Alla fine del Ventesimo Secolo se un allenatore avesse dovuto scegliere se scommettere su Roberto Baronio o su Andrea Pirlo, avrebbe senza dubbio scelto il primo. Perché quando a metà Anni Novanta esordisce in Serie A, il talento bresciano sembra un fenomeno soprattutto a confronto del conterraneo, costretto a giocare da trequartista in un ruolo che non gli si addice particolarmente.
Il destino ci dirà altro, nonostante ciò Baronio vivrà almeno un giro di valzer con la maglia della Nazionale insieme a una carriera infinita fra Lazio e altro perché, mentre il collega si prende la scena fra Milan e Juventus, per lui la maglia biancoceleste rimarrà una costante.
Per comprendere al meglio la storia di Roberto Baronio è però necessario fare un passo indietro e tornare al 1995 quando, non ancora maggiorenne, il 23 aprile esordisce con la maglia del Brescia, la sua città. La formazione è ormai destinata alla retrocessione quando Adelio Moro decide di farlo scendere in campo nella sconfitta con il Bari. Roberto parte sorprendentemente titolare anticipando di qualche giorno il collega Pirlo. Per Andrea servirà attendere quasi un mese prima di vederlo vestire la maglia delle Rondinelle il 21 maggio nella sfida persa con la Reggiana.

“Reggiana-Brescia, verso la fine tolgo Schenardi e metto dentro Pirlo che aveva diciassette anni, ma giocava da sempre con gente più grande di lui. Era già il maestro che è stato negli anni a venire. In ogni zona del campo illuminava, quando ha iniziato a fare il regista, si è realizzato completamente, ma da ragazzo aveva già tutto: il calcio lungo, il dribbling, il tiro, giocate straordinarie con estrema semplicità – racconterà Moro in un’intervista a “Tuttosport” -. Un mese prima avevo lanciato Baronio, che era più grande di due anni e stava facendo benissimo. La cosa che li accumunava era la strepitosa personalità. Pirlo e Baronio hanno sempre avuto questa visione, questo modo di vedere lo sviluppo dell’azione in verticale”.
Poco importa perché in quel momento il predestinato sembra essere Baronio che in Serie B trova continuità nonostante venga chiamato dalla Primavera per il Torneo di Viareggio. E lì compie qualcosa di eccezionale come raccontato dall’ex compagno Daniele Adani: “Il Brescia ha vinto un torneo di Viareggio con un goal in finale di Roberto che non ho mai visto fare nel calcio. Un goal con il piatto da centrocampo a Buffon. Rinvio sbagliato, lui con il piattone alla Xabi Alonso col pallone che per 45 metri ha preso una traiettoria perfetta”.
In quella squadra c’è anche Pirlo che nel frattempo non vede mai il campo con Baronio che ha ormai lasciato il segno anche nei club di Serie A con la Lazio che fa follie pur di averlo tanto da spendere sette miliardi di lire. Poco importa se finisce in prestito al Vicenza dove trova poco spazio e poi alla Reggina dove ritrova sempre Pirlo in formato trequartista. Le loro carriere vanno in parallelo, ma è sempre Roberto a brillare tanto da diventare nell’estate del 2000 uno dei protagonisti dell’Europeo Under 21 vinto dall’Italia di Marco Tardelli.
La salvezza ottenuta con i calabresi spinge la Lazio a investire ulteriormente spendendo altri dieci miliardi per riscattarlo dopo averlo ceduto in precedenza in comproprietà, ma al tempo stesso non dandogli mai quello spazio che spetta a chi è un fuoriclasse. Va alla Fiorentina per farsi le ossa, ma nonostante una buona stagione, la squadra retrocede clamorosamente mettendo in luce tutti i problemi economici della famiglia Cecchi Gori che poco dopo deve attestare il fallimento della società viola.
Baronio torna a Roma, ma per poco perché arriva la chiamata del Perugia del presidente Luciano Gaucci che se la prende con lui più per il numero di maglia che per le giocate. La scelta del 13 non va giù al patron umbro che lo accusa di portare letteralmente sfortuna tanto da imporgli l’inserimento di un “X” fra i due numeri in una puntata della trasmissione televisiva “Controcampo”.
“Quando è entrato lui la partita è cambiata: porta il numero 13, che porta sfortuna e infatti il giocatore ha subito sbagliato una punizione ed un passaggio, come già a Roma contro la Lazio. Comunque non sto mettendo sotto accusa Baronio ma ho deciso che gli cambierò numero di maglia: via il 13, perché porta male, è come un gatto nero che ti attraversa la strada. Non è uno scherzo: ha giocato due minuti con la Juve e abbiamo perso, ha giocato un tempo contro la Lazio e abbiamo preso due goal. Brucerò la sua maglia con il numero 13”.

