La vita di Alex Zanardi, nato a Bologna il 23 ottobre 1966, è sempre stata a tutto gas fin da quando, all’età di quattordici anni, il padre gli regalò il suo primo kart con cui iniziò a coltivare la passione per la velocità e i motori.
Titoli italiani, miglior pilota dell’anno, nel 1991 esordio in F.1 al Gran Premio di Spagna con la Jordan, poi con la Minardi, Lotus e Williams, passaggio alle corse americane “Champ Cart” (oro nel 1997 e nel 1998) e ….. poi il grave incidente.
Il primo incidente
Sabato 15 settembre 2001, circuito del Lausitzring, a pochi giri dal termine, rientrato in pista dopo un rabbocco precauzionale di benzina, dopo un testacoda, rientrò lentamente ma trasversalmente sulla pista proprio mentre sulla stessa linea soppraggiungeva la vettura di Tagliani: urto perpendicolare fra le due vetture, inevitabile e violentissimo, che tagliò letteralmente in due la Reynard Honda di Zanardi, proprio all’altezza delle anche del pilota bolognese.
Subito le condizioni apparvero disperate e per limitare l’emorragia si dovette intervenire con la soluzione più drastica e radicale: l’amputazione degli arti inferiori.
Coma farmacologico per 4 gg. a Berlino e dopo una lunga riabilitazione il ritorno alle gare automobilistiche.
Il ritorno
“Non volevo dimostrare niente a nessuno, la sfida era solo con me stesso, ma se il mio esempio è servito a dare fiducia a qualcun altro, allora tanto meglio. Più dura è la lotta, più grande è il trionfo; le corse rappresentano una bella fetta della mia storia, ma non sono di certo la parte più importante. Le mie più grandi passioni sono mio figlio Nicolò, le tagliatelle al ragù di mia madre e mia moglie Daniela, non necessariamente in quest’ordine e quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa”.
Era convinto
Era convinto, eravamo convinti tutti che ogni conto con la sfortuna fosse saldato: 7 arresti cardiaci, estrema unzione impartita, gambe amputate dopo quell’incidente al Lausitzring del 15 settembre 2001.
Battuto, surclassato? Ma va là.
Vispo e pronto, poche ore dopo essere uscito dal coma, da una operazione che avrebbe rivoltato la sua vita, a studiare le protesi, a immaginare come fare, come continuare a camminare, a correre, a gustare ogni attimo di vita perché vivere, come ripete sempre, è una meraviglia.
Con coach formidabile al suo fianco come sua moglie Daniela, tanto tosta quanto riservata, non poteva non ritornare!
Che un campione come Alex Zanardi che non si sarebbe arreso era facile da immaginare, ma nessuno avrebbe potuto neppure sognare quanti e quali traguardi avrebbe raggiunto come atleta disabile.
Il suo ritorno ha commosso l’intero mondo sportivo e Alex non solo ha dimostrato tenacia e determinazione, ma una grande umiltà, una grande voglia di vivere e un immenso amore per lo sport.
Nel 2003 Alex Zanardi è ritornato sulla pista in cui due anni prima era stato protagonista di quell’orribile incidente, guidando una vettura modificata alle sue nuove esigenze, per concludere seppur simbolicamente quei famosi 13 giri della gara. Realizzò dei tempi incredibili, tanto che avrebbe potuto posizionarsi quinto ai blocchi di partenza se avesse potuto partecipare alla competizione. E poi titolo italiano Superturismo.
L’handbike
Fin da subito il suo atteggiamento positivo e propositivo, ha portato Alex a gareggiare e mettersi alla prova in diverse discipline, prediligendo il paraciclismo, dove ha cominciato a correre in handbike nelle categorie H4 e H5.
Il suo amore per lo sport unito alla determinazione e voglia di vivere dimostrano quanto la positività e la voglia di riscatto siano il leitmotiv di Alex Zanardi, che parla a tutti coloro che come lui hanno subito amputazioni o siano stati colpiti da disabilità, invitandoli a non mollare mai: un vero esempio da seguire, un eroe dei nostri tempi.
I successi
Nel 2012 due ori alle Paralimpiadi di Londra in handbike ctg. 4 (nell’inseguimento, e in staffetta) e un argento su stradaipoju e nel 2016 alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro due ori nella handbike ctg. 5 (prova a cronometro e prova su strada nella staffetta mista) e un argento nella prova in linea.
Ma non possiamo dimenticare gli 8 titolo mondiali conquistati, la Maratona di Roma e nel 2014 la partecipazione alle Hawaii alla gara di triathlon “Ironman” in meno di 10 ore.
E’ un guru?
Non ha mai voluto essere un “guru”, anche perché spesso ha dichiarato “sono un uomo che sbaglia e vuole permettersi di sbagliare ancora”. Ha saputo vedere e osare dove nessuno di noi umani avrebbe mai immaginato di guardare.
Il secondo incidente
Venerdì 12 giugno 2020 nella tappa senese dell’iniziativa “Obiettivo tricolore” (staffetta di raccolta benefica con un abbraccio ideale all’Italia che soffre e che fa fatica a uscire dal Coronavirus), dopo una sbandata in curva con la sua handbike, si rovescia e batte la testa contro un camion. Rimane immobile a terra, protetto dalla moglie, volo con l’elisoccorso in ospedale a Siena: gravissimo, subito disperato intervento di neurochirurgia, ma fattibile considerata la tempra di atleta di Alex.
La speranza
Alex sei un uomo speciale, hai un cuore grande, sei la fonte di ispirazione e il riferimento di migliaia di ragazzi e ragazze, che hanno costruito i loro sogni partendo dalle macerie di una disavventura. Resisti!
Il segreto dei suoi successi?
La regola dei 5 secondi ………. “quando stai per arrivare in volata e vedi gli avversari che sono più freschi di te, stringi i denti, chiudi gli occhi e resisti almeno altri 5 secondi, potrebbero essere quelli decisivi: questa è la regola!
Alex è quello che ti chiediamo adesso, stringi i denti, chiudi gli occhi e resisti ancora, tu per noi sei l’uomo dei miracoli, fanne ancora uno!