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Freddo, neve, impianti, spettatori: smascheriamo l’Olimpiade di PyeongChang!

Da Sport Senators 12/03/2018

I tanti misteri dei Giochi invernali in Corea del Sud, a partire di motivi della scelta del Cio. L’impatto che la manifestazione ha avuto e avrà sul paese è quasi zero….

Lo spirito olimpico, dopo una breve pausa, torna a farsi sentire in Corea del Sud grazie alla Paralimpiade, appena cominciata. Tornano d’attualità le immagini, i luoghi, le piste dei Giochi invernali e tornano anche le domande su cosa davvero ha rappresentato per i coreani questo appuntamento. Le domande e i dubbi, a partire dai motivi di una scelta, Pyeongchang, apparsa misteriosa e confermata tale dopo aver assistito all’Olimpiade. Dire che aveva vinto perché non c’erano concorrenti seri non è esatto, perché è vero che la francese Annecy aveva mostrato problemi di budget, anche se la sua delegazione fino all’ultimo momento li aveva negati e aveva spinto per ottenere i Giochi, ma non si può certo sostenere che la tedesca Monaco di Baviera non fosse una candidata seria, tant’è che si era scomodato persino Franz Beckenbauer per convincere i membri del Cio ad assegnarle l’Olimpiade 2018. Che poi un referendum cittadino abbia bloccato l’ulteriore candidatura per il 2022 è un altro discorso, che non inficia il fatto che Monaco fosse nettamente migliore di Pyeongchang.
   Purtroppo, come è avvenuto in più di una occasione per le vittorie di candidate sulla carta “non migliori delle altre”, i sospetti sono pesanti, né aiuta a dissiparli la situazione politica ed economica della Corea del Sud, pesantemente condizionata da corruzione e scandali. Per averne un’idea basta ricordare che nel 2017, il 30 marzo, la presidentessa della Corea del Sud, Park Geun-hye, esponente del partito conservatore, è stata arrestata per corruzione, accusata di aver favorito, con alcuni provvedimenti governativi, in cambio di 34 milioni di euro, un colosso aziendale come la Samsung, il cui vicepresidente Lee Jae-hyong, nell’ambito della stessa inchiesta, è stato arrestato e rilasciato dopo un anno, ma solo perché in appello gli è stata ridotta la pena. E non è il solo scandalo che riguarda grandi aziende, la maggior parte delle quali condotte da grandi famiglie e chiamate “chaebol”, che in coreano ha un significato molto simile a “cupola“, e il riferimento nel gergo popolare è proprio a un sistema “mafioso”. Per sostituire la Park è stato eletto il democratico Moon Jae-in, che adesso guida il Paese e ha fatto approvare interventi contro le “chaebol”.
   La Corea del Sud, quindi, si trova a un bivio fondamentale della sua storia e del suo sviluppo, dopo che per tanti anni il suo sistema democratico è stato più teorico che reale. Non bisogna dimenticare infatti che la sua storia è tribolata, a cominciare dalla dittatura di Park Chung-hee, padre di Park Geun-hye, che salì al potere nel 1961 con un colpo di Stato e vi rimase fino al 1979 quando fu ucciso. E anche quando ci furono libere elezioni, a partire dal 1987, molti presidenti furono coinvolti in scandali, fino ad arrivare alla figlia del dittatore Park. Adesso, l’azione di Moon Jae-in contro le “chaebol” sembra un segnale per un’inversione di tendenza. Ciò non toglie che questa Olimpiade è stata voluta da un sistema politico corrotto, precedente all’attuale presidente Moon, e gli sforzi fatti per rendere “vivibili” questi Giochi non hanno potuto cancellare una realtà evidente: non si dovevano fare qui.
