Tra un mese, il prossimo 22 maggio, il CIO si riunirà a Losanna. In quell’occasione sarà deciso se confermare il pugilato nel programma dei Giochi di Tokyo 2020. In caso positivo, sarà annunciato anche il nome dell’organizzazione a cui verrà affidata la gestione del torneo. Davanti alla minaccia dell’esclusione della boxe dall’Olimpiade, Patrizio Oliva ha inviato una lettera a Thomas Bach, attuale presidente del CIO. Ricevo e volentieri pubblico.
Signor THOMAS BACH
Presidente Comitato Olimpico Internazionale
Losanna, Svizzera
Caro Presidente Bach,
mi chiamo Patrizio Oliva, sono stato medaglia d’oro nei pesi superleggeri all’Olimpiade di Mosca 1980.
Condivido la battaglia del CIO nei confronti di quei dirigenti che hanno minato alle base il suo fascino.
L’AIBA ha recentemente ammesso di avere operato in passato con poca accortezza sul piano finanziario, su quello della lotta al doping e su quello della gestione di arbitri e giudici.
Ora, dicono i massimi dirigenti, i problemi sono stati risolti.
Anche qui mi trovo in linea con la politica del CIO che ha chiesto all’Associazione mondiale sempre maggiori delucidazioni sulla gestione del nostro sport.
La WADA ha sostenuto l’inattendibilità dell’Ente, classificando il pugilato come lo sport olimpico con meno controlli antidoping fuori gara in assoluto. Dai vertici dell’Associazione hanno assicurato che il caso è in via di soluzione.
Ma i problemi non finiscono qui.
Un ragazzo che soffre, si sacrifica, si impegna fisicamente e mentalmente deve essere sicuro che anche giudici e arbitri rispettino le regole, senza alcun condizionamento. Dopo il disastro di Londra 2012, Rio 2016 ha confermato l’inadeguatezza del sistema. Sono stati sospesi 36 tra arbitri e giudici, è stato azzerato il gruppo che ne governava l’attività, allontanato il direttore esecutivo. A tre anni dai Giochi, non hanno fatto ancora sapere come si sia conclusa quell’inchiesta. Non vedo come possano dire “problema risolto”.
Sul piano finanziario, l’ammissione che ogni speranza futura sia legata ai contributi del CIO e che il debito accumulato sia di almeno 16 milioni di dollari, mi fa pensare che siano ancora molto lontani da qualsiasi soluzione. La governance è la stessa da molto tempo. La gestione del presidente Ching-Kuo Wu non è stata certo brillante per scelte politiche, sportive e finanziarie. Gli stessi membri del Comitato Esecutivo che lo appoggiava lo hanno ammesso e ne hanno chiesto le dimissioni.
La maggior parte dell’attuale dirigenza politica dell’AIBA era in carica già all’epoca del governo Wu, che ha esercitato il suo potere per undici anni.
La prego quindi di risolvere questo nodo fondamentale.
L’AIBA non può continuare a gestire la boxe olimpica.
Ma, signor presidente, con uguale franchezza Le dico che il pugilato non può sparire dai Giochi. Ogni ragazzo che sale per la prima volta sul ring, ha un sogno nella testa: l’Olimpiade. Non può essere l’AIBA a rubare il loro sogno.
Recentemente il dilettantismo è finito in prima pagina sui principali giornali del mondo. New York Times, Le Monde, The Guardian ne hanno parlato. Ma solo per sottolineare scandali, sotterfugi, ammanchi.
Restituisca dignità a uno sport che non merita di essere trattato in questo modo.
Il 22 maggio il CIO faccia giustizia e confermi la presenza del pugilato nel programma olimpico di Tokyo 2020.
La ringrazio per l’attenzione
con stima
Patrizio Oliva
Oro olimpico a Mosca 1980 nei pesi superleggeri, vincitore della Coppa Val Barker come miglior pugile dell’Olimpiade. Allenatore della nazionale italiana ai Giochi di Atlanta 1996 e Sydney 2000. Campione del mondo professionisti.
*articolo del 22 Aprile 2019 ripreso da https://dartortorromeo.com/2019/04/22/oliva-scrive-al-presidente-del-cio-proteggete-i-sogni-dei-giovani-pugili/