Il 6 giugno 1964 migliaia di persone attendono l’arrivo del Giro d’Italia a Biella. Nonostante la corsa alla maglia rosa si sia pressoché chiusa il giorno precedente con la crisi di fame di Italo Zilioli, tutti aspettano i campioni che da tre settimane infiammano il Bel Paese.
Il più acclamato è ovviamente è Jacques Anquetil che, grazie alle sue doti a cronometro, si è preso la vetta della classifica a Busseto e non l’ha più mollata resistendo agli attacchi del giovane torinese.
Eppure quel giorno il ciclismo italiano scopre un nuovo talento proveniente da Cassano d’Adda. Si tratta di Gianni Motta, ventun anni, appena passato professionista con la maglia della Molteni. Nonostante la giovane età, Gianni non sembra aver timore nei confronti dei colleghi più esperti tanto da aver conquistato una tappa al Giro di Romandia ed essersi guadagnato la convocazione per il Giro.

A dispetto dei suoi capitani Michele Dancelli e Guido De Rosso, Motta brilla in salita chiudendo al terzo posto sia la tappa di Pedavena che quella di Pinerolo dove Zilioli ha lasciato ogni speranza di vincere il Giro. Gianni però non si accontenta e vuole lasciare il segno nella corsa di tre settimane.
Il milanese della Molteni supera tranquillamente il Col di Joux prima di lanciarsi in provincia di Torino e dirigersi verso Biella. Prima di approdare allo Stadio Lamarmora, ecco lo scatto sulla salita di Andrate da parte di Motta e Franco Bitossi, vincitore il giorno precedente, che transitano sul gran premio della montagna con circa un minuto di vantaggio sul gruppo.
Un distacco rassicurante, che consente al tandem azzurro di rimanere davanti la salita verso Croce di Serra e presentarsi davanti nella pista finale. Motta è il più lesto e ciò gli consente di precedere di cinque secondi Bitossi, mentre Zilioli deve accontentarsi del terzo posto con 1’07” di ritardo dal lombardo. Tutto ciò consente a Anquetil di evitare anche le ultime trappole e aggiudicarsi per la seconda volta la maglia rosa.