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Pallavolo

Donne col sorriso. Uomini non schiacciano, schiacciati dagli stranieri… E dove sono i giovani italiani?

Da Carlo Gobbi 26/06/2018

Il ct Mazzanti non ha ancora uno squadrone, difficilmente potremo competere per la vittoria, ma la nazionale nel tempo potrà crescere e andare lontano. Il collega Blengini invece ha solo i centrali…

Parte male l’avventura azzurra nell’anno del mondiale. Doppia bocciatura nel primo torneo internazionale della stagione: Grand Prix femminile e Nations League maschile. Le nostre due nazionali sono fuori dalle finali. Rimandate a casa, cioè in vacanza. Prossimo obbiettivo: in Giappone per le ragazze ad ottobre; in Italia con girone finale a Torino per i maschi. Ci arriveremo? Ma vediamo com’è andata e quali previsioni si possono tracciare. Perché i due settori, così vicini nel risultato negativo, sono però distanti sui rispettivi problemi.
   Davide Mazzanti con le azzurre ha fatto tabula rasa. Era tempo di svecchiare. Vai con le giovani, ideale futuro di qualsiasi squadra. Ha svecchiato troppo? Forse. Ma le lacrime di sconforto di oggi potranno tramutarsi in lacrime di gioia domani. Il tecnico di Fano ha pescato bene, chiamando le giovani migliori sulla piazza, ma recuperando anche alcune “anziane” importanti. Come Lucia Bosetti, elemento indispensabile per la quadratura della squadra, benché penalizzata dal fisico e dalla statura. E come la moglie Serena Ortolani, cui la recente maternità ha regalato energie ed entusiasmo. I due gravi infortuni in campionato gli hanno tolto Caterina Bosetti, schiacciatrice e Raphaela Folie, centrale. Problemi fisici e di logorio hanno consigliato ad Alessia Gennari un’estate di riposo. La rinuncia a Valentina Diouf è stata una scelta tecnica che condividiamo e che qualsiasi città ha il diritto di fare. Chiusura totale alle ultime veterane (Piccinini, Lo Bianco, Guiggi, ieri fresca sposa con Mitar Djuric, auguroni) per anni protagoniste in azzurro. I ruoli sono ben coperti. Tre palleggiatrici di buon valore, con preferenza per Lia Malinov. Buono il reparto centrali dove svetta la capitana Chirichella. Attaccanti a sufficienza con Paola Egonu opposta di larghe speranze e terrificante potenza (da migliorare muro e difesa, vero signorina…? Ma lei lo sa bene). Sul libero, no problem. Moki De Gennaro, signora Saltarelli, è una sicurezza e altre libere di valore scalpitano.
   La squadra c’è e lo ha dimostrato nel torneo, restando fuori dalla finale di Nanchino per un solo punto. Bastava una sconfitta in meno per centrare l’obbiettivo. Ma il torneo della Fivb è stato lungo e logorante per le continue trasferte, che hanno costretto la squadra ad allenarsi poco, ma a viaggiare e giocare tanto. In estate Mazzanti avrà la possibilità di recuperare la parte tecnica, lavorando su una rosa allargata di poco, ma dove lui ha già inserito alcuni elementi del Club Italia. Non è ancora uno squadrone, difficilmente potremo competere per la vittoria, ma questa squadra nel tempo potrà crescere e andare lontano. Le diamo molta fiducia. Il tecnico ha idee chiare, il campionato più avanti gli potrà offrire nuovi rinforzi. Ma il materiale su cui lavorare c’è. Le straniere, nel femminile, non incidono in maniera così pesante e il parco giocatrici non ha sofferto il vuoto che invece accusano i maschi e che ora andremo a spiegare.
   Se Mazzanti naviga tranquillo con un settore giovanile rigoglioso per numero e anche per qualità, non altrettanto si può dire per il collega del maschile, Chicco Blengini. Il numero enorme degli stranieri in campionato, la continua forsennata caccia effettuata dai club verso giocatori di grande fama (e relativo costo) all’estero non ha però escluso l’ingresso di tanti elementi accorsi nel Belpaese per migliorarsi e crescere. Destinando alla panchina, nel migliore dei casi, o all’oscurità di campionati lontani dalle stelle quei giovani, pochi o tanti, che aspirerebbero a ben altra vetrina. E dei quali la nazionale ha fame. La squadra è rimasta fuori dalla finale di Lilla per due sconfitte di troppo. Ma già prima dell’ultima tappa al palaPanini di Modena si intuiva che Federazione e cittì avevano deposto ogni speranza. Perché? Ma quando si lascia in vacanza Osmany Juantorena, oggi veramente number one degli azzurri, si capisce che non ci si crede più. Su Zaytsev, il discorso era ben diverso. A Modena, sua prossima sede di gara, lui doveva fare il battesimo. Il ragazzo ci teneva, la plebe gialloblu lo aspettava con impazienza. E lui non si è tirato indietro sul campo, com’è giusto. Ma non è bastato. E l’Italia per il terzo anno consecutivo, fallisce l’obbiettivo finale. Ma in modo ben diverso dall’edizione precedente. L’anno scorso fu un calvario di insuccessi e di figuracce, culminato con il pessimo Europeo. Quest’anno Blengini ha raschiato il bidone, recuperando bravi giocatori dimenticati da anni(Maruotti, Parodi, Baranowicz). Ha forzatamente insistito su alcuni, come Anzani, unico sempre presente, che ha tenuto il campo con esemplare dedizione fino all’ultimo match con gli Usa. Ma la coperta è purtroppo corta.
