C’è voluto l’Olimpiade più strana della storia per rompere un po’ l’incanto del tennis
maschile italiano. Ne erano rimasti tre – ovvero Fognini, Sonego e Musetti – e chi è
rimasto a casa ha fatto più notizia. Berrettini che ha dato forfait per infortunio e
Sinner che ha rinunciato perché fuori forma. Qualcuno è rimasto spiazzato. Per esempio Simone Tartarini, coach di Musetti: Lorenzo è
stato fatto fuori subito da Millman, lui è dovuto rimanere in Italia. Ma sapeva come
sarebbero andate le cose, ce lo aveva detto alla vigilia dei Giochi: “E’ stato tutto
troppo veloce: la Federazione ha cercato di farmi avere il visto all’ultimo, ma era
troppo complicato”. In pratica era la prima volta che i due si separavano (“era
successo solo quando aveva 12 anni”), il patatrac era alle porte: “Lorenzo è partito
troppo nervoso”.
In ogni caso un anno positivo. E tutto è cominciato a Wimbledon qualche anno fa.
“Era il 2018, è stata quasi una sorpresa. Lorenzo aveva solo 16 anni, era la prima
volta sull’erba. E’ arrivato ai quarti del torneo junior”.
Un fenomeno.
“Un ragazzo con la testa sulle spalle e con una famiglia ideale. L’ho avuto a 9 anni,
siamo andati sempre passo dopo passo. E sia arrivati fin qui”.
Come?
“L’importante è stato l’appoggio della federazione. Prima giravamo da soli, poi è
arrivato l’aiuto importante: un preparatore dedicato, il sostegno economico per le
trasferte, un supporto tecnico. Questo ci ha portati a crescere. Poi, certo, ci vuole
fortuna. E materiale umano”.
Cos’ha di diverso Lorenzo?
“Una manualità fuori dalla norma: quando gioca si vedono colpi incredibili. Nel bene
e nel male. Ma ha ancora 19 anni, ogni tanto va in confusione. Da quel punto di vista
è ancora un bambino. Però il suo rovescio è incredibile e la sua forza mentale è da
top”.
L’ha capito anche Djokovic a Parigi.
“Ecco, vorrei spiegare Parigi”.
Prego.
“Lorenzo gioca tante partite, e per fortuna visto che vince spesso. Fisiologicamente è
cresciuto, ma tende ancora ad avere piccoli infortuni. In particolare una contrattura
al fondo schiena che gli provoca dolore. Non è grave, ma non si deve sottovalutare”.
Ecco perché il ritiro?“Era già pieno di partite. Con Djokovic stava bene, ma dopo i primi due set vinti in 2
ore e 40 era stremato. Nel terzo ha intelligentemente tirato il fiato. Ma all’inizio del
quarto ecco il dolore: Novak si è reso conto ed è salito di livello. La partita è finita lì”.
Perché allora andarsene sullo 0-4 del quinto?
“Perché mentre io gli dicevo di smettere, lui è andato avanti nonostante tutto. Non
è uno che si arrende. Fino a quando proprio non ce la faceva più. D’altronde
succedeva anche Novak a quell’età”.
A proposito di ritiri, torniamo a Tokio.
“La trasferta è nata malissimo. Eravamo interessati e pensavamo che Fabio non ci
volesse andare. Lui però ci ha detto che sarebbe stata l’ultima occasione e quindi
eravamo tranquilli. Anche perché a Wimbledon Jannik aveva confermato a Lorenzo
la sua partecipazione. Invece ci siamo ritrovati con la chiamata urgente di Volandri,
quando avevamo dei contratti già firmati per altri tornei. Per fortuna abbiamo
sistemato”.
Lorenzo era felice?
“Sognava i Giochi da quando aveva 12 anni. Non si può rinunciare a un
appuntamento del genere”.
Eppure…
“Il sentimento olimpico va a persona e a nazione. Per esempio: per i russi giocare
per la patria vale più degli Slam. Lorenzo è cresciuto nelle squadre di circolo e alla
nazionale non ha mai detto no. Chi dice che il torneo olimpico non conta è bugiardo.
L’unico limite che non dà punti. E questo è assurdo”.
L’Italia si aspettava una medaglia.
“I tifosi devono capire che a 19 anni gli alti e bassi sono normali. Sinner è un
fenomeno e arriverà. Ma il tennis è uno sport maledetto, dove si perde in
continuazione, partite e punti. Rublev tre anni fa era in depressione, ora è un top 5.
E’ come una malattia: perdi un match, non sai perché e va tutto male. Poi basta una
scintilla e arriva il risultatone…”.
Arriverà?
“Per Jannik sicuramente, e anche per Musetti. L’esempio è quanto ha fatto
Berrettini, ora è nel pieno della maturità. Lorenzo è in un periodo no: a Wimbledon
aveva la febbre, ma non l’abbiamo detto perché nonostante fosse negativo al Covid
qualcuno poteva equivocare. Poi la maturità, la trasferta improvvisa a Tokio…
Capita”.
Domandone finale: Musetti vincerà mai uno Slam?
“E’ un sogno, eppure sono fiducioso. Lui ha i presupposti per arrivarci, è nei suoi
progetti. Però d’altronde negli ultimi vent’anni, tolti i soliti 3, non c’è stato molto
spazio. Lorenzo non è un prodotto finito. Però tra 3-4 anni…”
Marco Lombardo
*foto ripresa da https://www.tennisfever.it/2020/12/19/tennis-italiano-atp-musetti-tartarini-intervista-cazziatone/