Naomi ha appena 21 anni, ma ha un cervello e una sensibilità da vera numero 1. L’aveva dimostrato già nella finale dell’anno scorso, gestendo le difficilissime emozioni di un primo titolo Slam vinto contro il proprio idolo, la gigantesca campionessa Serena Williams, che aveva perso la testa e le aveva messo un’incredibile pressione, con l’aiuto del pubblico di casa.
Osaka-Gauff non è stata una gara di tennis: troppo sicura e concreta e continua e fredda la numero 1 per la 140, troppo decisa nel disinnescare la sua arma paralizzante, il servizio, che le ha tolto sei volte, troppo precisa nell’attaccarle il lato più debole, sul dritto, troppo determinata a tenere in mano il timone, con 24 vincenti e 17 errori gratuiti (contro 24).
Speriamo che anche la “Cocomania” scemi un po’, insieme alla pressione sulla quindicenne. Che ha bisogno solo di crescere in pace. Nel 2018 ha perso nei quarti agli Us Open juniores e un anno dopo s’è guadagnata la night sessione all’Arthur Ashe Stadium. Ma quanta pressione ha dovuto sopportare? Solo Naomi dopo l’esperienza di un anno fa, su quello stesso campo, poteva capirla davvero, fino in fondo.