Di conseguenza, l’impatto che l’Olimpiade invernale ha avuto e avrà sulla Corea del Sud è quasi zero. Proviamo a considerare alcuni aspetti, sportivi e no, di questa edizione, partendo da quella che appare come una semplice curiosità, ma che alla fine un condizionamento l’ha comunque avuto. Pyeongchang si trova all’altezza del 37mo parallelo. Palermo, proprio la nostra Palermo, è al 38mo! Insomma, Palermo è più a nord della sede dell’Olimpiade invernale 2018. E allora, come mai a Pyeongchang fa freddo? Il punto è che si trova in una posizione tale da subire l’influenza dei venti che arrivano dalla Siberia, per cui l’inverno è freddo, anche meno 20 gradi nelle zone vicine al confine con la Corea del Nord, è c’è la neve. Detto questo, vediamo le controindicazioni.       Pyeongchang si trova a soli 30 chilometri dal mare (ma sempre meglio che a Sochi, dove il mare era proprio lì), sulla costa c’è Gangneung, la seconda sede dei Giochi con gli impianti per gli sport “al chiuso”, quelli del ghiaccio. A Gangneung, naturalmente, neanche si parla di neve. E non è che a Pyeongchang ci sia una situazione tanto migliore. La neve che si è vista anche in Tv c’era solo sulle piste. Bastava spostarsi di pochi metri e tutto era asciutto, come se non fosse nevicato da chissà quando o così poco da sciogliersi immediatamente, il che fa pensare a un gigantesco sforzo per “pompare” neve artificiale sulle piste, oltre a quella poca caduta a dicembre. E per quanto riguarda la temperatura è vero che soprattutto nei primi giorni si è arrivati a meno 20, come nella cerimonia inaugurale, ma il freddo intenso si aveva solo quando tirava vento, quello siberiano appunto, altrimenti le temperature a Gangneung erano sui 9-10 gradi sopra lo zero di giorno, a Pyeongchang sui 5-6 sopra lo zero, non certo da vere Olimpiadi invernali. Infine, le cosiddette montagne, perché qui stiamo parlando al massimo di colline, con influenza anche sulla qualità delle piste di sci alpino.
   Ma esaminiamo meglio quest’ultimo aspetto. In Corea del Sud ci sono 21 comprensori sciistici, tutti nella zona a ridosso del confine con la Corea del Nord. Nella regione del Gangwon-do, quella in cui si trova Pyeongchang, il monte più alto è il Seorak, 1708 metri. I comprensori sciistici utilizzati per i Giochi sono 4: per lo sci alpino Yongpyong, dislivello della pista 738 metri (da 1438 a 700), e Jeongseon, dislivello 952 (da 1378 a 418); per snowboard e freestyle Phoenix park , dislivello 400 (da 1080 a 680); per la combinata nordica e il salto Alpensia, dislivello 195 (da 970 a 775). Persino a Sochi, gare nel comprensorio di Rosa Khutor, la situazione era migliore: dislivello 1380 (da 2320 a 940). Se andiamo a esaminare la qualità di queste località sciistiche, in base alle classifiche di un sito specializzato come “Skiresort”, abbiamo come risultato che Yongpyong merita 3,1 stelle su un massimo di 5 ed è al primo posto nella classifica dei comprensori sciistici sudcoreani; Jeongseon e Phoenix hanno 3 stelle e sono appaiate al terzo posto; Alpensia ha 2,6 stelle e si trova al 13mo posto. Per tentare di avere un’idea del valore assoluto di queste località e queste piste si può fare un confronto, nello stesso sito, con l’Italia. Nel Nord, fino all’Appennino Tosco-emiliano, ci sono 219 comprensori sciistici, 49 dei quali sono giudicati con un valore che va da 4,6 a 3,2 stelle, quindi con qualità superiore al migliore di quelli sudcoreani, e 6 con 3,1, quindi alla pari col primo sudcoreano che è Yongpyong. I paragoni di questo genere sono sempre difficili, ma qualcosa di concreto c’è. Non è una “gara” fra Italia e Sud Corea, serve solo ad avere una percezione più efficace della realtà.
   Senza entrare esageratamente nel merito delle conseguenze tecniche di questa situazione, qualche considerazione sulle reali difficoltà delle piste bisogna pur farla e certe imprese, come quella della ceca Ester Ledecka, che vince il Gigante parallelo nello snowboard e il SuperG nello sci alpino, andrebbero valutate al ribasso viste le caratteristiche delle piste “di montagna”.
