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Massimo Costantini, eroe azzurro da atleta e da allenatore, emigrante per forza, fa grande… l’India!

Da Sport Senators 24/04/2018

Il medagliere dei Giochi del Commonwealth riaccende i riflettori sulla strana storia di un personaggio sempre vincente in Italia, ma allontanata dalla nostra Federazione

Cervelli italiani in fuga, e non soltanto nel mondo scientifico, ma anche in quello dello sport. Certo, tecnici italiani all’estero ce ne sono parecchi, in tutti gli sport più importanti, ma il caso di Massimo Costantini, 60 anni, è particolare, perché lui non ha scelto di “emigrare” per questioni di soldi, lì dove è possibile ottenere contratti migliori, ma perché mandato in esilio dalla Federazione italiana tennistavolo e proprio dopo l’ennesima bella prova della squadra da lui guidata, con un oro ai Giochi del Mediterraneo 2005. Da allora, un continuo pellegrinaggio fra Emirati Arabi, India, Stati Uniti e di nuovo India, con una lunga serie di successi e di record, l’ultimo dei quali ai recenti Giochi del Commonwealth, disputati in Australia.

E qui è arrivato il risultato più eclatante. Nelle gare di tennistavolo c’erano nazioni grandi favorite grazie a giocatori cinesi emigrati, a cominciare da Singapore, da primi posti nel mondo soprattutto in campo femminile (un titolo mondiale a squadre nel 2010 superando proprio l’imbattibile Cina), ma nel medagliere finale ecco la sorpresona: al primo posto c’è l’India! Due medaglie d’oro a squadre e una nel singolo femminile ai Giochi del Commonwealth, 2 d’argento e 3 di bronzo, soprattutto gli ori con le donne hanno del sensazionale perché ottenute contro cinesi al 100% che si trovano ai primi posti nella classifica mondiale, con la migliore addirittura al numero 4. E per spettatori e giornalisti una sorpresa ancora più grande in questo trionfo è rappresentata proprio dal fatto che sulla panchina dell’India c’è un tecnico italiano.
Verrebbe da riesumare la solita storia del “nemo propheta in patria”, ma in questo caso la storia è diversa perché Massimo Costantini “in patria” ha vinto da giocatore e da allenatore, ha un grandissimo numero di estimatori e, soprattutto, ha regalato notorietà al tennistavolo italiano che non era certo popolare. Lo ha fatto innanzitutto col record di presenze in Nazionale, per tutti gli sport, superando uno dei campioni più famosi della pallanuoto, Gianni De Magistris, che era arrivato a 388: Massimo giunse fino a 452 nella Nazionale maggiore, alle quali si aggiungono 50 presenze in quelle giovanili. Ha detenuto questo record per tantissimi anni, tanto che ogni volta che si parlava di chi fosse l’atleta più azzurro di sempre spuntava, a sorpresa, il tennistavolo, grazie a lui. E’ stato poi superato da Andrea Giani, pallavolo, con 474, e da Carlo Silipo, pallanuoto, con 482, ma tuttora resta sul podio. Inoltre, è l’azzurro di tutti gli sport che ha indossato la maglia della nazionale per il periodo più lungo: 22 anni consecutivi, davanti a miti dello sport come Silvio Piola (calcio), Nicola Pietrangeli (tennis) e Dino Meneghin (basket). Da allenatore, poi, ha guidato l’Italia ottenendo l’ottavo posto ai Mondiali 2004 con la squadra maschile e chiudendo con la già citata medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo. Inoltre, come c.t. della Nazionale, ha portato 5 azzurri a qualificarsi per l’Olimpiade di Atene 2004, record assoluto, ancor più rilevante se si pensa che nessun italiano è riuscito a qualificarsi per Rio 2016. Qual è stato allora il problema che lo ha portato lontano dall’Italia?
