Notte epica quella dell’ Inter, una volta ogni tanto si può dire e ci si può lasciare andare. Solo il calcio mette insieme una tale quantità di spettacolo, emozioni, passione. Una partita di calcio – Inter-Barcellona 4-3 – messa sull’ottovolante e buttata giù da lassù a occhi chiusi. Alla fine l’Inter atterra alla finale di Champions League, contro Arsenal o Psg, dopo aver eliminato il Barcellona, squadra straordinaria e ricca di talento, favorita ma eliminata.
Non ci volevano stare quelli del Barcellona, credo si ritenessero superiori per elezione e per casta. Yamal è un grandissimo talento, vincerà un giorno il Pallone d’Oro, ma il calcio è un’arte che coinvolge tutto lo spettro delle attività, delle scienze e delle furbizie umane. E l’Inter ci ha messo quel qualcosa in più che il Barcellona non ha avuto.
L’Inter è stata migliore, ha avuto soprattutto più cuore, coraggio, fede. Il gol decisivo di Frattesi è solo l’ultimo di un filotto dei 13 che ci sono voluti per decidere chi dovesse andare avanti. Ma prima, durante e dopo i gol in sequenza strappacuore di Lautaro, Calhanoglu, Garcia, Olmo, Raphinha. Acerbi e appunto Frattesi ci sono volute le parate di Yann Sommer, protagonista alla pari di quelli che i gol li hanno fatti, per conquistare la finale di Monaco di Baviera (sabato 31 maggio).
L’Inter ha regalato emozioni come da tempo non si provavano in campo internazionale. Solo il calcio offre spettacolo ed emozioni così, alla fine – dopo i tempi supplementari e oltre due ore di maratona – i tifosi non se ne volevano andare. In quelle due ore l’Inter la partita l’ha vinta, l’ha persa, l’ha salvata e l’ha rivinta: è come se ne avesse giocate quattro nella stessa serata.
Per una notte del genere, per avere la chance di rigiocarsi la finale di Champions League dopo quella persa col Manchester City due anni fa, Simone Inzaghi ha riservato tutte le energie della sua squadra alla Champions, togliendole al campionato, alla lotta scudetto, alla Coppa Italia, ai derby col Milan. E’ come se si fosse giocato l’intero jackpot, l’intera sua carriera, sulla Champions League, ben sapendo che è per questo che si soffre e si vive di calcio. Puntare al massimo. Tutto per avere la possibilità di riprovarci. Ha avuto ragione, ci voleva cuore a farlo, i grandi uomini si vedono nel momento delle scelte.
Fabrizio Bocca (https://www.bloooog.it/)