Nel giorno in cui Romano Fenati perde in volata la Moto3, ma rafforza la seconda posizione in classifica, in cui Franco Morbidelli cade, ma grazie alle tre vittorie precedenti resta leader del Mondiale Moto2 (con Pecco Bagnaia che centra il primo podio della carriera), in cui Valentino Rossi naufraga, decimo ma con i denti sempre davanti nella MotoGP, la Ducati tira un sospiro di sollievo e guarda al futuro con una mezzo sorriso. Perché Jorge Lorenzo, pagato a peso d’oro per tornare a lottare per il titolo, come solo Casey Stoner era riuscito a fare nel 2007, va sul podio (facendosi il più bel regalo per i 30 anni compiuti tre giorni prima), ma soprattutto fa vedere che la rossa non è più una belva inguidabile, ma, insomma, prima o poi vincerà la sua scommessa.
Le campane dei commentatori apparentemente imparziali suonavano a festa nelle prime tre gare che, obiettivamente, erano state un disastro. Se non c’era riuscito Valentino a domarla, nel 2011-2012, come ce la può fare quell’antipatico, presuntuoso, ladro di Mondiali di Lorenzo? È ancora presto per una sentenza definitiva, ma la sensazione che da qui in poi la strada sarà più spianata, perché si riuscirà a lavorare senza lo stress del risultato da centrare con tutte le proprie forze, anche quando le cose diventano un po’ più complicate.
A guardarci dentro, in effetti, la situazione sembra come il 2011 di Rossi: in Francia, quarta gara di quell’anno, Valentino si era qualificato nono (Lorenzo ottavo), poi in gara si era dovuto piegare alle due Honda di Stoner e Andrea Dovizioso, proprio come a Jerez praticamente con lo stesso distacco dal vincitore Dani Pedrosa, 14 secondi e mezzo. Però allora il podio era arrivato dopo l’incidente che aveva coinvolto Dani Pedrosa (splendido vincitore a Jerez) e Marco Simoncelli, poi penalizzato.
Però oggi sembra tutto diverso, a partire dalla pista, visto che l’arrivo di Jerez, dopo tre fiaschi veniva vissuto come un incubo. Nel 2011 Valentino, dopo i primi giri nei test, “decise” che quella moto era inguidabile e da lì non si è più mosso: tre podi in totale in due anni. A peggiorare la situazione i suoi meccanici che lo avevano seguito dalla Yamaha, anglofoni di lingua e quindi impregnati di quella spocchia che li porta a considerare gli italiani (e gli europei in genere) degli incapaci a fare solo festa con la pizza è il mandolino.
Jorge che è un testone di dimensione cosmica, come ha dimostrato la difficilissima convivenza per sette anni sotto lo stesso tetto della stella Valentino (2 titoli a zero) ha avuto un primo impatto nei test piuttosto positivo, ma poi è entrato in una spirale che lo ha fatto naufragare. Però mai ha pensato di mollare. “Riusciremo a venirne fuori”, ha continuato ad assicurare lo spagnolo, che mai ha detto mezza parola contro la moto. Anche l’episodio dell’Argentina, quando è caduto alla prima curva e poi ha “lanciato” la rossa inutilizzabile non era come i soliti censori hanno stigmatizzato: la moto non si maltratta, è un gesto inconcepibile, il solito Jorge dissociato mentale, e via di questo passo. Gli stessi censori non hanno capito che era solo frustrazione per non essere riuscito a fare un risultato più positivo di quelli precedenti. Reazione comprensibile: si fosse levato il casco o i guanti avrebbe lanciato quelli per terra. Solo rabbia.
Ora si lavorerà con più tranquillità. Piuttosto ci sarà da recuperare Andrea Dovizioso che è entrato in crisi con la crescita del compagno di squadra. Una involuzione apparentemente senza spiegazione, dopo il meraviglioso secondo posto di Qatar. Andrea è abituato a dividere il box con personaggi ingombranti, visto che ha avuto in squadra fior di piloti come Casey Stoner e Marc Marquez. Quindi alla pressione psicologica è abituato. Prossimo obiettivo Ducati, crescere ancora con Lorenzo e recuperare Dovi. A Borgo Panigale hanno gli strumenti per vincere queste nuove scommesse.
Filippo Falsaperla