Questa sera, attorno alle 23 italiane, lo stadio di Wembley ospita un appuntamento imperdibile della grande boxe, il titolo mondiale dei pesi massimi WBC tra il campione Tyson Fury (32 anni, 31 vittorie con 22 KO, nessuna sconfitta e un pareggio) e lo sfidante Dillian Whyte (34 anni, 28 vittorie con 19 KO e 2 sconfitte).
Tyson Fury, the Gipsy King, il Re gitano per le sue origini nomadi, i pavee irlandesi, chiamato Tyson perché nato in una famiglia di pugili, di antenati cresciuti a suon di combattimenti a mani nude. “Quando abbiamo un problema noi non andiamo dalla polizia, facciamo a botte. Se sei uno che fa bene a botte è la cosa migliore che puoi essere nella vita”. L’orgoglio di appartenere a una tribù che ne giustifica il comportamento arrogante, presuntuoso, ma anche omofobo, misogino, razzista. Con una fede in Dio radicale e la missione di salvare il mondo. In una famosa intervista in cui gli è stato chiesto se davvero credesse nell’arrivo imminente dell’Apocalisse, rispose: “Viviamo in un mondo malvagio, il diavolo è molto forte in questo momento, molto forte, e credo che la fine sia vicina. Ci sono solo tre cose che devono essere completate per fare in modo che il diavolo arrivi sulla terra: la legalizzazione del matrimonio omosessuale, l’aborto e la pedofilia”. Diventa Tyson Fury il campione di boxe, quando nel novembre 2015 sconfigge clamorosamente il campione Wladimir Klitschko. La fama, la compiacenza e l’ostentazione di essere volgare e razzista. Ma anche il coraggio di mostrarsi umano, di contraddire il sentirsi invincibile dichiarando la sua profonda depressione: “Sto vivendo un inferno personale che non ha nulla a che vedere con la boxe. Ho fatto uso di cocaina, tanta cocaina, ma anche di bevande alcoliche, per combattere la depressione. Mi dicono che soffro di un disturbo bipolare, che sono un maniaco depressivo. Se non fossi cristiano mi toglierei la vita in un secondo. Spero solo che qualcuno mi uccida prima di ammazzarmi”. Poi la rinascita fino al match capolavoro dello scorso settembre, il terzo contro Deontay Wilder, demolito per KO all’undicesima ripresa.
Stasera incrocerà i guantoni con Dillian Whyte, the Body Snatcher, il ladro di corpi. White è la rappresentazione umana del lato migliore della boxe. Quella che toglie un ragazzo dalla strada e dalle gang e gli permette di realizzarsi. Nato in Giamaica, lasciato a 2 anni dalla madre partita per Londra per cercare un futuro per lei e il figlio, cresciuto ribelle tra ragazzi ribelli, dentro e fuori ospedali e prigioni. Gli hanno sparato sparato due volte e tre lo hanno accoltellato. A 12 anni arriva a Londra e un anno dopo si ritrova già padre. Poi la boxe e la trasformazione da giovane senza futuro a uomo realizzato, anzi campione milionario.
Entrambi i pugili sono inglesi, così il teatro del match non poteva che essere in Inghilterra, nello stadio nazionale, Wembley appunto. Lo dimostrano i 94.000 biglietti venduti, con altri 5.000 ancora in vendita. Il prezzo massimo è 2.500 sterline, ma se siete a Londra e non volete perdervi lo spettacolo potete sempre cavarvela con 125 sterline, che vi daranno accesso all’ultimo anello. Nel caso, portatevi un binocolo di ottima qualità… Quasi 100.000 spettatori per un match di pugilato, una grande pubblicità per la boxe ma, siamo sicuri che sia un palcoscenico adatto per vedere decentemente due uomini che si prendono a pugni? Per la stessa ragione, Rino Tommasi ha sempre trovato eccessivo per il tennis l’Arthur Ashe Stadium di Flushing Meadows a New York, campo centrale degli US Open, coi suoi 23.771 posti a sedere. Che cosa direbbe oggi del pugilato a Wembley?
Se invece siete in Italia, potete seguire il match gratuitamente (sì, gratis!) in diretta streaming sul sito mola.tv, registrandovi con mail e password. Gli appassionati sportivi tengano d’occhio mola.tv, per ora gratuita ma che tra qualche tempo richiederà un abbonamento, perché offre diversi sport, dal rugby al calcio, dagli sport di combattimento ai motori, oltre a molti altri contenuti come film e serie TV. Abbiamo quindi la possibilità di goderci il mondiale dei pesi massimi in diretta e senza sborsare un euro, niente male se pensate che in Gran Bretagna sarà in pay-per-view a 24,99 sterline e negli Stati Uniti a 69,99 dollari.
Il match vede il campione strafavorito: scommettere su di lui significa, in caso di vittoria, guadagnare 1 euro investendone 7, mentre puntando su White se si vince si porta a casa 4 volte la posta. Se proprio non potete fare a meno di scommettere 2 dollari, allora fatelo sul pari, che è dato 25 a 1. Per i fanatici di pugilato, la riunione comprende altri 7 incontri. Il collegamento di mola.tv è alle 19.10, ma il match clou Fury-White è previsto attorno alle 23. Uno dei tre giudici è l’italiano Guido Cavalleri.
