Le vittorie hanno molti padri: da Conte a Marotta, da Lukaku a Barella, fino a Eriksen – Ma tra i protagonisti assoluti c'è anche il giovane difensore, che rappresenta una sicurezza anche per la Nazionale in vista degli Europei -
Le vittorie hanno molti padri. Figurarsi uno scudetto atteso da undici anni, dopo nove di dominio della rivale per eccellenza. Scatenati i cantori dell’Inter: nell’editoria sportiva, soltanto il Torino può competere con i nerazzurri. Sono i libri più venduti, come se i sostenitori di queste due squadre fossero i più intellettuali tra i milioni di appassionati di calcio.
Molti padri. E’ una corsa a celebrare Conte, che pure a dicembre veniva descritto a rischio di licenziamento immediato dopo il falimento in Champions league, a ingigantire la figura di Marotta abile dirigente in assenza dei proprietari cinesi, a sottolineare i meriti degli indiscussi protagonisti del trionfo come Lukaku, Barella, Lautaro, Skriniar, Hakimi, Brozovic e persino Eriksen – secondo taluni inadatto alla serie A, pura follìa – e così via.
Bene, sarebbe dunque molto semplice seguire la corrente e puntare, per esempio, su Barella, diventato in due stagioni il miglior centrocampista italiano nel rapporto tra qualità e quantità. O su Lukaku, che oltre a segnare molti gol è il perno sul quale ruota il gioco d’attacco della squadra. O, ancora, sul vecchio Handanovic, che ha i riflessi un po’ appannati ma ha commesso pochi errori.
Tuttavia, a parer mio, è un altro il giocatore che simboleggia questo scudetto conquistato con quattro partite d’anticipo. Piùdi tutti, ho apprezzato, per il rendimento costante, per la serenità con cui sa uscire dalle situazioni più delicate, per la sicurezza che trasmette ai compagni, pur essendo giovanissimo. Si tratta di Alessandro Bastoni, senza discussioni uno dei migliori difensori in circolazione, molto applicato e molto corretto, uno che dà l’impressione di potersela cavare senza problemi in ogni ruolo. Il suo lancio di sessanta metri a lanciare Barella verso il gol del 2-0 nella sfida cruciale con la Juve resta uno dei gesti tecnici da ricordare. Un lancio di lunghissima gittata, degno di Platini e di Pirlo, e non si tratta di un’esagerazione.
Bastoni ha cementato un trio che appare, in questo momento, il meglio assortito della serie A: Skriniar, con la sua forza brutale, De Vrij, con la sua visione totale e, appunto, Bastoni, con la sua freschezza. In vista dell’Europeo, che comincia tra quaranta giorni, Bastoni rappresenta una certezza anche per Mancini, tenuto conto che i vecchi titolari denunciano l’usura del tempo.
Se Bastoni è il top, sia pure in illustre compagnia, il flop è invece Vidal. Voluto fortissimamente da Conte, in memoria del triennio juventino, il cileno ha deluso su tutta la linea. Se si esclude il gol rifilato alla Juve, ha fatto scena muta. La conferma, come ha scritto Franco Vanni su “Repubblica”, che i pupilli degli allenatori non hanno fortuna all’Inter. Mourinho volle Quaresma, portoghese come lui: lo considerava un fuoriclasse, fu un disastro. Per Vidal vale, più o meno, lo stesso discorso. Irriconoscibile, destinato a finire di corsa sul mercato, la confrofigura del centrocampista incursore che a Torino faceva la differenza. Anche Conte, dopo avergli offerto tutte le occasioni possibili, si è arreso. E’ stata una sconfitta per il tecnico, peraltro formidabile – come si era visto dovunque, anche alla guida degli azzurri – nel costruire un gruppo d’acciaio e nel gestire le energie fino a quando l’aritmetica gli ha detto sì.