Nel 2019 dopo la prima vittoria in un Masters 1000, contro Steve Johnson, Jannik Sinner si presentava al cospetto dei media romani come un ragazzino esile e dalle poche parole. Oggi, a distanza di due anni dalla consacrazione sul Centrale del Foro e da precocissimo finalista nel torneo di Miami, le sue guance non si colorano più di imbarazzo, bensì detta il ritmo in conferenza. Jannik sembra aver preso finalmente confidenza con il mezzo stampa e dalle sue parole alla vigilia degli Internazionali traspare sicurezza, ma anche tanta umiltà, la stessa che mette sul campo quotidianamente.
Dopo gli incredibili risultati raccolti sul cemento statunitense, con il cambio di superficie l’enfant prodige del tennis italiano si è ritrovato a fare i conti con l’esperienza di Djokovic a Montecarlo ed un secondo turno a Madrid che gli sta a dir poco stretto per potenziale. Coach Piatti gli ricorda l’importanza della “gavetta” sul rosso e l’acuto nelle semifinali di Barcellona è indicativo di quanto possa ancora dare in questa parte di stagione. Nel torneo di casa trova un’atmosfera particolare, più familiare ed accogliente (nonostante le restrizioni) ma anche dei test importanti, tra cui un potenziale secondo turno con il re del “red carpet”, Rafa Nadal.
Sono state delle settimane importanti per te fra Miami e Barcellona, hai raggiunto anche un nuovo best ranking in carriera. Hai avuto tempo per realizzare ciò che sta accadendo?
“Dopo Miami ho giocato abbastanza bene a Montecarlo, il che mi ha dato un po ‘di fiducia per Barcellona, dove ho giocato delle belle partite. Alla fine però questi erano tutti nuovi tornei per me. Mi fa bene fare esperienza. Alla mia età e con quello che sto facendo in questo momento, sto cercando di migliorare giorno dopo giorno. Ho un grande team che mi aiuta molto, non vedo l’ora di giocare altre belle partite”.
Non sarai stato a Madrid, Monaco o Barcellona ma a Roma sì. Quanta differenza fa essere in un torneo a te familiare?
“Qui è il torneo di casa per tutti noi ragazzi italiani, si gioca sempre un po’ meglio. È un peccato che non ci sia pubblico nei primi turni ma è bello essere tornati al Foro. Per me è uno dei tornei più belli dell’anno, mi piacciono le condizioni, Roma si gioca a stagione sul rosso già avviata quindi siamo tutti abituati alla superficie. Giocherò per fare il miglior risultato possibile”.
Come giudichi fino a questo momento il tuo adattamento alla superficie? Piatti ha detto che la terra può insegnarti molto…
“Quando cambi superficie dopo il cemento è molto importante l’adattamento. Dopo qualche settimana su questa superficie magari inizi a fare delle scelte diverse in campo, ti senti un più sicuro. Come dice Riccardo [Piatti, ndr] e anche io, questa è la superficie dove devo imparare ancora tanto. Non posso ancora giudicare l’erba perché non ci ho praticamente giocato. Sul rosso posso fare bene, lo so. Credo di avere le carte in regola per giocare bene su tutte le superfici. Vediamo come va il torneo. Ci possono essere settimane positive ed altre negative ma l’importante è prendere le cose positive da ogni esperienza”.
A Montecarlo Djokovic e a Roma sei in rotta di collisione per un probabile secondo turno con Nadal. Ti sei allenato con entrambi ma Rafa lo conosci meglio, questo ti rende più pronto rispetto alla partita giocata con Nole?
“Prima devo vincere la partita con Humbert. Quello sarà un match complicato, lui è mancino e alle Next Gen ci ho perso. Sappiamo tutti chi c’è dopo ma anche a Madrid avrei potuto sfidarlo e non è successo. Vediamo come va il primo match: Humbert è un giocatore molto forte e giovane”.
Sei concentratissimo sul tennis e parli solo di quello, ci racconti qualcosa di diverso che hai fatto ultimamente nel tempo libero?
“Ultimamente non sto guardando né film né serie, sto facendo veramente poco oltre al tennis. Al mattino mi alzo e so già cosa devo fare. Se sono al circolo mi alleno e poi guardo ancora partite. Quando andiamo a cena, anche con Riccardo, il 90% del tempo parliamo di tennis. Mi piace giocarci, viverlo e mi piace tanto anche parlarne”.
Dato che ti piace parlare di tennis: in questo inizio di stagione(a parte Nole in Australia) stiamo avendo tanti protagonisti diversi. Credi sia dovuto alla situazione particolare delle bolle o si sta finalmente livellando tutto?
“Ci sono tanti giocatori forti, si vede dai risultati. Roger non gioca da parecchio tempo ma credo che Rafa e Nole abbiano qualcosa di diverso. Ora stanno arrivando Zverev, Tstitsipas, Thiem, Berrettini ed altri giovani come Musetti ed Alcaraz, questo porta i tabelloni ad aprirsi almeno una volta a settimana, come per me a Miami. Avevo un draw con giocatori tosti poi Zverev e Medvedev hanno perso… In questi casi devi saper cogliere l’occasione al volo. Piano piano i giovani si stanno avvicinando ad un altro livello. È bello da vedere quando non vincono sempre gli stessi”.