Mentre Pirlo ha lasciato l’Inter per trasferirsi al Milan e diventare uno dei registi più apprezzati al mondo, la carriera di Baronio prende la parabola discendente caratterizzata più dai prestiti in giro per la Serie A che per i colpi di genio mostrati da giovane. Le parti con il suo conterraneo si sono ormai invertite, è lui a dover rincorrere Pirlo e quella Nazionale che diventa improvvisamente un miraggio.
Trascorre due anni al Chievo di Luigi Delneri e proprio lì arriva l’unica parentesi in azzurro che contraddistinguerà la sua carriera. E’ quasi un regalo di Marcello Lippi che negli Stati Uniti fa le prove per il Mondiale tedesco con una tournée di fine stagione. C’è spazio veramente per tutti, in linea teorica pure per il portiere del Palermo Matteo Guardalben che ha portato in Europa i siciliani.
Quella squadra è totalmente sperimentale, quasi in viaggio premio dopo un annata estenuante e vede numerosi giocatori all’esordio esordio come per Baronio, pronto a subentrare a centrocampo insieme a Carmine Coppola del Messina, Simone Barone, Fabio Grosso e Franco Brienza del Palermo. L’Italia passa subito in vantaggio con Luca Toni, imbeccato proprio da Brienza dopo che un altro rosanero come Davide Di Michele ha impegnato giusto un minuto prima il portiere ecuadoregno Cristian Mora.
Gli azzurri provano a forzare la mano, ma al diciottesimo Carlos Tenorio finisce a terra in area a causa di un fallo di Dario Dainelli ed è subito rigore per i sudamericani. Walter Ayoví spiazza Flavio Roma ed è 1-1. La partita a quel punto cambia volto, l’Ecuador spinge complice anche la voglia di rivalsa dopo la sconfitta patita ai Mondiali 2002 e va vicino più volte al vantaggio. Solo l’asse Brienza-Toni regala un brivido alla difesa sudamericana con l’attaccante emiliano che manca una ghiotta occasione al quarantaduesimo.
A quel punto Lippi decide di fare una serie di cambi concedendo l’ingresso anche a Baronio, accompagnato da Cristiano Lucarelli e Antonio Langella. Di Michele sfiora subito il gol, però ancora una volta sono gli avversari a rischiare di centrare il 2-1 al nono con Ulises De La Cruz e al trentesimo con Luis Gomez, in entrambe i casi con Flavio Roma salvato da Cristian Zaccardo e Simone Barone.
Il colpo del k.o. arriva però al trentacinquesimo quando Langella impatta fortunosamente contro Mora e l’arbitro fischia il rigore. Sul dischetto va Lucarelli, ma la palla viene respinta facilmente dall’estremo difensore ecuadoregno. Le emozioni finiscono lì, con l’Italia sperimentale di Lippi che viene di fatto bocciata e con Baronio che perde l’unico treno legato alla Nazionale.
Gli highlights di Ecuador-Italia dell’11 giugno 2005
Per lui non ci sarà più spazio nell’undici azzurro soprattutto a causa della discontinuità che incontra anche in campionato. La girandola dei prestiti continua fra infortuni, la comparsa di Cristian Ledesma e le incomprensioni con i tecnici che siedono a più riprese sulla panchina della Lazio. All’Udinese la cosa non va, al Brescia torna titolare, ma è in Serie B e, nonostante un’ottima stagione, arriva la sconfitta nella finale dei play-off con il Livorno. La sua carriera si conclude praticamente nel 2010, messo a lato da Edy Reja dopo aver ritrovato la titolarità a inizio stagione con Davide Ballardini con il quale vince anche una Supercoppa Italiana. Finisce in Serie C nell’Atletico Roma, ma la squadra fallisce e nel 2011 decide di appendere gli scarpini al chiodo mentre il conterraneo Andrea Pirlo prosegue a far faville in giro per l’Europa.
Le strade dei due in realtà si riuniranno perché Baronio, dopo aver lasciato il calcio giocato, inizia una carriera da allenatore che lo vede a lungo sulla panchina delle Nazionali giovanili. Nel 2020 diventa collaboratore tecnico dell’allenatore della Juventus e da lì non si molleranno più svolgendo il ruolo da vice sia al Fatih Karagümrük che alla Sampdoria. Forse la carriera di Roberto Baronio non è andata come ci si aspettava, ma la costante Andrea Pirlo è rimasta sempre nella sua vita.