    Finché le società ingaggeranno sei-sette stranieri per stagione (quattro soli in campo), non ci sarà spazio per provare giovani italiani. Si è espresso molto bene a Modena il presidente federale Bruno Cattaneo, lamentando che i tanti stranieri coprono il posto di italiani giovani che vedono così ritardata la loro possibile crescita e affermazione. Alcuni elementi, in particolare di posto quattro, schiacciatori cioè, sono giocatori di ieri, sui trenta anni e oltre, cresciuti in una pallavolo leggermente meno spietata di quella di oggi. Senza martelloni tipo Leon, Anderson, Leal, non fai strada, L’Italia ha recuperato Zaytsev, tiene duro l’eroico Lanza, ma su palla alta siamo carenti. Sui centrali, no problem. Il parco giocatori è di ottimo livello. Ma con i centrali non si vince. Aiutano, non di più. E Zaytsev non basta. Il recupero di Baranowicz, protagonista di buone prove, conforta in regia alle spalle di un bravissimo Giannelli, vero uomo faro della squadra azzurra. Se poi aggiungi ai problemi su palla alta le carenze croniche in ricezione e difesa, nonostante la bravura dei due liberi Colaci e Rossini, il conto è presto fatto. Chi non mette giù la palla, avanti non va nel volley moderno.
   La Russia ha attuato un programma di ringiovanimento con un anno di anticipo. Oggi ne raccoglie i frutti sfoggiando una squadra altissima, potente, tecnica, giovane con il faro Mikhaylov. Gli Usa a Modena hanno presentato un gruppetto di giovani interessanti (Defalco, Ensing), tra cui quel Langlois appena intravvisto a Monza, ma sulla panchina e quasi mai utilizzato. Schiappa al Vero Volley ma nel giro della nazionale Usa? Mistero. Ma che spreco, vero Claudio Bonati. Anche i francesi hanno estratto alcuni giovani nuovi. Interessante quel Boyer, prossimo oppostodi Verona.
   E noi? I nomi li conoscete. Aggiungiamo Antonov, presto fuori per infortunio e siamo alla frutta. Manca la generazione seguente. I figli d’arte come Gardini, Margutti, Recine, Cantagalli, sono ancora troppo giovani e mai collaudati. Se ce ne sono altri, non li conosciamo. Forse neanche il cittì Blengini, sul quale si appuntano gli strali di una insoddisfazione generale. Ma l’epoca dei fenomeni è tramontata. Definitivamente? Non tocca a noi dirlo, ma ai dirigenti di società. Finché non si attuerà un vero e profondo lavoro sui giovani, l’Italia rischierà brutte figure. Inutile lanciare i crucifige all’allenatore. Julio Velasco, lui stesso lo ha sempre ammesso, si è trovato in mano, alla sua epoca, un gruppo di giocatori già pronti per l’impresa. Ai quali ha detto: “Basta perdere, adesso proviamo a vincere”. Gli hanno creduto, lo hanno seguito, i risultati sono piovuti. Ma ora basta rimpiangere i vari Lucchetta, Gardini, Bernardi, Zorzi, Cantagalli, Vullo, Tofoli, Bracci, Papi, Zlatanov, Margutti, Galli, Martinelli, protagonisti di un’epoca ormai lontana nella memoria. Il calcio dopo Meazza, Biavari, Orsi ha avuto altri campioni. La pallavolo per continuare al vertice di questo sport tanto cambiato e così velocemente negli ultimi anni, deve veramente rimboccarsi le maniche. Sarà compito preciso del presidente federale raccogliere le forze migliori per il bene comune. La nazionale è di tutti. La Lube di quei di Civitanova, come l’Azimut dei modenesi, la Sir dei perugini, la Diatec dei trentini. Lavorare per uno scopo comune. E’ così difficile?
   Auguriamo un buon lavoro, dopo il meritato periodo di vacanza, ai nostri guerrieri azzurri. Che Blengini nella quiete di un lungo collegiale riporti tecnica e ardore nella pattuglia azzurra, lontano da aeroporti, alberghi, impianti sistemati in mezzo mondo e affrontati in questo caldissimo inizio d’estate in un forsennato tourbillon per colpa di una Fivb che ritiene i giocatori soltanto macchine obbedienti. L’intervista di Simone Anzani allaGazzetta di due settimane fa è emblematica. Con belle espressioni il giocatore di Como ha lamentato un eccesso di sfruttamento da parte della federazione mondiale. Siamo con lui e con i giocatori, tutti. Non sono cavalli da macello. Specialmente i nostri azzurri, sono preziosi. Perché? Ma perché ce ne sono così pochi. Se si rompono anche questi, chi mandiamo in campo, se la nuova generazione non è ancora pronta? Buona estate a tutti. Ai dirigenti di società e a quelli federali. Ai tecnici, Mazzanti e Blengini, agli azzurri e azzurre. Regalateci un settembre-ottobre da sogno. Sarà dura. Ma non entrare nelle quattro semifinaliste a Torino, per la nostra pallavolo, sarebbe proprio una Caporetto. Infausta, nell’anno del centenario della grande vittoria di un secolo fa sull’Austria. Alè ragazzi.
CARLO GOBBI
Tags: analisi, maschile e femminile, nazionali, Pallavolo

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Nota sull’autore: Carlo Gobbi

È il giornalista più poliedrico del panorama nazionale. Oltre a 7 Olimpiadi, 6 Mondiali e 15 Europei di pallavolo, e 139 test match di rugby, ha seguito oltre 20 Mondiali ed altrettanti Europei di ginnastica, judo, hockey, ghiaccio, pallamano, pesi, tiro.

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