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Tennis

Djokovic,il paradiso può attendere

Da Vincenzo Martucci 08/06/2019

Il numero 1, campione degli ultimi due Major 2018 e del primo 2019, puntava al trionfo al Roland Garros per lanciarsi verso la conquista del Grande Slam. Invece contro Thiem ha perso peggio di quanto dica il punteggio.

L’uomo forte è crollato, come altri campioni che potevano chiudere il Grande Slam, aggiudicarsi quindi i quattro maggiori tornei e non sono riusciti perché glien’è mancato uno all’appello. La maggior parte di loro è caduta sulla terra rossa di Parigi: nel ’34, l’inglese Fred Perry, del ’58 l’australiano Ashley Cooper, nel ’64 l’australiano Roy Emerson, nel ’74 lo statunitense Jimmy Connors (che però disertò proprio), nel ‘2004, 2006 e 2007 lo svizzero Roger Federer, nel 2011 e 2015 proprio lui, Novak Djokovic, eroe di Belgrado, Serbia. Che ha chiuso lo Slam alla carriera delle annate 1915-1916, aggiudicandosi gli ultimi due Major di un anno e i primi due dell’anno dopo. Ma, per strappare ai grandi rivali, Federer e Nadal, l’aura di più forti di sempre, ha fortissimamente agognato aggiduicarsi quest’anno tutti e quattro i Majors, dopo aver firmato Wimbledon e Us Open 2018 e gli Australian Open di gennaio.

  Il re della classifica è caduto in semifinale, e in piedi, contro il numero 4 del mondo, Dominic Thiem, il secondo terraiolo più forte, dopo Rafa Nadal. E si è arreso solo per 7-5 al quinto set, dopo una memorabile battaglia di nervi nel vento traditore, diluita in due giorni dalla pioggia. Così, se fosse un comune mortale, potrebbe serenamente chiudere la campagna sulla terra rossa col sorriso dopo aver vinto Madrid ed aver perso in finale a Roma contro Nadale in semifinale al Roland Garros contro Thiem. Invece, è sicuramente furibondo, soprattutto con se stesso per non aver approfittato dei due aiutini della pioggia e dei reiterati passi falsi dell’ultimo bum bum austriaco. Il campione di gomma è stato salvato dalle acque venerdì sul 2-6 6-3 1-3, quand’era al limite dell’isteria, per via del vento che gli impediva qualsiasi varietà contro Thiem e gli faceva impazzire due volte gli occhi, a causa delle lenti a contatto. E’ stato graziato sabato, sul 5-5 del quarto set, quando l’erede di Muster ha buttato via due dritti, un rovescio e ha regalato un doppio fallo, e quindi poco dopo il set. Ed è stato graziato più volte nel quinto set. Quando ,l’0avversario ha avuto tre palle-break del 3-1 e le ha sciupate malamente, quando il match è stato sospeso ancora per un’oretta sull’1-4 e quando Thiem ha servito per la prima volta per il match sul 5-3 e ha buttato via quattro colpi alle ortiche. Preso da quei momenti di cieca furia agonistica che gli fanno sparare la povera pallina a duemila invece di attendere il momento giusto. Ma tutto ciò non gli è bastato, dall’alto dei suoi 32 anni, dei 15 titoli. Tesissimo per l’occasione che sentiva così vicina, dopo aver vinto gli ultimi 26 match consecutivi nello Slam, non è mai riuscito ad esprimersi compiutamente e alla fine si è arreso, sfinito, all’ultimo dritto dell’avversario. Che s’è conquistato ben 22 palle-break e ne ha centrate 9(7/12 per Nole), dominando coi vincenti (52 a 39, con un deficit minimo negli errori gratuiti (60 a 53).

  Nole, nervosissimo (“Sono state fra le condizioni peggiori di sempre in cui ho giocato”) e fortemente pressato dai colpi pesanti di Thiem da fondocampo, era talmente insicuro che è andato a rete ben 71 volte, raccogliendo appena 35 punti. Perché mai? “Dominic ha giocato i colpi giusti e mi ha spostato dalla posizione più confortevole per me, in campo”. Per cui per lui, questa di Parigi, equivale a una brutta botta. Anche perché i famosi rivali diretti che tanto voleva umiliare sono invece più vitali che mai. Federer, pur battuto nettamente da Nadal, tornava al Roland Garros dopo addirittura quattro anni, ha l’attenuante del vento col quale gioca sempre male perché non può esprimersi, e va a Wimbledon più leggero: “Non mi sono fatto male e ho giocato qualche partita in più”. E Rafa si ripresenta in finale ancora da favorito nel torneo che ha vinto ben 11 volte. Dovesse perderlo, con l’aiutino del giorno in più che ha avuto per riposare rispetto a Thiem, già dominato l’anno scorso, ci rimarrebbe male, ma non malissimo. Considerando che a marzo a Indian Wells le ginocchia avevano fatto ancora crac e lui temeva un altro, lunghissimo, stop. E che, fino a Roma, aveva fallito tutta la stagione sulla diletta terra rossa.

 

Tags: #Novak Djokovic, Dominic Thiem, roland garros

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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