A tre anni di distanza dall’ultima volta, il Giro d’Italia torna a scattare dall’estero e per farlo questa volta decide di puntare su una delle grandi patrie del ciclismo mondiale: il Belgio. Un territorio dove si respira agonismo sin dai tempi dei pionieri e che, grazie anche ai trionfi di Eddy Merckx, è diventato la nazione faro per questo sport.
Tuttavia per il Giro d’Italia si tratta di una sorta di “ricongiungimento” con i numerosi connazionali che, nel Secondo Dopoguerra, hanno lasciato la Penisola per lavorare nelle tetre miniere del Nord Europa dove gli italiani vengono considerati letteralmente “carne da macello” da sfruttare sino in fondo.
Ed è a coloro che hanno perso la vita a Marcinelle l’8 agosto 1956 che va il pensiero della carovana non appena approda a Seraing per il prologo della Corsa Rosa. Sono passati cinquant’anni, eppure è impossibile non ricordare la scomparsa di quei 136 uomini che, a caccia di un futuro migliore, sono stati spazzati via dal fuoco che inonda la miniera di carbone di Bois du Cazier.
Con la mente rivolta a quegli eroi, giunti in Vallonia soltanto per assecondare l’accordo fra Italia e Belgio per fornire carbone al popolo tricolore, il 6 maggio 2006 scatta l’ottantanovesima edizione del Giro d’Italia con i favoriti costretti subito a far i conti con un prologo corto, ma al tempo stesso impegnativo.
Gli highlights della cronometro di Seraing
Non si tratta della classica passerella pianeggiante che può offrire un’occasione imperdibile per vestirsi di rosa sia per gli specialisti delle prove contro il tempo che per i velocisti, pronti a scatenare nelle tappe successive tutti i propri cavalli. Questa già un test per la classifica generale con una salita di due chilometri in grado di toccare punte superiori al 10% e una discesa altrettanto lunga per completare i 6,2 chilometri in programma.
Prima di iniziare c’è però spazio per un’altra commemorazione, quella per i soldati scomparsi durante una missione di pace a Kabul, in Afghanistan. Una tragedia che ha colpito l’intero paese dopo quanto successo qualche giorno prima a Nāṣiriya con cinque carabinieri deceduti a causa di ordigno posto lungo la strada.
Il minuto di silenzio per i militari morti è il segnale per dare ufficialmente il via alla competizione che vive però subito attimi di tensione: da un’ammiraglia della Francaise des Jeux si sgancia una bicicletta che finisce fra la folla a bordo strada ferendo tre tifosi. A esser coinvolti sono una bambina, colpita dalla frattura di una caviglia; una donna incinta, ricoverata per una commozione cerebrale; e un giovane che ne sarebbe uscito indenne.
Dopo lo spavento, ecco però le sorprese provenienti dal settore sportivo. A vincere sul tracciato belga è Paolo Savoldelli, reduce dalla vittoria finale del Giro dello scorso anno. Il capitano della Discovery Channel riparte da dove aveva lasciato il tutto vestendosi immediatamente di rosa e fermando il cronometro in 7’50”.

Un tempo ragguardevole considerato che il “Falco di Rovetta” distanzia di undici secondi l’australiano Bradley McGee (Francaise des Jeux) e di tredici lo spagnolo Josè Gutierrez (Phonak), ma soprattutto fa il vuoto sugli altri uomini di classifica. Danilo Di Luca è decimo a diciannove secondi, Ivan Basso si ritrova a ventitré secondi, mentre Damiano Cunego e Gilberto Simoni accumulano rispettivamente venticinque e ventisei secondi di distacco.
Se chi ben comincia è a metà dell’opera, Savoldelli avrebbe già posto le basi per un nuovo trionfo, tuttavia la strada è molto lunga e prima di tornare in Italia ci sono da superare le insidiose coté del Belgio.