Il Mondiale di Formula 1 è andato in archivio, ma già si prepara il campionato 2019. In questi giorni tutte le squadra girano ad Abu Dhabi impegnati nei test di gomme della Pirelli. La Casa italiana ha avuto un importante riconoscimento per il lavoro svolto negli ultimi 8 anni, in un periodo di tanti rinnovamenti, non ultimo l’introduzione delle power unit ibride che hanno fatto cambiare molto le macchine e di conseguenza il modo di usare gli pneumatici. La Federazoine Automobilistica Internazionale ha infatti rinnovato sino al 2023 il contratto all’azienda milanese che rimane quindi al vertice dell’èlite dello sport dei motori. Una testimonianza concreta dell’apprezzamento per il lavoro svolto e dello sviluppo della tecnologia più avanzata messi in atto dai tecnici diretti da Mario Isola.
Intanto l’ultima gara della stagione, disputata nel circuito di Yas Marina ha registrato l’ennesimo successo di Lewis Hamilton, l’undicesimo della stagione. E’ stata la corsa dei tutti contro tutti, visto che i Mondiali erano già stati assegnati, con merito, al pilota inglese e alla Mercedes. La Ferrari ha fatto la sua parte, di contendente per i titoli della Ferrari e di Vettel, esauritasi però dopo un brillante inizio, dodo dopo la metà del campionato. Il tedesco si è piazzato secondo sia al traguardo di Abu Dhabi, sia in classfica generale. Con Raikkonen, ormai girato verso l’Alfa Sauber con un contratto di 2 anni, terzo nella generale, ma costrotto ad un mesto ritiro al 7° giro per un problema elettrico.
E’ dunque tempo di bilanci con la squadra tedesca che ha fatto man bassa di vittorie e il pieno di allori, confermando un dominio che durata 5 anni, cioè dall’inizio dell’era ibrida. Un team che può essere paragonato a una panzer division per la sua forza tecnica e per l’impegno profuso in tutti i settori. Qualcuno potrebbe chiedersi come mai una Marca così importante come quella di Stoccarda si è inserita in un mondo che normalmente era stato riservato in gran parte, per alcuni decenni, a piccole squadre inglesi (quelli che Enzo Ferrari definiva “assemblatori” visto che non producevano tutta la vettura ma utilizzavano motori e altre parti meccaniche di vari fornitori).
La Casa della «stella» vanta una tradizione sportiva che parte dagli albori dell’automobilismo. Si aggiudicò la Coppa Gordon Bettet nel 1903, la gara più importante dell’epoca, dominò gli anni ‘30 con con quel fenomenale pilota che si chiamava Rudolph Caracciola e si impose nel Mondiale piloti del biennio 1954-55 grazie al grande Juan Manuel Fangio. Poi una lunghissima assenza sino al ritorno ufficiale del 2010, dopo aver ricostruito una squadra acquistando al termine dell’anno precedente la Brawn Gp tramite la società Daimler AG con la partecipazione del fondo Aabar Investment di Dubai, rilevando poi le azioni che appartenevano ancora a Ross Brawn e quindi nel 2012 la quota dell’Emirato arabo, diventando l’unica proprietaria.
Un’operazione costosa che la Mercedes ha portato avanti per diffondere un’immagine sportiva delle proprie vetture stradali e nello stesso tempo per approfondire la conoscenza di tecnologie avanzate. Ormai fra la decine dei modelli prodotti dalla Casa di Stoccarda sono sempre di più che hanno una collocazione sportiva, dalle berline ai Suv, per non parlare dei coupé e dei cabriolet. Quell’immagine che aveva in passato, di vettura comoda e confortevole, adatta in particolare per proprietari con autista o ai taxi, è stata progressivamente cancellata e sostituita.
Per raggiungere questo obiettivo, la Mercedes ha messo in piedi una struttura imponente. Una scelta di tecnici molto esperti e innovatori, a partire da Ross Brawn, per passare a Paddy Lowe,Geoff Willys, sino agli ex ferraristi Aldo Costa e James Allison. Ma il colpo grosso lo aveva fatto nel 2012, quando la Ferrari era stata impegnata sino all’ultima gara in una sfida con la Red Bull (terminata con il successo di Vettel, allora alla guida della monoposto del team austriaco, su Alonso). I tedeschi nelle loro factory inglesi di Brixworth (quella principale, per la progettazione e la produzione delle vetture) e l’altra di Brackley, dove si studiano e costruiscono le complicate power unit. Senza dimenticare il reparto dedicato alla ricerca e alla produzione di carburante e olio dal partner Petronas a Villastellone in Piemonte, dove operano decine di chimici e biologi. Con le norme molto restrittive in F1 per quanto riguarda la benzina, anche un margine di utilizzo in più di 1 centesimo può avere una valenza importante.
Sono in totale oltre 1100 persone, per la maggioranza ingegneri e tecnici specializzati che in pratica lavorano tutto l’anno per realizzare in sostanza «due sole macchine». E’ chiaro che si tratta di un modo di dire e vale per tutte le squadre. Perché con questo organico la Mercedes produce tutti gli sviluppi con modifiche che vengono apportate in questi tutte le 21 gare della stagione. Secondo alcune indiscrezioni, c’è un grande reparto che si occupa soprattutto di testare i materiali, provare tutte le innovazioni possibili e studiare i regolamenti in modo da valutarne le qualità, le possibilità di impiego ed eventualmente utilizzare al meglio anche le zone “grigie” soggette a interpretazioni delle norme tecniche.
L’esempio più recente della bravura e anche dell’astuzia dimostrata dallo staff tecnico della Mercedes è arrivato nella seconda parte del campionato, quando sulle «AMG F1 W09 EQ Power+» sono stati montati dei distanziali su cerchi delle gomme posteriori forati. Hamilton e Bottas si erano lamentati della difficoltà di raffreddare gli pneumatici ed è stata trovata la soluzione. Da quando è stata adottata, dal GP del Belgio a quello del Giappone, Hamilton ha vinto cinque gare di seguito. La Federazione allertata dalle altre squadre e anche dalla Ferrari che ritenevano che i fori producevano anche un piccolo effetto aerodinamico in quanto applicati su un elemento in movimento come il cerchio, in un primo tempo aveva giudicato che il sistema era «leggermente illegale», ma utilizzabile… Una definizione questa paradossale. Per evitare problemi Toto Wolff, l’austriaco team principal della Mercedes, aveva fatto coprire i buchi ad Austin. Negli Usa aveva vinto Raikkonen con la Ferrari e in Messico Verstappen al volante della Red Bull. L’olandese di sarebbe imposto anche in Brasile se non fosse stato buttato fuori dalla Force India di Ocon mentre era in testa alla gara, regalata quindi ad Hamilton. Ad Abu Dhabi, con i titoli assegnati e nulla da perdere a fronte di un’eventuale protesta, la Mercedes ha ripristinato il sistema. E, guarda caso, i suoi due piloti hanno dominato la qualificazione e l’inglese ha vinto ancora. La vicenda nulla toglie alla supremazia dimostrata da Hamilton, ma lascia un dubbio sulla capacità della FIA di chiarire velocemente i dibattiti sui regolamenti. L’esclusione e l’ammissione dei fori per il 2019 verrà discussa prossimamente. Un po’ troppo tardi.