È ormai alle spalle la seconda sosta nazionali della stagione. Tra sorprese, amarezze e pass strappati per Euro 2024, c’è un fatto eclatante che può essere sfuggito ai più distratti. Venerdì 13 ottobre, infatti, si è fatta in un mondo o nell’altro la Storia: per Francia-Paesi Bassi, gli Oranje sono scesi in campo senza neanche un “aiacide” nell’undici titolare: non succedeva dal 1981. Una prova tangibile dei tempi che cambiano e dei cicli che da sempre caratterizzano il calcio.
C’era una volta l’Ajax serio, organizzato e con un settore giovanile tra i più competenti al mondo. Lo stato dell’arte ci parla, invece, di una società in balia di un terribile stato di confusione. I “lancieri” stanno attraversando i marosi del peggior inizio di stagione della loro gloriosa storia. Una situazione ingarbugliata: all’orizzonte, però, nessun Alessandro Magno in grado di recidere il Nodo gordiano. Una crisi che mette in serio pericolo il futuro del club.
Il lento suicidio sportivo del club si riflette per le vie della capitale. Amsterdam è una di quelle città in cui l’identità culturale coincide perfettamente con quella di una squadra: l’Ajax e il culto di Johan Cruijff si spargono lungo il corso dell’Amstel nelle forme più impensabili. Nei bar, sulle bandiere appese alle ringhiere dei balconi, oppure negli adesivi sui lampioni e i semafori. Un contesto molto simile al rapporto tra il Napoli, Diego Armando Maradona e i partenopei di tutte le generazioni.
Squadra e città si sono eclissate entrambe il 24 settembre 2023: il “giorno nero dell’Ajax”, uno dei punti più bassi nella storia del club. L’orologio segna le 16:20 e nonostante la nebbia dei fumogeni lanciati in campo dalla F-Side, il feudo del tifo biancorosso, il maxischermo della Johan Cruijff Arena è ben visibile da ogni settore dello stadio. E segna il seguente parziale: Ajax 0 Feyenoord 3. Un “Klassieker”, la sfida in grado di incarnare la lotta per la supremazia territoriale tra Rotterdam e la capitale, da incubo per i “lancieri”. La partita è soltanto al minuto 57′. Per un secondo che pare durare ore, il vociare e i botti si fermano. Tutto tace. Poi, lo speaker inizia a ripetere meccanicamente:
«La partita è sospesa. Siete pregati di abbandonare i vostri posti».
Le esplosioni provenienti dalla Vak 410 – la tribuna che ospita la F-Side – riprendono. Nel frattempo, il campo è deserto: i giocatori sono rientrati nel tunnel guidati dall’arbitro, costretto a interrompere la partita perché il rettangolo di gioco è letteralmente seppellito sotto i fumogeni e i bicchieri scagliati furiosamente dagli spalti.
Nei paraggi dello stadio, solo facce da funerale e poca voglia di parlare. La tensione si taglia col coltello, lo stesso che impugnato dagli attaccanti del Feyenoord ha trapassato la difesa di burro dei lancieri per tre volte nel giro di nemmeno quaranta minuti. La maggior parte dei tifosi si trascina verso casa col capo chino. E la mente non può che ricorrere alla tragedia di Sofocle e a quell’Aiace che, con la mente ottenebrata da Atena, fa strage di ovini credendo siano Atridi e poi, consapevole di aver perduto la dignità, sceglie di compiere il gesto estremo. La follia prende il sopravvento anche in questo frangente: la F-Side continua il lancio di oggetti in campo, inferocita per la sconfitta contro gli odiati rivali e per la quinta partita consecutiva in Eredivisie senza i tre punti. Gli hooligans, portati fuori dallo stadio, arrivano allo scontro violento contro la polizia in tenuta antisommossa.
Nel frattempo, Maurice Steijn, l’allenatore dell’Ajax arrivato a inizio stagione, si presenta davanti alle telecamere sull’orlo di una crisi di pianto, difendendo in modo inopportuno e sconclusionato il gioco e il carattere espresso in campo dalla squadra:
«Vedo ancora una possibilità, possiamo fare bene. L’ho visto anche nel primo tempo di oggi»
Nel tardo pomeriggio di lunedì 23 ottobre, dopo un’altra rocambolesca sconfitta per 4-3 contro l’Utrecht, attualmente sedicesimo in classifica, Steijn è stato sollevato dall’incarico. Il principale responsabile di questa crisi senza precedenti risponde, però, al nome di Sven Mislintat, direttore sportivo tedesco. Non a caso, alle 18.30 di quel pomeriggio di passione per Amsterdam, gli viene dato il ben servito. Mislintat, ex responsabile dello scouting del Borussia Dortmund e dell’Arsenal, oltre che direttore sportivo dello Stoccarda, è arrivato ad Amsterdam nell’aprile 2023. E si è trovato a dover lavorare su una rosa balbettante, in una strana transizione tra vecchia guardia e il nuovo che avanza. Il disastro si spiega guardando i tredici mesi precedenti, in cui la squadra era rimasta senza un vero e proprio direttore sportivo, colpita dall’addio ex abrupto di Overmars, il demiurgo del grande decennio 2012-2022 ma costretto ad abbandonare i quadri societari dopo uno scandalo sessuale.
