In inglese li chiamano “One Slam Wonders”, le meraviglie di un solo Slam, cioé i giocatori che hanno scritto il proprio nome soltanto una volta nell’albo d’oro dei 4 tornei dell’immortalità sportiva. Al femminile sono stati diversi, ma negli ultimi anni l’eccezione sta diventando clamorosa e negativa consuetudine che va a scapito della popolarità del tennis. Perché gli appassionati amano le sorprese ma fino a un certo punto, poi però vogliono che siano i loro beniamini, quelli che conoscono, a salire sul gradino più alto del podio. Il via vai di campioni di un solo Major è anche sconcertante per gli equilibri e per gli esempi: davvero bastano due settimane da sogno per cambiare una carriera e una vita? A fronte degli enormi sacrifici che sentiamo sempre raccontare dai campioni più famosi, il messaggio dei campioni di una sola volta è pericolosamente fuorviante. Ravvivato com’è dagli enormi guadagni di oggi.
STELLE O STELLETTE?
Agli US Open le stellette Slam degli ultimi anni hanno sbattuto violentemente e subito il muso. La regina a sorpresa di Wimbledon, la russa mascherata da kazaka Elena Rybakina, da luglio è sparita di scena, frastornata della popolarità, dal successo, dal denaro, dalle aspettative, almeno some contraccolpo, e agli Us Open ha perso subito dalla francese Clara Burel, n.131 del mondo. Vedremo se, data la giovane età, e le grandi potenzialità fisiche nel tennis moderno che tanto privilegia i muscoli e i centimetri potrà ancora dire la sua.
Emma Raducanu che ha sorpreso se stessa e il mondo intero schizzando dal nulla agli ottavi di Wimbledon e poi al titolo degli US Open 2021 è il classico esempio di “burn out”, altro termine inglese che sta per bruciato, a indicare le falene che si suicidano proprio quando raggiungono la meta. Per la ragazza nata in Canada da padre romeno e mamma cinese, cresciuta e adottata dalla Gran Bretagna, esaltata anche come modella dagli sponsor per i suoi tratti intriganti, è diventato difficilissimo ritrovare la strada del campo d’allenamento. Anche per via di un papà troppo ingombrante e quindi di troppi cambi di coach. E a Flushing Meadows, da campionessa uscente, ha lasciato subito la scena, eliminata da Alizé Cornet, n. 40 del mondo.
Di certo Barbora Krejcikova, la ceca che ha trionfato al Roland Garros dell’anno scorso, ha l’alibi di un infortunio al gomito che l’ha tenuta a lungo in bacino di carenaggio. Anche da lei aspettiamo un segnale di fumo perché le qualità tecniche le possiede ma forse non ha abbastanza personalità e nervi per sostenere gli urti d’alta quota dello sport. Intanto a New York s’è arresa subito ad Alessandra Krunic, n.96 Wta.
METEORE
AAA Cercasi disperatamente Sofia. Un papà ancora più asfissiante è alla base sia dell’esplosione che dell’implosione di Sofia Kenin, campionessa degli Australian Open 2020 che aveva fatto sognare il tennis Usa nel segno delle indomite trottoline da fondocampo. Agli Us Open è uscita subito per mano di Jule Niemeier, n.108 del mondo. Speriamo di non dover fare lo stesso discorso su Bianca Andreescu, un’altra figlia della globalizzazione, che ha stupito col suo gioco frizzante e vario conquistando gli US Open 2019. Anche lei si è fermata per infortunio, anzi, più infortuni, ma sembra voler tornare a buon livello per portare linfa nuova al tennis di vertice asfittico di personaggi più convincenti.
Mentre non ci sono spiegazioni convincenti per l’eclissi di Jelena Ostapenko che nel 2017 dominò il Roland Garros come una novella Monica Seles, senza però più nemmeno avvicinarsi a quei giorni magici. Anche a New York è uscita di scena immediatamente ad opera di Zheng Qinwen, n. 39 Wta. Come la lettone, anche la russa Anastasia Myskina, regina del Roland Garros 2004 era poi evaporata ad alto livello, come anche la croata Iva Majoli, che approfittò nel 1997 delle condizioni fisiche di Martina Hingis per conquistare la finale del Roland Garros. Per non contare più indietro nel tempo le altre “One Slam Wonders”, Virginia Ruzici, Mima Jasovec e Sue Barker al Roland Garros, Cris O’Neil e Barbara Jordan agli Australian Open. Mentre Ann Haydon-Jones e Nancy Richey avevano già vinto prima dell’avvento del tennis Open nel 1968.
CASI DIVERSI
Non perché sono italiane, ma le storie di Flavia Pennetta e ancor più di Francesca Schiavone, oppure loro regine di un solo Slam, sono diverse. La signora Fognini ha coronato una bella carriera con il trionfo agli US Open 2015, ma l’ha anche chiusa lì con estrema dignità ed intelligenza, appagata da quella enorme e ormai inattesa soddisfazione, senza inseguire chimere e denari. Come lei Marion Bartoli che, dopo un lungo inseguimento alla vetta, oppressa da problemi fisici e dal solito padre-padrone del tennis donne, ha vinto Wimbledon 2013 e subito dopo s’è ritirata.
“La Leonessa” Schiavone s’è mangiata lei l’occasione del bis l’anno successivo all’impresa del Roland Garros 2010, perché un secondo Major era sicuramente nelle sue corde e comunque ci è arrivata dopo anni di convincenti prove ad alto livello. Discorso che vale anche per Sam Stosur, campionessa “solo” agli US Open 2011, ma finalista anche al Roland Garros contro la Schiavone e comunque validissima professionista e protagonista di spicco anche in doppio, da numero 1 del mondo e campionessa di 4 Slam.
Così come Ana Ivanovic, che ha ballato soprattutto nel 2008, conquistando il Roland Garros, ma arrivando anche alla finale di Melbourne e al numero 1 del mondo. E l’altra bellissima del tennis, Gabriela Sabatini che nel 1990 conquistò gli US Open, e poi perse la finale di Wimbledon 1991 sempre da valida rivale dell’imprendibile amica Steffi Graf. E’ andata anche peggio a Jana Novotna, la ceca dall’enorme talento, campionessa di Wimbledon 1998 ma finalista in altri 3 Slam. O alla spagnola Conchita Martínez che beffò Martina Navratilova nella finale di Wimbledon 1994, restando però a lungo ai vertici e perdendo le finali degli Australian Open 1998 e del Roland Garros 2000.
Insomma, nel tennis donne, c’è meteora e meteora. Ma quelle moderne sono davvero sconcertanti e sempre più frequenti.
*articolo ripreso da https://www.supertennis.tv/News/Eventi-internazionali/Us-Open-New-York-boccia-subito-le-regine-di-uno-Slam-solo-Rybakina-Raducanu