La notizia di Gafur Rakhimov candidato unico alla presidenza dell’AIBA, non poteva lasciare indifferente il CIO che ha più volte espresso nel recente passato la sua avversione a un’elezione dell’uzbeko a capo del pugilato olimpico mondiale.
Il Comitato Olimpico Internazionale, riunito a Buenos Aires dove l’8 e 9 Ottobre terrà la sessione numero 133, ha ribadito con durezza la sua posizione, lanciando sul sito ufficiale una vera e propria dichiarazione di guerra contro l’AIBA.
Nell’annuncio, oltre a confermare il rischio di esclusione del pugilato dal programma olimpico a partire da Tokyo 2020, il CIO minaccia di disconoscere come Federazione Internazionale la stessa AIBA.
Nell’ultimo capoverso del comunicato c’è poi una frase che potrebbe essere interpretata come uno sguardo al futuro, il benvenuto a una nuova associazione che possa prendere in mano le sorti di questo sport.
La boxe olimpica si trova davanti a un bivio epocale. Il rischio è quello di azzerare la sua presenza internazionale. La cancellazione dai Giochi, unita al disconoscimento dell’Associazione che ne gestisce l’attività mondiale, porterebbe a un ulteriore ridimensionamento nell’immagine e nella sostanza di questo sport.
Gli errori commessi dall’AIBA continuano implacabili a sommarsi nel tempo.
I verdetti scandalosi, con Londra 2012 e Rio 2016 a rappresentare i picchi dell’imbarazzante gestione del settore giudici/arbitri. Le disavventure finanziarie che hanno portato l’associazione sempre più vicina alla bancarotta e hanno fatto perdere credibilità e rispetto alla stessa boxe dilettantistica. Le folli innovazioni che sono naufragate nel nulla, WSB e APB su tutte, e hanno creato buchi economici e disastri promozionali. La mancata osservanza del regolamento antidoping in fase di controlli a sorpresa che ha generato sospetti.
Adesso siamo arrivati alla resa dei conti.
Dopo essersi rifiutato per anni di intervenire, il CIO ha scelto di seguire una nuova strada. E adesso presenta il conto.
Siamo davanti al momento più difficile che la boxe dilettantistica abbia mai vissuto nella sua storia.
Questo il testo ufficiale del comunicato (ho lasciato in maiuscolo la parte iniziale, conservando la grafica riportata nel sito).
Il consiglio direttivo del comitato olimpico internazionale (cio) ha espresso oggi la sua inquietudine per la grave situazione all’interno dell’associazione internazionale di pugilato (Aiba) e la sua governance attuale. queste preoccupazioni includono l’istituzione delle liste elettorali e l’ingannevole comunicazione all’interno dell’Aiba in merito alla posizione del cio.
Tale comportamento sta influenzando non solo la reputazione dell’AIBA e della boxe, ma quella dello sport in generale.
Pertanto, il CIO ribadisce con chiarezza la sua posizione: se nel prossimo Congresso AIBA (2-3 Novembre a Mosca, ndr) i problemi di governance non saranno adeguatamente indirizzati alla soddisfazione del CIO, non solo verrà messa in pericolo l’esistenza del pugilato all’interno del programma olimpico ma anche il riconoscimento dell’AIBA come Federazione Internazionale riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale.
Allo stesso tempo, vorremmo rassicurare gli atleti che il CIO – come ha sempre fatto in tali situazioni e come sta facendo in questi giorni ai Giochi Olimpici della Gioventù di Buenos Aires 2018 – farà il massimo per garantire che gli atleti non debbano soffrire di queste circostanze e si adopererà per proteggere il loro sogno olimpico.
Falcinelli alla guida di un nuovo Ente per portare la boxe a Tokyo 2020?
Mi sbaglierò, ma il pugilato si sta avviando verso una clamorosa svolta.
Comincio dai fatti.
Se qualcuno avesse mai avuto dubbi sulla posizione del CIO, ieri il Comitato Olimpico Internazionale ha negato l’accredito a Gafur Rakhimov, presidente a interim dell’AIba e unico candidato al Congresso che a Mosca il 2 e 3 Novembre eleggerà il nuovo presidente. Gli ha vietato di presenziare ai Giochi estivi della gioventù in corso di svolgimento a Buenos Aires. Il CIO ha detto che la situazione tra i due organismi è congelata in attesa degli eventi. In appoggio a questo atteggiamento ha informato del mancato accredito le 203 Federazioni Nazionali affiliate all’Aiba. Vuole essere sicuro che siano consapevoli sino in fondo di quanto potrebbe accadere in caso di una elezione di Rakhimov.
Questo riporta il sito insidethegames.biz.
Ma c’è altro nell’aria, e non mi convince.
Ieri nel comunicato in cui confermava la minaccia di estromettere il pugilato dal programma olimpico di Tokyo 2020 e di togliere all’Aiba la figura di Federazione Internazionale, il CIO chiudeva il testo con un interessante paragrafo.
“Allo stesso tempo, vorremmo rassicurare gli atleti che il CIO – come ha sempre fatto in tali situazioni e come sta facendo in questi giorni ai Giochi Olimpici della Gioventù di Buenos Aires 2018 – farà il massimo per garantire che gli atleti non debbano soffrire di queste circostanze e si adopererà per proteggere il loro sogno olimpico.”
Nel mio articolo di commento mi era sembrato naturale esternare un sospetto.
“Nell’ultimo capoverso del comunicato c’è una frase che potrebbe essere interpretata come uno sguardo al futuro, il benvenuto a una nuova associazione che possa prendere in mano le sorti di questo sport.”
Ieri questa mia sensazione è stata suffragata da alcune dichiarazioni.
Sembra proprio che all’interno del CIO abbia preso corpo l’idea di estromettere l’AIBA da ogni possibilità organizzativa, soprattutto da quella che porta ai Giochi Olimpici, e di sostenere contemporaneamente un’altra Associazione che gestisca il pugilato e lo conduca per mano sino a Tokyo 2020.
Mi sbaglierò, ma in quest’altra organizzazione potrebbe assumere un ruolo di grande rilievo proprio Franco Falcinelli che è stato recentemente sospeso dal Comitato Esecutivo dell’Aiba per avere tenuto (a loro dire) una condotta scorretta.
Non credo sia casuale l’intervento di ieri di Thomas Bach, presidente del CIO, a sostegno del dirigente italiano. Bach ha definito “una grave ingiustizia” la sospensione dell’umbro dal ruolo di vice presidente esecutivo.
Il giallo diventa sempre più intrigante.
Volano i coltelli, la guerra ormai è in pieno atto.
E i pugili, non per loro colpa, possono solo stare a guardare.