Il 25 Ottobre muore 1973 ad Addis Abeba, a soli 41 anni per un’emorragia cerebrale, Abebe Biki la, forse il più grande maratoneta della storia.
Il suo nome è legato indissolubilmente alla vittoria nella maratona olimpica del 1960 di Roma, iniziata dalla spianata del Campidoglio alle 17.30 del 10 settembre. Canottiera verde olivo, numero 11 sul petto, l’atleta etiope corre a piedi scalzi sugli antichi tracciati dell’Appia. Sconosciuto ai più, è lui, a buio inoltrato, a transitare per primo sotto l’arco di Costantino e a vincere la gara simbolo dei Giochi di Roma.
Bikila però non è un semplice outsider, ma un professionista vero che ha preparato la maratona di Roma fin nei minimi dettagli con la supervisione tecnica dello svedese Onni Niskanen, a sua volta cresciuto nella scuola di Gosta Olander.
L’etiope si innamora dell’atletica vedendo sfilare gli atleti reduci dai Giochi Olimpici di Melbourne 1956. Per questo si trasferisce dalla periferia alla capitale Addis Abeba e inizia a praticare polo e calcio entrando a far parte della guardia imperiale di Hailé Selassié.
La prima vittoria in una maratona avviene nel giugno del 1959, correndo ad Addis Abeba in 2h39’59”; l’anno successivo, alla vigilia dei Giochi, si migliora di quasi 20 minuti. Nella gara romana conduce per i primi 15 km assieme al marocchino Rhadi Ben Abdessalem, poi si libera dell’avversario appena passata porta San Sebastiano effettuando gli ultimi km come una passerella trionfale. L’anno successivo vince 3 maratone (Atene, Osaka e Kosice), poi si piazza quinto a Boston patendo il freddo.
A Tokyo 1964 riesce nell’impresa di vincere nuovamente la medaglia d’oro nella maratona mentre a Città del Messico ’68 si ritira per un problema a un ginocchio dopo pochi chilometri cedendo l’ipotetico testimone al connazionale Mamo Wolde che poi vince la gara.