Andre Agassi lascia il capezzale di Novak Djokovic. La notizia del divorzio fra i due ex numeri 1 del mondo, campioni dell’anticipo e della difesa, arriva via etere, la tv Espn, durante la semifinale Zverev-Carreno Busta del torneo di Miami, e sorprende meno di quella del matrimonio, avvenuto appena a maggio. Era sembrato subito un connubio strano, insolito, mal assortito, al di là delle caratteristiche tecnico-fisiche comuni, e della bravura alla risposta, che cosa univa davvero i due fenomeni se non la crisi profonda e la voglia di riaccendere il sacro fuoco dell’agonismo? Reduce dall’esperienza col guru Pepe Imaz, Djokovic aveva scommesso: “Una delle cose di cui ho più bisogno è una nuova ispirazione, qualcuno che conosca esattamente che cosa sto passando, dentro e fuori del campo. Andre ha avuto tutte queste transizioni, è stato nella mia situazione prima di giocare gli Slam, quand’è stato il numero 1 del mondo e nell’affrontare tutte le sfide dello sport professionistico moderno”.
Belle parole. Ma, in pratica, che cosa poteva mai insegnare l’ex punk di Las Vegas al serbo di gomma, se lui stesso, per crescere finalmente e risalire clamorosamente nella hit parade mondiale, si era affitto anima e corpo al mago del “vinci sporco”, Brad Gilbert e al motivatore-preparatore, il misterioso Gil Reyes? Sicuramente, i mancati risultati, complici i problemi fisici, hanno acuito le differenze ed i dubbi. Anche perché almeno Boris Becker, che aveva fatto da super-coach a Nole, era stato un suo eroe giovanile ed aveva abbandonato poco prima il tennis giocato, apportando subito risultati tangibili nel servizio e nella volée. Del resto, anche per vicinanza di lingua e di frequentazione sui campi, Novak ha captato immediatamente che gli è ben più utile il tattico Radek Stepanek. Fors’anche mentalmente, sempre che l’ex cannibale non si sia bruciato totalmente la dinamo com’era successo a quell’altro mostro di abnegazione e di precocità di Bjorn Borg e poi anche a Pete Sampras. Mentre Andre, che non ha chiesto soldi per il suo aiuto, non s’è davvero buttato nell’avventura con impeto e s’è presentato in extremis agli Australian Open, dopo l’infortunio di snowboard, creando altri problemi al suo cliente Vip. Che, dal ritiro nei quarti di luglio a Wimbledon contro Berdych con il gomito in fiamme, non aveva più giocato, e si ripresentava a gennaio, agli Australian Open di Melbourne, pieno di dubbi, dolori e problemi tecnici (al servizio), proprio al rientro nello Slam più vincente, dove ha colto 6 dei 12 titoli. E si è arreso al quarto turno contro il re delle prime Next Gen ATP Finals di Milano, “il Djokovic made in Korea”, Chung.
Subito dopo, Novak s’è sottoposto a un piccolo intervento al gomito e s’è rimesso al lavoro, fra casa a Montecarlo e Piatti Academy a Bordighera, senza Agassi. Pieno di ardore e di speranza, s’è presentato a casa di Andre a Las Vegas, sulla strada del sospirato ritorno nel deserto della California. Ma Tennis.Life ha pizzicato i due insieme soltanto al primo allenamento sul posto, poi più. E, a Indian Wells, Nole ha perso subito, contro il qualificato Taro Daniel. Facendo un altro clamoroso e durissimo passo indietro: “Mi sono sentito come se giocassi il primo match sul Tour. Molto strano. Ho perso completamente il ritmo del palleggio, soprattutto da fondo e soprattutto di rovescio, che per me è stata sempre una roccaforte, la sicurezza. Non c’è spiegazione, ho fatto errori insoliti. Evidentemente fa tutto parte delle particolari circostanze che sto attraversando in questo momento. Eppoi ci si è messa di mezzo anche l’influenza delle ultime settimane…”.
Arrivando a Miami, per il classico “coast su coast” sul cemento nordamericano, uno dei suoi tradizionali feudi, Djokovic ha annunciato di non aver avuto dolori dopo tanto tempo, ha fatto i complimenti a coach Stepanek, rimasto in Europa per l’arrivo del primogenito con l’ex moglie, l’ex pro Nicole Vaidisova, ma non ha fatto parola dell’assenza di Agassi. E, com’è tornato in campo, ha preso d’acchito un’altra lezione di tennis da Benoit Paire nel torneo che ha vinto sei volte. “Ci ho provato, ma non ha funzionato. Giocando così non posso sentirmi bene, vorrei giocare al meglio, come prima, ma in questo momento è impossibile. Ho cominciato bene, ma dopo sei games ero senza più benzina. E sono stato travolto molto in fretta. Ho cercato di fare quello che potevo, ma non sono al livello che ero. Lo so. Devo credere di più in me stesso, speriamo che succeda”.
La crisi c’era già prima e da un anno, come i problemi fisici. Forse Novak ha sbagliato ad accelerare il rientro, di sicuro, Agassi non gli ha dato l’apporto giusto. Da qui l’annuncio del breve comunicato col quale Andre ha gettato la spugna, calpestando la propria immagine di vincente: “Ho provato ad aiutare Novak con tutte le migliori intenzioni, ma troppo spesso ci siamo trovati in disaccordo, gli auguro il meglio e di superare questo momento”. Si vedrà a Montecarlo.
di Vincenzo Martucci
(tratta dal sito www.federtennis.it)