Forse c’era da aspettarsela. Troppa euforia dopo la bella corsa e il risultato del Belgio. «Siamo alla pari con la Mercedes», avevano detto alla Ferrari. Ma domenica a Monza si è presentata una realtà ben diversa. Le «stelle d’argento», guidate da uno strepitoso Hamilton, ben assecondato da Bottas, hanno dominato come facevano negli anni passati. Ben 36 secondi di distacco inflitti a Vettel e 1 minuto a Raikkonen. Abissale. Un weekend, davanti a quasi 200 mila tifosi iniziato male e finito peggio. Il settimo posto di Kimi e l’ottavo di Sebastian in qualificazione erano stati un nefasto messaggio premonitore. Le SF17H, così agili, equilibrate e veloci sull’asfalto bagnato avevano quasi perso parte delle qualità dimostrate nelle dodici gare precedenti.
E’ vero, un mezza batosta il Cavallino l’aveva rimediata anche a Silverstone, ma almeno allora c’era stata una spiegazione con il cedimento delle gomme forate negli ultimi giri. Nell’ex Autodromo Nazionale, ora si chiama Monza Eni circuit, grazie a uno sponsor che è venuto in aiuto per salvare i bilanci, benché scattati dal quinto e sesto posto, Raikkonen e Vettel hanno vissuto, così come la Ferrari tutta, un vecchio film che è molto simile a un incubo. Il tedesco se l’è ancora cavata con il terzo gradino del podio, mentre il finlandese così come era partito è arrivato: quinto. Ed è anche andata bene: se Verstappen e Ricciardo non fossero stati fortemente penalizzati per avere cambiato alcuni elementi della power unit, cioè del motore, quasi certamente sarebbero stati davanti.
Così Hamilton dopo aver inseguito dall’inizio della stagione è passato in testa alla classifica. Soltanto 3 punti di vantaggio, ma potrebbe essere il segno della svolta. Non parliamo poi della classifica Costruttori dove la Mercedes viaggia a quota 435 punti contro i 373 della squadra italiana, 62 di differenza. Una situazione che ha fatto perdere la pazienza a Sergio Marchionne, presidente della Casa di Maranello.
Dopo la corsa il manager ha picchiato duro: «Dove è finita la Ferrari vista a Spa? In soli 7 giorni si è capovolta», ha detto. E ha aggiunto una frase pesante: «Mi girano le balle. Vorrei togliere il sorriso ai nostri rivali. Dobbiamo darci da fare, lavorare, lavorare, lavorare». Non è facile recuperare in fretta, anche se il disastro può essere stato casuale. Molti dicono e questo lo pensa anche Marchionne che la prossima corsa a Singapore vedrà la Ferrari favorita per le caratteristiche della pista.
Qualcuno però si dimentica di un fattore importante: quest’anno le macchine sono completamente diverse da quelle di prima. Le gommone della Pirelli, la maggiore larghezza, l’aerodinamica differente. Tutti i dati raccolti nei circuiti per tanto tempo non sono più attendibili, bisogna ripartire da capo. Quindi anche i pronostici possono essere ribaltati. Adesso è come se il disegno delle piste fosse cambiato. Le curve si percorrono più velocemente, molte di quelle che richiedevano al pilota di alleggerire il piede sull’acceleratore ora si percorrono a tutto gas. E in rettilineo si va un po’ più piano perché la resistenza all’aria è più elevata.
Insomma, ogni volta potrebbero esserci delle sorprese. Fra due settimane in quella città orientale dove si gareggia in notturna ci saranno delle risposte. I tifosi sperano che la Ferrari si rifaccia. Ma sarà necessario aspettare il responso della pista.
Cristiano Chiavegato