Colori, musica, slogan, libertà. La palestra aveva bisogno di questi bei lasciapassare per uscire dal buio e dal silenzio di un mondo che sembrava vecchio e superato. Soprattutto, aveva bisogno di affrancarsi, di riqualificarsi, di scrollarsi di dosso le solite etichette che l’accompagnano e di mettersi a disposizione di tutti.
Aveva bisogno dell’azzeccato hashtag della Decathlon: #condivivi. Nel segno di uno sport davvero alla portata di tutti. Aveva bisogno di motivazioni diverse, non più solo del classico “rimettersi in forma”. Aveva bisogno di linfa nuova, donne e bambini che rimpolpano la base di uomini, la arricchiscono, la esaltano attingendo dalla boxe inglese alla kick boxing, dalla Muay Thai al full contact alla boxe francese.
“Con 100 milioni di praticanti nel mondo, la boxe è in pieno sviluppo: negli ultimi cinque anni c’è stato un incremento di praticanti del 10%. I gesti della boxe senza opposizione, per migliorare la condizione fisica, senza contatto, soft, conquistano sempre di più, incrociano tutti i gusti e costituiscono la valvola ideale per sfogare gli stress accumulati nella nostra società. Lo spirito di questa attività è cambiato, si è aperto a tutti, sempre, non sono in funzione di una gara”, sottolinea Olivier Clayssen, responsabile marca “Fighting sports” da 25 anni della casa francese. Che individua l’utilità della boxe in palestra “sia per il fisico che per la testa”. E rileva. “I club aprono oggi le porte ai bambini dai 6 anni, non solo per karate e judo. E così la boxe non è vista più come sport di potenza, ma di tocco. Perché vince chi colpisce e non viene colpito, chi ha la tecnica migliore, chi ha leggerezza e sincronia di movimenti, chi ha più qualità insieme”.
Insomma, è avvenuta un’autentica rivoluzione culturale. Davanti alla quale la Decathlon non si è fatta trovare impreparata e ha varato i prodotti ad hoc, del marchio Outshock. “L’obiettivo è quello di rendere la boxe accessibile a tutti, facendo scomparire la paura di infortuni per far esplorare tutti i fantastici valori di questo sport: fiducia, impegno, coraggio, rispetto dell’avversario”, recita sempre, appassionato, Clayssen. Già, ma come si supera la paura di farsi male? Intanto chiariamo che nella boxe succede più spesso non a chi subisce il colpo, ma a chi li dà, perché non è abbastanza protetto, sia fisicamente, sia tecnicamente che mentalmente, cioè come concentrazione. E sapete qual è la parte del corpo più esposta agli infortuni? Non rispondete il viso, sono le mani (dita, nocche), al 30%. Ecco quindi perché è stato quasi automatico scegliere il nome “Outshock” a questo nuovo marchio Decathlon, con tutta una nuova gamma di prodotti dedicati: per liberarsi davvero nel gesto, bisogna essere completamente fuori dallo shock del contatto, a partire dalla testa. E quindi assecondare lo slogan: “Stay out of shocks, fight you limits” (Stai lontano dagli shock, combatti i tuoi limiti).
Ci abbiamo provato anche noi, ci siamo calati nella parte del praticante classico, fasciandoci le mani con le bende appropriate della nuova linea, ci siamo infilati i guantoni unisex 500: ma davvero costano solo 24.99 euro? Sono così leggeri, pratici, morbidi, in pelle traspirante! E, accompagnati per mano dai dimostratori Decathlon, abbiamo fatto il percorso classico della palestra, colpendo con pugni e calci i vari sacchi al muro e quindi i cuscini para-colpi attivati dai nostri fittizi avversari. Siamo anche saliti su un vero e proprio ring, abbiamo sostenuto qualche colpo di boxe, cercando di coordinarci fra i movimenti delle gambe e quelli del tronco, e reagendo alle velocissime parate e risposte dei baldi ragazzi che avevamo di fronte. E’ stato molto istruttivo e divertente, più divertente di un solo sport: con la boxe se ne fanno tanti e tutti insieme. Per quanto i calci che tiravamo erano spesso più di piede che di tibia – errore: così, ci si fa male! – e i pugni non erano fatti magari con le spalle incassate o col pugno veramente chiuso. Non erano davvero perfettamente carichi di energia come i nostri amici dimostratori, campioni più o meno affermati, come Daniele Cardelli, ma certamente ci siamo sentiti davvero liberi di sfogarci, non abbiamo avuto paura di farci male. E non abbiamo pensato nemmeno immaginato che al posto di quel sacco – ma quanto è pesante il sacco? – ci fosse… Beh, lasciamo perdere: la boxe non insegna a colpire per far del male, ma a controllare se stessi. La boxe è “noble art”, è balletto, è scherma, è velocità, è bellezza. Sempre, rigorosamente, “Outshock”. E ora anche di moda. Così abbiamo deciso che ci riproveremo, ne abbiamo bisogno e vogliamo entrare anche noi a far parte di questa rivoluzione culturale che riempie davvero la palestra anche di donne e bambini. Ma soprattutto di uno spirito nuovo, e giusto.
Vincenzo Martucci