Tyson Fury, che per salire sul ring si prenderà una borsa di 32,8 milioni di dollari (White si dovrà “accontentare” di 8,2 milioni) ha ribadito più volte che questo sarà il suo ultimo incontro della carriera, ma tutti sperano che non sia così. Il sogno del 2022 di chi segue la boxe è assistere alla riunificazione dei titoli, ma oggi la cosa appare tremendamente complicata. Fury è il detentore della cintura WBC, mentre gli altri titoli (WBO, IBF, IBO e WBA) sono dell’ucraino Oleksandr Usyk, che lo scorso settembre li ha tolti a un altro britannico, Anthony Joshua, in un match da incorniciare che l’ha consacrato come grande campione. Usyk era atteso in primavera dalla rivincita con Joshua, ma nel frattempo è scoppiata la guerra con la Russia che sta drammaticamente caratterizzando le cronache di questi giorni. Il nuovo campione ha così deciso di arruolarsi, con tanto di appello via social in cui si è rivolto su Instagram direttamente a Vladimir Putin per chiedergli di sedersi a negoziare: “Puoi fermare questa guerra. Per favore, siediti e negozia con noi senza pretese. I nostri figli, le nostre mogli e nonne sono nascosti negli scantinati. Noi restiamo qui nel nostro Paese, non possiamo fare altro che difenderci”. Lo stesso hanno fatto altri due grandi protagonisti ucraini della boxe, i fratelli Wladimir e Vitaly Klitschko, appello social e presa delle armi: “Chiediamo a tutto il mondo di guardare a questa tragedia che sta colpendo l’Ucraina, questa guerra insensata che non avrà vincitori ma vinti. Non lasciate che questo accada in Ucraina, in Europa e nel mondo”.
Il rinvio della rivincita ha così portato il team di Anthony Joshua a programmare un altro incontro per evitare l’inattività. Il suo promoter Eddie Hearn ha spiegato al podcast 5 Live Boxing: “Un combattimento per un titolo ad interim è necessario, ma l’idea di Anthony di un interim è molto diversa dalla mia. Per me, un match ad interim mentre stai aspettando un altro match dovrebbe essere una breve passeggiata al parco, ma lui mi ha mandato questo messaggio: ‘Che ne dici di Wilder? Od Otto Wallin? Che te ne pare di Luis Ortiz? O Joe Joyce? Questo è AJ, un leone in gabbia. Di sicuro avrà un match, di sicuro sarà un combattimento vero’”.
Frank Warren, promoter di Joe Joyce (e vincitore dell’asta per organizzare il mondiale di stasera), ha subito preso la palla al balzo caldeggiando la sfida col suo pugile, connazionale di Joshua, medaglia d’argento dei supermassimi a Rio 2016 e attuale campione WBC ad interim dei pesi massimi. Subito sono partite le scaramucce su Twitter. A cominciare è stato Joshua: “L’ho già battuto in un solo round quando eravamo giovani dilettanti. Farei lo stesso oggi, non è cambiato nulla da quel giorno”. Il riferimento è a una sessione di sparring tra i due, di cui è emerso un video sempre su Twitter. Il filmato mostra effettivamente AJ dominare l’avversario, mettendo a segno le sue combinazioni di colpi ed evitando facilmente i tentativi di Joyce, ma rende evidente il ritmo da allenamento e si interrompe dopo meno di un minuto, senza dimostrare la vittoria dopo un solo round. Sarà forse per questo che la risposta alla spacconata del trentaduenne di Watford è arrivata dopo ben cinque giorni: “Anthony Joshua fai il fenomeno, ma dove sono le tue cinture? Tutte quelle garanzie ed assicurazioni a cosa servono? Sei un gigante di vetro, smetti di recitare, ti hanno dato tutto”. La controrisposta non si è fatta attendere: “Ci hai messo 5 giorni per rispondere…”
Al momento però a questo siamo, alle chiacchiere e alle millanterie, infatti si sono fatti avanti altri pugili come i già citati Otto Wallin, Charles Martin e Louis Ortiz, più adatti di Joyce a replicare lo stile di Usyk. Desterebbe particolare curiosità una sfida con lo svedese Wallin, che nel settembre 2019 ha perso ai punti contro Tyson Fury ma, come non ha mancato di dichiarare a SunSport, “l’ho mandato all’ospedale con 47 punti di sutura ed è stato probabilmente il match più duro della sua carriera”. Staremo a vedere chi verrà scelto da Joshua e Hearn. Forse la scelta più affascinante sarebbe quella di Deontay Wilder, sconfitto nettamente da Fury in un match di brutale intensità ma fenomenale picchiatore.
Scaramucce verbali degne di bimbi dell’asilo, campioni che partono per la guerra, padri bambini che la boxe rende uomini, giganti una volta depressi e ora supercampioni. La boxe in Italia oggi è quasi del tutto ignorata dal grande pubblico ed è un peccato mortale: le storie dei suoi protagonisti valgono sempre il prezzo del biglietto.