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Sport

Ciao, Kobe: grandissimo uomo, prima che grandissimo atleta

Da Sport Senators 27/01/2020

La tragica scomparsa ad appena 41 anni del mito del basket, che l'Italia conosceva benissimo

Era una classica domenica di gennaio, una di quelle domeniche, sportivamente parlando, magnifiche. Al Wells Fargo Center, il Philadelphia 76ers ha battuto i Lakers di Frank Vogel. A sorpresa il Napoli ha fermato una Juventus in piena corsa. Il derby della capitale dopo varie occasioni ha voluto regalare un pareggio. La domenica è bello per questo, lo sport e la famiglia prendono l’iniziativa su tutto e poi… per rompere tutto questo, nel pomeriggio è arrivata la notizia choc: Kobe Bryant è morto, è caduto in elicottero.

KOBE BRYANT. DALL’ITALIA AL TETTO DEL MONDO…

Kobe Bryant era nato nel 1978 a Philadelphia. Il padre, Joe Bryant, anche lui giocatore professionista, passò diversi anni in Italia (Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia) proprio per questo Koby ha passato gran parte della sua infanzia in Italia. Ma fin da subito hanno visto che quel bambino con la palla da basket ci sapeva fare, eccome se ci sapeva fare. Il basket non poteva non diventare il suo futuro, così, nel 1995 Kobe ha deciso di cercare subito una squadra in NBA pronta a puntare su di lui. Il trasferimento agli Charlotte Hornets e subito ai Lakers sono stati la rampa di lancio verso l’Olimpo e oltre…

A diciotto anni sembrava ormai parte integrante della squadra, il suo intelletto conciliato alla sua agilità facevano di Kobe un pezzo da novanta. Nella stagione 1997/98 viene definito uno dei giovani più forti della lega. Il 1999 è stato forse l’anno chiave per la carriera di Bryant. L’arrivo di Phil Jackson sulla panchina dei Lakers ha fatto sì che lui e O’Neal sviluppassero un legame sportivo e umano leggendario. Era proprio il 1999 a consegnare il primo titolo NBA di Kobe Bryant dopo le finali contro gli Indiana Pacers.

CAMBIO SECOLO, CAMBIO MILLENNIO MA STESSO KOBE…ANZI

Quei Lakers vinsero il titolo anche nei due anni successivi e Kobe è diventato così il più giovane giocatore a vincere tre titoli di fila. Da qui solo successi, i record venivano dimenticati da altri record, le sue prodezze venivano insabbiate dalle sue schiacciate mozzafiato. Nel 2007 l’incontro con Paul Gasol, vedere i due in campo era come vedere il duo Bryant-O’Neal. La coppia spagnolo-americano sono arrivati alle finali perdendo poi dai Boston Celtics.

Il 2010 è stato l’anno che ha regalato a Kobe l’ultimo titolo, che non è mai riuscito a eguagliare il grande Micheal Jordan. Da questo anno, gli infortuni hanno condizionato la carriera di Bryant fino a quando, nel novembre del 2015 l’annuncio del ritiro a fine stagione. Durante la Regular Season, Kobe aveva organizzato un tour di addio. In ogni tappa erano ovazioni su ovazioni, una collezione di pubblico impressionante. Era il 13 aprile 2016 il giorno il cui il talento di Philadelphia decise di fare del NBA un bel ricordo.

Caro Kobe, il Basket che per te è stata vita sta piangendo la tu scomparsa, gli Stati Uniti che sono stati la tua casa stanno soffrendo la tua scomparsa, la tua famiglia sta piangendo un Papà, un marito, un fratello, uno zio, un cugino, un nipote o semplicemente un uomo, ma un grande uomo.

Alessandro Bergamaschi

Tags: America, incidenteaereo, KobeBryant, nba

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