Nasce a Lohsa, in alta Sassonia (ex Germania Est), Rosemarie Ackermann, prima donna al mondo a superare nel salto in alto la soglia dei 2 metri.
È il fiore all’occhiello del regime, la gemma d’oro di un paese in cui essere un campione dello sport è l’unico volano per il riscatto sociale. Rosemarie è timida, arrossisce di fronte a tutti, ma diventa una farfalla davanti a un’asticella. La tecnica ventrale che esegue è da manuale, ma non basterebbe da sola se non fosse supportata da una capacità di concentrazione fuori dal comune.
Dai 14 ai 17 anni si migliora di 5 cm l’anno, passando da 1.60 a 1.76. Poi una brutta epatite virale ne rallenta la progressione. Ai Giochi di Monaco ’72 è settima con 1.85, appena dietro Sara Simeoni. La tedesca mostra un potenziale straordinario e il suo allenatore profetizza che in 5 anni possa saltare 2 metri.
Il 1974 inizia alla grande e in una gara indoor, a Berlino, supera per la prima volta 1.90 poi, il 24 agosto, sempre a Berlino, centra il suo primo record del mondo, 1.94, eguagliando la bulgara Yordanka Blagoeva. L’8 settembre debutta agli Europei di Roma e il pubblico dell’Olimpico, tutto per Sara, la riempie di fischi. Lei, impassabile, trova la concentrazione per il secondo record del mondo: 1.95. L’8 maggio 1976, a Dresda, si migliora e sale a 1.96, il 28 luglio a Montreal conquista l’oro ai Giochi con 1.93, due centimetri meglio di Sara Simeoni.
Il 1977 è il suo anno magico; il 14 agosto a Helsinki vola a 1.97 e tenta per la prima volta i 2 metri costringendo i giudici a indicare sul tabellone luminoso 1.99 per evitare la pressione. Il 26 agosto, nella sua Berlino, fa il botto. Sono le 20 quando Rosemarie chiede la misura di 2 metri dopo aver saltato ancora 1.97. Al secondo tentativo, dopo gli 8 passi di routine, Rosie stacca con convinzione, è perfetta nella rotazione, scavalca l’asticella e ricade sui sacchi. L’asticella è ancora su.