   E poi, il mistero sul numero di spettatori, valutati in oltre un milione da Sung Baik-you, portavoce del Comitato organizzatore, citato dall’agenzia di stampa Yonhap. Ma se davvero sono stati così tanti, dov’erano? Già, perché non si sono visti. Sulle piste di sci pochissimi spettatori. Ce n’erano in quantità solo negli impianti del ghiaccio, in particolare il pattinaggio artistico e lo short-track, quasi pieni o pieni solo in alcune giornate. Del resto, a Pyeongchang e Gangneung quasi tutti i posti letto sono stati requisiti da atleti, dirigenti, giornalisti, volontari e personale addetto ai Giochi. Per i turisti quasi non c’era posto.    L’impressione generale è che non ci fosse questo grandissimo “sentimento popolare”, ma soprattutto che non ci fosse la situazione logistica per accogliere un movimento che l’Olimpiade dovrebbe produrre. E ci sono dubbi sul fatto che lo sci sia così sentito in Sud Corea. Un po’ più a nord di Pyeongchang, c’è un resort invernale abbandonato, dopo che una crisi economica lo aveva messo in ginocchio una decina di anni fa. Ecco, dove stanno le migliaia di turisti, non solo coreani, ma anche cinesi e russi, che dovrebbero sostenere la realtà dei comprensori sciistici?
   Il fatto stesso che lo stadio per le cerimonie di apertura e chiusura, uno strano “pentagono”, assolutamente inutile per qualsiasi gara, sia stato costruito solo per questa funzione, per poi essere smantellato, riporta ancora una volta alle manie di grandezza del regime corrotto della presidentessa Park e non a una domanda della popolazione. E’ una specie di veleno che si insinua e non fa più ragionare. Per certi versi, ricorda Atene 2004, con la differenza che in quell’occasione il popolo accettò l’avvelenamento, i coreani invece appaiono più disincantati. E’ utile ricordare quell’Olimpiade, ma anche qualcosa che i mezzi di informazione sembrano aver dimenticato. I lavori per la preparazione furono un disastro, si arrivò alla vigilia dell’Olimpiade con una situazione di sbando totale, con impianti ancora incompleti. Gli organizzatori provvidero negli ultimi giorni con soluzioni di emergenza, ma fu un mettere la sporcizia sotto il tappeto, cosa che era evidente a chiunque entrasse negli impianti o solo camminasse per le vie di Atene. Ma la presidentessa del Comitato organizzatore, la discussa Gianna Daskalaki, maritata il ricco Angelopoulos, ebbe la sfacciataggine di “ordinare” alla stampa mondiale, che aveva messo in risalto le difficoltà di quella candidatura: “E adesso chiedeteci scusa”. E purtroppo molte pecore giornalistiche chiesero scusa, ignorando la realtà che si sarebbe rivelata tragica per la Grecia. Ma, peggio ancora, fu l’ubriacatura generale alla fine di quei Giochi, testimoniata da una richiesta assurda che i greci proposero di fare al Comitato Olimpico Internazionale. Dirigenti, stampa, cittadini partorirono la folle idea che ogni 4 anni, nel secondo anno intermedio delle Olimpiadi estive normali, si dovesse fare un’Olimpiade con sede fissa ad Atene. Quindi: 2006 Atene, 2008 Pechino, 2010 Atene, 2012 Londra, 2014 Atene, 2016 Rio de Janeiro, 2018 Atene, 2020 Tokyo, 2022 Atene. Vi rendete conto della pazzia totale che si era impadronita dei greci?
   Vabbè, finiamola qua con le follie. Diciamo che la Corea del Sud non corre questo rischio. Fra rapporti difficili con la Corea del Nord e anche con gli Stati Uniti, che vorrebbero continuare a trattarla come un suddito, per non dimenticare le antiche ruggini con il Giappone e la problematica situazione interna sulla situazione economica e la corruzione, è già troppo aver portato a conclusione una Olimpiade invernale.
Gennaro Bozza
Tags: Freddo, gennaro bozza, impianti, neve, olimpiadi invernali, PyeongChang, spettatori: smascheriamo l’Olimpiade di PyeongChang!

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Nota sull’autore: Sport Senators

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