina da genitori italiani, Parisse ha ereditato dal padre, Sergio Sr, aquilano ex tre-quarti ala e campione d’Italia con i neroverdi abruzzesi nel 1967, la passione per la palla ovale e l’imponente stazza fisica, 196 cm per 112 kg. Il suo talento lo porta a vestire la maglia del Benetton Treviso, dove si afferma come uno dei migliori numeri 8 al mondo. Ma è nel 2002, a soli 19 anni, che la sua stella inizia a brillare con la nazionale italiana quando John Kirwan lo fa debuttare con gli All Blacks, una sfida titanica con i giganti del rugby mondiale. “Kirwan è impazzito“, esclamò il padre di Sergio per canzonare scherzosamente il figlio. Un ragazzo che, passo dopo passo, si trasforma in un gigante del rugby, un leader carismatico che guida l’Italia con coraggio e determinazione. Partecipa a cinque Coppe del Mondo – un record che condivide con pochi eletti – e colleziona 142 presenze con la maglia azzurra, diventando il terzo giocatore più presente nella storia del rugby internazionale. Per 94 volte ha indossato la fascia di capitano, mentre sono 69 i caps al Sei Nazioni, record assoluto. La sua carriera lunga oltre vent’anni è una tela su cui sono impresse vittorie, ma anche sconfitte e delusioni affrontate a testa alta, come la mancata convocazione a quello che sarebbe stato il suo sesto Mondiale, quello francese del 2023. Con la sua classe innata ha saputo dare un’impronta importante al ruolo di numero 8, potente e dinamico, un maestro nel conquistare terreno e nel creare occasioni di meta per i suoi compagni. Le sue abilità nel gioco aperto, i suoi off-load spettacolari e la sua visione di gioco lo hanno reso un avversario temibile per qualsiasi squadra. Nel 2013 tocca l’apice della sua carriera, guidando l’Italia a vittorie storiche con la Francia e l’Irlanda nel Sei Nazioni.
LA TERZA STANDING OVATION
Due standing ovation per una carriera leggendaria: la prima gliel’ha regalata l’Aviva Stadium di Dublino, al termine della finale di Challenge Cup vinta dal suo Tolone con Glasgow (43-19) il 19 maggio 2023. La seconda ha avuto per teatro il mitico “Mayol”, lo stadio dei trionfi dei Varois, il 28 maggio seguente: 35-19 al Begles nella sua ultima partita in Top 14. La terza ideale che tanti tifosi italiani avrebbero voluto rendergli sarebbe stata alla convocazione per quella che avrebbe potuto essere la sua sesta Coppa del Mondo da Azzurro. Non arrivò, e così ora sarà Roma a tributargliela per celebrare il suo unico Campione nella Hall of Fame di World Rugby. Parisse saluterà domenica il pubblico dal palco del Peroni Nastro Azzurro Terzo Tempo Village alle 14.30, per poi ricevere la standing ovation dell’Olimpico prima del calcio d’inizio davanti agli oltre sessantamila spettatori attesi. E pensare che tutto iniziò con una sconfitta con gli All Blacks… Ma, come si dice, le grandi storie iniziano spesso con sfide che sembrano impossibili.