Potenza dei riscorsi storici e della politica. Chi di Milleproroghe (governo giallo-verde) colpisce, di Milleproroghe (governo giallo-rosso) perisce. Se è vero che la saggezza del nostro vecchio popolo tiene a mente come sia sempre opportuno non far sapere alla mano destra (Lega) quel che fa la mano sinistra (Pd), è altrettanto vero che a volere fortemente questo guazzabuglio della “riforma” sono stati gli uomini del M5S: prima (governo n.1) con il sottosegretario Simone Valente, poi (governo n. 2) con il ministro Vincenzo Spadafora. Quest’ultimo, appena seduto sulla poltrona del ministero dello Sport, s’era presentato con un disarmante “di sport non mi sono mai occupato, ma leggerò i dossier”. Correndo subito dopo a Monza per presenziare al solo trionfo stagionale della Ferrari (“sarò io che porto fortuna”, aveva subito chiosato con una certa modestia).
In seguito, dopo mesi di evanescente presenza (eppure motivi di intervenire dall’universo calcio gliene ne erano giunti molti, dal razzismo mai domo, ai bilanci taroccati, alle tragicomiche vicende della Lega, non quella di Salvini/Giorgetti, ma quella del banchiere Miccichè e del magistrato Cicala. Scivolata peraltro nel ridicolo tra denunce e intercettazioni fino ad approdare su un più rassicurante Giancarlo Abete: l’usato sicuro sempre dietro l’angolo), ecco il solerte Spadafora – un fedelissimo dell’attivissimo Giggino Di Maio – farsi avanti con la faccia dell’armi prendendo di petto il presidente/AD di “Sport e Salute” (un prodotto del Milleproroghe n. 1) minacciando di spacchettare incarichi e funzioni a vantaggio di un nuovo CdA da ampliare nel numero delle poltrone (vecchio e rassicurante vezzo italico).
Pare, almeno stando a quel po’ che s’è letto, che la causa scatenante dei fulmini di Spadafora, risieda nelle frasi carpite a Sabelli il quale in una conversazione telefonica con Gabriele Gravina aveva scolpito il suo parere sulla Giunta CONI: “bisogna che quelli che ci sono tirino fuori le palle”. Apriti cielo. Rispetto a quello che si sente abitualmente nei talk televisivi, una battuta da educande. Ma sufficiente a far scendere in campo l’indignato Spadafora, garante delle palle purché non siano quelle che rimbalzano sui campi erbosi. Quelle sono esenti (per la verità, dello stesso parere era anche Giulio Andreotti, sia pure una spanna in più del neo-ministro).
Quindi, ecco delinearsi il nuovo organigramma: un presidente nominato dal Tesoro, due membri [sic!] nominati dallo stesso Spadafora, uno ciascuno dal ministero della Salute e dal ministero dell’Istruzione. Di fronte a tanto scempio, o almeno alle sue anticipazioni, Sabelli non ci ha visto più e ha scritto di getto una lettera di dimissioni per il ministro delle finanze Gualtieri, suo azionista di riferimento, come amava declamare. Così, appena stilato l’Ordine di Servizio n. 12, il presidente/AD di “Sport e Salute” ha messo mano agli scatoloni e ha abbandonato il Foro Italico. Con la sua o con la macchina di servizio, non è dato sapere.
E ora? Difficile raccapezzarsi sul passato, figurarsi prevedere il futuro. Chi ha un rapporto diretto con l’ufficio stampa del CONI, ritiene che su Sabelli siano in corso in queste ore forti pressioni perché receda, sembrerebbe che l’emendamento incriminato del Milleproroghe-2 sarebbe stato solo minacciato e non presentato, e così di questo passo. Ma Sabelli si dice irremovibile: “Non torno indietro: con la politica pasticciona che ho conosciuto in questi ultimi mesi non ho più alcuna voglia di lavorare”. Punto. Si direbbe, almeno a stare allo Spadafora-pensiero: “Presto ‘Sport e Salute’ avrà un nuovo vertice, valuteremo persone che sappiano coniugare efficienza, spirito di squadra e valori sociali”. Avete letto bene. Se vogliamo, affermazioni un po’ impegnative, anche per un ministro.
Come concludere? Uscito di scena il 65.enne Sabelli – “ingegnere molisano, juventino e appassionato di scacchi”, come lo presentò a suo tempo Il Foglio – e in attesa di questo nuovo vertice, “Sport e Salute” resterebbe affidata al più anziano dei tre membri del CdA nominato da Giorgetti all’inizio di aprile. Si tratta del professor Francesco Landi, primario della Riabilitazione Geriatrica al Policlinico Gemelli nominato all’epoca dalla ministra Giulia Grillo. Se vogliamo una buona notizia: sarebbe l’uomo giusto al posto giusto.
Gianfranco Colasante
Tratto da www.sportolimpico.it