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Tennis

Oggi il sogno americano non ha davvero limiti soltanto per Coco…

Da Vincenzo Martucci 30/08/2023

Gauff è l’unica seria candidata di casa al titolo agli US Open, la sua amica Pegula, e i top 10 Fritz e Tiafoe frenano gli entusiasmi di un movimento comunque in rilancio

Il sogno americano è tale, e bello, e unico, perché è senza confini, invece nel tennis è limitato alle donne. Almeno così pare al via degli US Open di New York, che degli States è il simbolo più eclatante ed abbagliante e che propone la sola Coco Gauff come seria candidata al titolo fra i giocatori a stelle e strisce. Sulla scia del primo 1000 vinto a Cincinnati battendo finalmente anche la numero 1 del mondo Swiatek. Mentre fra gli uomini è improbabile un successore di Andy Roddick, l’ultimo statunitense che trionfò addirittura 20 anni fa.

SPONSOR PEGULA

Nella crescita della potente 19enne hanno contribuito il guru Brad Gilbert ma anche l’amica e compagna di doppio Jessica Pegula. “La sconfitta di Wimbledon ha spinta Coco decisamente a migliorare e far meglio. Ne è uscita davvero affamata, che è fantastico per chi ha già vinto pur da così giovane. Vederla reagire subito è molto promettente, pensando a quanto tempo ha davanti a sé. Eppoi, vedendo che io battevo Iga (Swiatek) ha preso coraggio per farlo subito dopo anche lei. E così ha guadagnato tanta fiducia, garantendosi quell’arma in più che tanto boa la differenza. Coso poi adora giocare davanti al pubblico e quindi a New York è una delle favorite. Bello vederla così: è il futuro dello sport”. Pegula ancora non ha rotto il ghiaccio nei quartieri alti dei grandi tornei”: Sei quarti negli ultimi 6 Slam… Non so che dire: non riesco ad andare più in là, a Wimbledon ero molto vicina alle semifinali, cerco sempre di vincere ogni singolo match, senza pensare al turno, ma…”. Non l’iuta tantissimo nemmeno l’idea che a Montreal ha alzato la testa, favorita anche dalla programmazione che ha tagliato le gambe alle big, la ricca ragazza dal grande cervello ma senza il colpo del ko non si sbilancia: “Il tennis cambia di settimana in settimana, ho vinto Montreal e poi sono uscita subito e male a Cincinnati. Così, come al solito, affronto questo nuovo torneo, con nuove sfide, nuove cose che devo cercare di migliorare, ho sempre la stessa mentalità che mi fa tenere un livello alto. Speriamo che in uno Slam, dove c’è sempre più eccitazione posso avvantaggiarmene”. Il tennis è sempre più duro e livellato in alto, con troppe papabili al vertice e troppe incognite: ”Il livello è troppo alto, se voli troppo su, rischi di perderti in fretta. Così penso sempre match dopo match, due settimane sono lunghe, ogni giorno puoi sentirti diversa: devo tenere la mente aperta e superare le sfide mentali e fisiche che mi attendono”.

  

CERCASI STAR

Nessuno dei grandi del passato ha davvero conquistato in toto gli americani: non i maleducati Connors e McEnroe, non il picchiatore Courier, non il freddo Sampras, non il complicato Agassi, non il selvaggio Roddick. Oggi però agli yankees manca la star che trascini l’entusiasmo della folla. Taylor Fritz non sta mantenendo tutte le promesse: “Da quando ho cominciato mi ricordano continuamente quale americano ha vinto gli US Open. Lo so bene: Andy Roddick nel 2003”. Dall’anno dopo, questa è la prima volta che ci sono però 5 teste di serie di casa a New York. Il 26enne della California che è salito fino al 5 del mondo ma negli Slam è arrivato appena ai quarti, sbandiera la forza del gruppo: “Finalmente abbiamo raggiunto un livello complessivo come non succedeva da tanto. Siamo in diversi, tutti più o meno della stessa età, che si conoscono da sempre e spingono l’un l’altro: guardando i risultati del compagni prendiamo fiducia per riuscirci anche noi. Io e Frances (Tiafoe) siamo top 10, c’è Tommy (Paul) appena fuori, e tanti altri fra il numero 30 e il 40, col potenziale da top 20”.

ESEMPIO

Le sue aspirazioni di Fritz restano ben chiuse nel cassetto, mentre quelle di Tiafoe, grande protagonista con le semifinali dell’anno scorso a Flushing Meadows, sono sottovuoto spinte nel suo io, a forte rischio di implosione: “Sono tutti eccitati e vogliono vedermi giocare e vincere. Il livello delle aspettative è molto alto e anch’io sento di potermi esprimere al meglio, soprattutto qui dove tutto è un po’ più folle e in genere mi diverto molto. Eppoi ho queste motivazione, ma anche questa grande responsabilità, che mi viene dai giovani, dai tanti che giocano perché ci sono io, che mi seguono anche in allenamento perché gli porto la vita e la gioia e l’ispirazione per giocare anche loro a tennis. Tutto questo con l’attenzione che c’è oggi in generale sul nostro tennis, la migliore da tanto tempo”. Può diventare troppo: “Spero che qualcuno di noi riesca ad eguagliare Roddick in uno Slam, se ci riusciamo agli Open è ancor meglio, personalmente sono uno molto rilassato che fa le solite cose e prima di ogni match adora sentire la madre che gli dice quanto mi ama. Penso che sto facendo una bella cosa ma penso anche che la gente a volte faccia questa cosa troppo grossa: alla fine della giornata resta una partita di tennis. Ne giochiamo tante, provimoci, m divertiamoci anche, non pensiamo che se non facciamo risultato esattamente in questo momento sarà la fine del mondo. Io, qualsiasi cosa succeda sono sicuro che posso sopravvivere”.

E il famoso sogno americano?

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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