Quando vinci ad Adelboden, entri di diritto nella storia dello sport. La Chuenisbärgli è una delle piste più ostiche della Coppa del Mondo di sci alpino e solo chi la sa domare può definirsi un campione. Stefano Gross è entrato di diritto in questo ristretto gruppo nonostante il grande rammarico di non aver mai conquistato una medaglia olimpica.
Il 38enne di Pozza di Fassa ha deciso di appendere gli sci al chiodo dopo una stagione complicata vincendo il titolo italiano nell’ultima gara della carriera. Una scelta difficile, frutto di un lungo ragionamento e soprattutto di un trattamento inaspettato da parte della Nazionale.
Com’è maturata la decisione di dire addio allo sci?
Era già un po’ che ci pensavo. Subito dopo la trasferta in Nord Europa ho preso questa decisione perché, come ho già avuto modo di dire, non mi sono trovato molto bene con la squadra. Non ho ricevuto il trattamento che mi aspettavo e quindi sono rimasto un po’ deluso della situazione. Visto che le cose sembravano non cambiare, ho preferito farmi da parte.
Si è fatta un’idea sul perché lo slalom italiano sia crollato negli ultimi anni?
Avendo vissuto questa situazione, un’idea me la sono fatta. Io vengo da un’altra generazione, ma secondo me è mancato il poter lavorare tutti assieme, sempre nella stessa direzione con un unico obiettivo. In queste ultime stagioni si è cercato di lavorare singolarmente al fine di accontentare tutti, ma così facendo si è perso lo spirito di squadra che è anche quello che ti consente di alzare l’asticella durante gli allenamenti. Poi sicuramente ci sono state difficoltà nella programmazione, c’è chi come Alex Vinatzer fa anche gigante, chi fa la Coppa Europa e chi come me faceva solo slalom. Accordarci con tutti non sarebbe stato sicuramente facile, tuttavia è un po’ mancato quell’aspetto di tenere unita la squadra e viaggiare nella stessa direzione.

Stefano Gross festeggia la vittoria ai Campionati Italiani di sci alpino
La scelta di puntare sul gigante ha tolto brillantezza a Vinatzer?
Non penso, anche perché era da qualche anno che Alex aveva deciso con gli allenatori di dedicarsi anche alle porte larghe. Visti i risultati, credo abbia fatto bene, anche se è necessario ritrovare quella costanza che ha un po’ perso durante questa stagione. Tra la fine della scorsa annata e l’inizio di questa ha ottenuto ottimi risultati dimostrando di esser il miglior gigantista della nostra Nazionale, però poi si è un po’ perso.
Non ha il rammarico di lasciare prima delle Olimpiadi?
Sicuramente, anche perché mi piace fare questo sport e l’amore che provo per lo sci mi avrebbe portato a fare ancora cinque stagioni, non una. Lasciando da parte le condizioni presenti in squadra, devo esser obiettivo e devo dire che iniziavo a faticare a ottenere risultati di rilievo. L’ho sempre detto, sarei andato avanti finché sarei riuscito a giocarmi un posto fra i primi cinque. Ora logicamente, partendo con il 30, è diventato tutto più difficile a fronte anche di un livello agonistico sempre più elevato e la necessità di dover completare due manche perfette, senza mai sbagliare nulla.
Giovani come Saccardi o Barbera possono raccogliere la vostra eredità?
Me lo auguro anche se nello slalom è sempre complicato fare pronostici perché è una disciplina dove può cambiare tutto all’improvviso. Penso che comunque debbano fare ancora parecchia strada visto che ci sono ragazzi stranieri decisamente più avanti dei nostri e per questo è necessario lavorare tutti nella stessa direzione per cercare di diminuire questo gap. Hanno fatto già vedere delle belle cose in Coppa Europa, però la Coppa del Mondo è un’altra cosa. Bisogna metter insieme tutti i pezzi per fare quello step in più, quello che ti porta alle gare principali.

Stefano Gross celebra la vittoria nello slalom speciale di Adelboden
L’arrivo di Mauro Pini potrebbe cambiare qualcosa?
Anche questo è difficile da dire perché Mauro non lo conosco bene e in questo momento non sono più nell’ambiente. Tutto ciò mi impedisce di sapere quali siano i programmi e di cosa si sia parlato con gli atleti, però penso che aver dato una svolta possa diventare uno stimolo per tutti. Probabilmente gli effetti non si vedranno subito, ci vorrà magari un anno. E’ fondamentale ricreare le cose da dietro e poi chissà, magari ci sarà veramente una svolta.
Qual è stata la vittoria più bella della sua carriera?
Penso Adelboden perché è stata la ciliegina sulla torta, anche se non va sottovalutato il primo podio in Coppa del Mondo perché ha rappresentato la realizzazione di un sogno. Porto nel cuore anche l’ultimo podio perché venivo da un infortunio che mi aveva condizionato l’intera stagione e riuscire a entrare in top three dopo due gare è stato molto bello. Tuttavia la vittoria più bella rimane quella di Adelboden.
Ha il rimpianto per il quarto posto olimpico a Sochi?
Assolutamente sì, perché quella gara la porterò con me per tutta la vita. Logicamente una medaglia olimpica può cambiarti la carriera, tuttavia queste delusioni fanno parte del nostro sport e del nostro lavoro. Certo che quei cinque centesimi potevano cambiare tanto, motivo per cui è rimasto l’amaro in bocca e rimarrà per sempre.
Cosa farà ora Stefano Gross?
Ho ricevuto una proposta della Guardia di Finanza, gruppo sportivo di cui faccio parte, per ricoprire il ruolo di allenatore del gruppo sci insieme ad altri due ragazzi. Spero di dare una mano ai più giovani mettendo a disposizione l’esperienza di diciassette anni in Coppa del Mondo e tirare fuori qualcosa di buono da questi ragazzi.