Quando Leonardo Donaggio si libra in aria, i suoi sci iniziano a disegnare traiettorie come se si trattasse di un quadro. Se è vero che non ci sono tela e colori, il 21enne veneziano sa regalare le stesse emozioni che nel Rinascimento Giovanni Bellini, Giorgione, Lorenzo Lotto o Tintoretto sapevano regalare con le proprie pale d’altare.
Il portacolori dell’Esercito ha saputo portare la passione per l’arte, trasmessa dal padre pittore, sulle nevi di tutto il mondo diventando uno dei pilastri dello ski freestyle italiano. In grado di conquistare il quinto posto nel big air all’Olimpiade Invernale di Pechino 2022, Donaggio punta a migliorarsi in vista di Milano-Cortina 2026.
Com’è nata la passione per lo ski freestyle?
Ho sempre sciato sin da piccolo. I miei nonni avevano una casa a Selva di Cadore, motivo per cui quando avevo due anni e mezzo mi hanno messo per la prima volta gli sci ai piedi. Ero particolarmente felice di sentire la neve scivolare sotto due pezzetti di plastica legati ai piedi. Ho sciato moltissimo prima di iniziare a far snowboard a circa sette anni seguendo mio fratello. Proprio lui un giorno a casa mi ha mostrato un video di un ragazzino americano che faceva freestyle e a quel punto mi sono detto che, non appena sarebbe arrivato l’inverno, avrei iniziato pure io a farlo. In Italia il freestyle era ancora molto di nicchia, tuttavia ho iniziato ed è stato subito amore a prima vista.
Quali difficoltà ha incontrato non essendo così diffuso?
L’esser nato e cresciuto a Venezia. Facevo scuola e nel weekend mio papà mi portava in montagna tornando in Laguna per il resto della settimana. Sono quindi entrato a far parte nel ValBelluna Freeski aumentando l’intensità degli allenamenti e compiendo soprattutto il grosso passo verso l’attività agonistica.
Quanto si ispira all’arte?
Prima di conoscere il freestyle, avrei voluto diventare un artista seguendo le orme di mio padre. Mi piace sempre pensare che io sia il pennello e l’aria la tela, disegnando con salti e trick la mia opera d’arte. E’ un modo per tenere viva la passione che avevo sin da bambino e portarla anche nello sport.
Quando è in aria, cosa pensa?
Penso a esser concentrato, ma viene tutto abbastanza spontaneamente. Cerco di lasciare libero il mio corpo di produrre quelle acrobazie che già so fare, pensando piuttosto a divertirmi.
Preferisce lo slopestyle o il big air?
Se penso ai risultati, direi big air, però ultimamente preferisco lo slopestyle con il ritmo che porta con sé. A me piace molto sciare, atterrare da un salto e andare su un altro oppure muovermi sul ringhiere, mentre nel big air c’è un salto grande da affrontare e questo rende tutto un po’ più monotono.
Com’è stato l’esordio alle Olimpiadi a soli 18 anni?
Ho partecipato a Pechino 2022 sia nello slopestyle che nel big air. In realtà a novembre il mio compagno di squadra si è rotto il ginocchio subentrando così io per le Olimpiadi. E’ stata una grande esperienza anche se non sono andato oltre il quinto posto nel big air. Penso che i Giochi sia comunque il grande obiettivo per tutti gli atleti e farlo a diciotto anni è incredibile. Ero sinceramente molto sereno perché non avevo pressioni e l’ho dimostrato nel big air. Le Olimpiadi in Italia sarà un’altra esperienza unica perché potrò sciare davanti ai miei amici e alla mia famiglia.
La rottura del crociato l’ha influenzata la carriera?
Nel gennaio 2023 ho rotto crociato ed entrambi i menischi atterrando sull’ultimo salto. Subito mi sono accorto piangendo già durante la discesa verso l’arrivo. Appena ho realizzato, mi sono tranquillizzato perché non potevo farci nulla e ho pensato che ci fosse chi stesse peggio. Da lì quindi mi sono concentrato per riprendermi al meglio. Ho fatto fisioterapia e una buona preparazione ricevendo il supporto dell’Esercito a cui sono grato. Dopo sei mesi sono tornato a sciare però sentivo ancora un dolore che pian piano è peggiorato. Ho quindi deciso di farmi controllare ed è emerso che soffrivo della “sindrome del ciclope”. Infatti presentavo una palla di due centimetri all’interno dell’articolazione che mi bloccava. Ho dovuto fare un’altra operazione a gennaio 2024 facendo fatica a rialzarmi. Ora però sono sereno pensando a divertirmi e ciò mi consente di sciare bene.
Qual è il rapporto con Miro Tabanelli?
Ho un buon rapporto con tutti i miei compagni di squadra perché abbiamo tutti più o meno quel range d’età. E’ bello girare il mondo con degli amici come Miro, Flora e René Monteleone, spesso ci troviamo a sciare insieme anche fuori dalle gare. Loro stanno sciando bene ottenendo ottimi risultati e dandomi la spinta per fare ancora meglio.
Quali sono i prossimi obiettivi?
A marzo ci saranno i Mondiali a Sankt Moritz e vorrei far bene. La stagione è lunga, anche perché è quella che ci porterà alla qualificazione olimpica. Non bisogna per questo motivo infortunarsi, motivo per cui gareggerò se starò bene, visto che un’Olimpiade in casa non me la voglio far scappare.