Mislintat viene scelto per rimettere ordine nel club, ma fin da subito viene visto come una figura non idonea all’ambiente. Le cose non potevano dunque andare diversamente. La squadra di Amsterdam segue un credo radicale che si fonda sul verbo di Cruijff e, soprattutto, da un profondo senso di attaccamento alla sua stessa città. Per i tifosi questo sentimento è un requisito necessario per poter dirigere la squadra. Sven Mislintat, invece, tenta di convincere gli scettici ribaltando lo spogliatoio da cima a fondo. Cede i giovani più promettenti, quelli ereditati dalla gestione precedente: Álvarez, Bassey, Kudus e Timber. Salutano anche Klassen e Tadic, e così lo spogliatoio resta senza leader carismatici. Proprio Dusan Tadic, capitano nelle ultime quattro stagioni, ha deciso quest’estate di cambiare aria a causa dell’operato di Mislintat, visto dall’attacante serbo come foriero di ridimensionamento e indebolimento della rosa.
Nelle settimane successive Mislintat spende più di cento milioni per dodici nuovi acquisti, fidandosi del proprio metodo, l’ormai arcinoto e abusato “moneyball”. Ne risulta una campagna acquisti che vede l’arrivo di una dozzina di calciatori provenienti da dieci campionati diversi, tutti di secondo piano o comunque non superiori all’Eredivisie. In realtà i nomi sembrano promettenti, si pensi per esempio al difensore ventiduenne Sutalo, prelevato dalla Dinamo Zagabria, al centravanti georgiano Mikautadze, 23 gol in Ligue 1 con la maglia del Metz la scorsa stagione, e a Carlos Forbs, esterno lusitano 19enne, prelevato dall’Academy del Manchester City. Tuttavia, si tratta di calciatori cresciuti in contesti molto differenti da Amsterdam, abituati a dettami tattici ben lontani da quei concetti di dominio e controllo della sfera che rendono unico il club olandese e che vengono gentilmente imposti a tutti gli allenatori che approdano sulle rive dell’Amstel.
Risultato: agli occhi dei tifosi il nuovo ciclo aperto quest’estate aveva le fattezze del fallimento. In pochi mesi, dopo due sole vittorie in undici partite ufficiali, l’Ajax deve già tirare una riga e ripartire da zero. «Abbiamo visto tutti che c’è stato un enorme spreco di soldi. Lo si sapeva già: Mislintat non poteva funzionare», ha detto Rafael van der Vaart dopo l’allontanamento del tedesco. Nel frattempo, le ombre di un nuovo scandalo si allungano sull’Ajax: secondo un’indagine di NOS, principale medium sportivi olandese, l’acquisto di Borna Sosa, esterno croato ex Stoccarda, è stato formalizzato in un sistema di scatole cinesi – un’agenzia tedesca comproprietaria di un’azienda di data analysis fondata dallo stesso Mislintat– legate all’ex direttore sportivo. Un regime di conflitto di interessi espressamente vietato in Olanda.
In poco tempo una squadra può passare da sfiorare una finale di Champions League, con una rosa giovane e brillante, alla zona retrocessione, tra i carneadi Volendam, Waalwijk e Utrecht. Non importa se la carta d’identità recita “Ajax” e in bacheca hai quattro Coppe dei Campioni. Ed è così che si trascinano le tifoserie e le città in uno stato di dolorosa indifferenza.
La società, ora, è acefala. E perciò mestamente finita – anche se ad interim – nelle mani di Jan van Halst, una meteora del pallone, che solo un anno e mezzo fa era tra i partecipanti di Expeditie Robinson, l’Isola dei Famosi in salsa olandese. Il futuro può ricominciare solo da quella sottile linea biancorossa immaginaria, indissolubile, che lega l’Ajax ad Amsterdam, che si esprime in una gestione della sfera creativa, in gare di controllo e non di lotta, in cui ammirare orgogliosi talenti del settore giovanile.
Forse la risalita è già iniziata: Louis van Gaal, qualche giorno fa, è diventato consigliere dell’Ajax.