Proprio dopo quell’oro, la Fitet, guidata dal presidente Franco Sciannimanico, gli fa sapere che non è tanto soddisfatta del suo lavoro e, alla scadenza del contratto, proprio dopo quei Giochi del Mediterraneo, non glielo rinnova. Insieme a lui, viene messo alla porta anche Maurizio Errigo, allenatore della Nazionale femminile che ha vinto l’oro a squadre agli Europei 2003, oltre ad argento e bronzo nel singolo. Anche per lui, inspiegabilmente, la Fitet esprime insoddisfazione. Insomma, per entrambi si tratta di un esonero mascherato da mancata conferma. Al loro posto, tecnici che non confermeranno quei risultati e quelle medaglie. Per Costantini comincia così il lungo pellegrinaggio che continua tuttora. E in Italia ancora si chiedono il perché della sciagurata decisione del presidente Sciannimanico, sciagurata perché poi l’Italia si è ritrovata a giocare in Seconda divisione, anziché in Prima dove si assegnano le medaglie, sia ai Mondiali che, peggio ancora, agli Europei. Nello stesso tempo, Costantini ha continuato a ottenere successi in giro per il mondo.
La soddisfazione più grande per lui, prima della recente impresa ai Giochi del Commonwealth, era stata la qualificazione di suoi tre giocatori di club, due donne e un uomo, all’Olimpiade di Londra 2012, quando lavorava negli Stati Uniti. Nessun altro tecnico in tutto il mondo, cinesi compresi, seppe fare altrettanto e nessun altro, prima e dopo, ci è riuscito. Con l’India poi, in due fasi, ha riempito di medaglie una nazione che non ha una grandissima tradizione di vittorie nel tennistavolo, riuscendo a superare nazionali sulla carta più forti in tutte le manifestazioni, Mondiali, Giochi Asiatici, Campionati Asiatici e Giochi del Commonwealth, e ottenendo successi anche in importanti tornei internazionali individuali. Nella sua prima esperienza indiana, porta la Nazionale a vincere 5 medaglie ai Giochi del Commonwealth nel 2010: un oro nel doppio maschile, più un argento e 3 bronzi. Subito dopo, altro ribaltone, con alcuni personaggi fra tecnici e dirigenti che non gradivano gli onori tributati a Costantini, a scapito loro, e riescono a mandarlo via. I risultati? L’India non vince più, ai successivi Giochi del Commonwealth, con un tecnico tedesco in panchina, vince solo un argento. Tutti i giocatori, uomini e donne, che con Costantini avevano fatto balzi enormi nella classifica mondiale, perdono posizioni. La Federazione indiana, al contrario di quella italiana, capisce di aver commesso un grandissimo errore e richiama Costantini, che nel frattempo, diventato c.t. degli Stati Uniti, ha portato una ragazza, Zhang Lily, a vincere il bronzo all’Olimpiade giovanili 2014 a Nanchino, alle spalle di due cinesi, una ufficiale e l’altra di Hong Kong, e poi si è ripetuto nel far qualificare per l’Olimpiade di Rio 2016 non solo gli atleti negli individuali ma anche la squadra statunitense. L’India gli chiede risultati soprattutto nei Giochi del Commonwealth, ritenuta la gara più importante per gli indiani. Costantini fa molto di più, a cominciare dalle squadre giovanili: ai Campionati Asiatici Junior 2017 vince il bronzo con la squadra maschile, arrivando davanti a autentiche potenze mondiali come Giappone e Hong Kong, poi porta addirittura un ragazzo a diventare numero 1 della classifica mondiale junior a gennaio 2018. Arrivano medaglie anche nei tornei individuali e, infine, ecco i Giochi del Commonwealth, con 8 medaglie in tutte e 7 le gare in programma: squadre maschili e femminili, singoli maschile e femminile, doppi maschile e femminile, doppio misto. Una autentica dimostrazione di forza e compattezza, con le gemme dei due ori nelle gare più importanti femminili, lì dove Singapore aveva sempre trionfato con le sue cinesi. Ma la domanda che i giornalisti continuano a fare a Costantini non riguarda il modo in cui ha portato l’India a questi successi incredibili, la domanda che gli fanno con più frequenza è questa: perché l’Italia non ti prende come allenatore? Ed è l’unica domanda alla quale Costantini non sa rispondere.
Gennaro Bozza
Tags: emigrante per forza, eroe azzurro da atleta e da allenatore, fa grande… l’India!, Massimo Costantini, ping pong

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