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Calcio

Azzurro Cenere – Mario Tortul, l’ala friulana che non ha mai imparato a volare

Da Marco Cangelli 10/03/2024

Ricordate Egidio Calloni, noto per i suoi numerosi errori sottoporta? Dimenticatevelo perché c’è qualcuno che è riuscito fare molto peggio dell’attaccante del Milan, autore di trentuno reti in centouno presenze. E’ il caso di Mario Tortul, centravanti friulano dai piedi decisamente “quadrati”.

Nato nel 1931 a Pieris (Gorizia), Tortul rimane presto orfano del padre all’interno di una famiglia composta da cinque fratelli e due sorelle, un buon motivo per cercare presto fortuna nella boxe. La speranza è quella di seguire le orme del conterraneo Primo Carnera, ma al primo incontro va subito k.o. Non c’è bisogno di altro per capire che la carriera da boxeur non fa per lui tanto da spostarsi verso il calcio dove molti coetanei stanno facendo strada.

La fortuna non sembra però sostenere Mario che in un provino a Reggio Emilia fallisce quattro gol clamorosi. Troppi anche per l’allenatore più magnanimo del mondo tanto da bocciare Tortul senza appello. Una seconda chance si concede però a chiunque, anche a Mario che viene chiamato dal cognato al Pieris, impegnato nel campionato Promozione. Nonostante si tratti della quarta lega nazionale, l’attaccante goriziano continua a mangiarsi gol a raffica tanto che nemmeno la parentela con l’allenatore gli salva il posto a fine anno. 

La figurina di Mario Tortul al Padova

E’ il 1951, l’Italia è ancora alle prese con le cicatrici della Seconda Guerra Mondiale e muoversi da una regione all’altra è molto complicato. La passione per il mondo del pallone è più forte di una strada piena di buche o di un fiume da guadare spingendo Mario ad attraversare la Penisola e trasferirsi all’ArsenalTaranto. Il ruolo di riserva è scontato, ma comunque si tratta di una squadra di Serie C dove potersi metter in mostra nel caso in cui ci fossero problemi fisici in squadra

Forte di una caparbietà che solo i friulani posseggono, Tortul vince la sua sfida subentrando un giorno al posto della mezzala infortunata e mettendo a segno ben tre gol. In rossoblù il brutto anatroccolo diventa un cigno sfiorando per due volte la promozione, ma soprattutto centrando la porta per 39 volte in 61 presenze tanto da diventare capocannoniere della Serie C nel campionato 1952-53. Il salto di categoria è imminente, ma invece di finire in Serie B, raggiunge direttamente la A con la Sampdoria dove deve far i conti con la presenza di Giuseppe Baldini che lo costringe ad arretrare sulla trequarti.

A Mario ciò non importa, la sfida è così allettante che parte subito a spron battuto tanto da trovare spazio nella linea offensiva guidata dal sudafricano Eddie Firmani e realizzare tredici reti durante la stagione 1955-56. La chiamata in Nazionale è una formalità che viene espletata l’11 novembre 1956 quando a Berna va in scena la sfida di Coppa Internazionale fra Svizzera e Italia. Mario ha iniziato la stagione segnando a raffica tanto da guadagnarsi l’attenzione della commissione tecnica guidata da Alfredo Foni e Luciano Marmo i quali decidono di convocarlo per l’incontro con gli elvetici. La situazione degli azzurri è decisamente disperata: due sconfitte con Jugoslavia e Ungheria, ma soprattutto zero gol realizzati e sei subiti tanto da valere l’ultimo posto in classifica.

Mario Tortul con la maglia della Nazionale

La sfida non è certo una delle più belle della storia della nostra Nazionale con la Svizzera che passa in vantaggio al 26’ grazie Robert Ballaman, mentre dieci minuti dopo arriva il pareggio con Eddie Firmani fissando così il punteggio sull’1-1. Da quel momento non cambia più nulla tanto che il giorno successivo sulla “Gazzetta dello Sport” Mario Roghi decide di rimandare al futuro il giudizio sul friulano. “Tortul in giornata di vena è un giocatore che applica alla sua zona di movimento, alla sua area di manovra i principi della geometria elementare: passaggi lunghi e netti, in profondità o in diagonale, lanci aizzanti, stoccate decise, questo è il gioco del Tortul migliore che raramente potrà essere sorpreso in capziose ricerche di cineserie tecniche, di arabescature preziose, di pezzi rari di acrobazia. La struttura acerba e scarna di questo gioco, privo di adescamenti teatrali per la gioia del loggione, fa sì che desti nello spettatore disattento un’impressione di ordinarietà, anzi di mediocrità, allorchè Tortul non è in palla. E questo gli succede talvolta perché il suo rendimento è incostante”.

Un problema che coinvolge molti giocatori del passato e della nostra epoca e che talvolta è diventato un macigno anche sulle carriere meglio avviate. Lo stesso che accade per Mario che quella stagione non riuscirà più a sbloccarsi sottoporta chiudendo con soli otto gol. Quei guizzi emersi all’inizio del 1956 scompariranno per sempre conducendolo in un lungo peregrinaggio nella provincia italiana fra Triestina, Padova, Anconitana e Teramo prima di chiudere la sua esperienza agonistica nel 1967 in Serie D.

La testardaggine non basta per evitare che quella bruciante ascesa diventasse una parabola con un picco e una lunga discesa agli inferi, tuttavia Mario potrà comunque consolarsi perché proprio a Pieris nascerà un certo Fabio Capello, figlio della sorella Evelina. Quel ragazzo farà strada diventando uno dei migliori centrocampisti del nostro campionato, ma soprattutto uno degli allenatori più apprezzati dal pubblico di tutto il mondo.

 

Tags: #Taranto, Alfredo Foni, Azzurro Cenere, Coppa Internazionale, Eddie Firmani, Mario Tortul, nazionale italiana, Sampdoria, Svizzera

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Nota sull’autore: Marco Cangelli

Nato il 4 giugno 1997 a Bergamo, svolge il ruolo di giornalista pubblicista dal 2016 collaborando con una serie di testate online. Laureato in Scienze Storiche con un Master in Radiofonia, lavora attualmente nella redazione di SportMediaset svolgendo conducendo una serie di programmi presso Radio Statale e Radio RBS. Appassionato di sport a 360 gradi, ha seguito 3 Olimpiadi e un giorno sogna di poterlo fare dal vivo.

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