Si è conclusa in queste ore a Incheon, sede delle Finali del World Tour in Corea, una serata di Gala che ha preceduto le gare con la premiazione degli atleti e dei tecnici giudicati i più bravi del 2018 da una giuria popolare (si è votato su internet) e da una di esperti. Per l’Ittf (la Federazione internazionale del tennistavolo) e per gli appassionati di tutto il mondo, è Massimo Costantini, 60 anni, da Senigallia, l’allenatore che nel 2018 ha compiuto le imprese più belle e importanti, con l’unico neo (non per lui, ma per la Federazione italiana) di averle realizzate alla guida dell’India e non dell’Italia: medaglie record ai Giochi del Commonwealth (3 ori, 2 argenti, 3 bronzi), con vittoria in entrambe le gare a squadre e nella classifica finale per nazioni, medaglie a sorpresa ai Giochi Asiatici, contro le più forti nazioni del mondo, giocatori e giocatrici indiani autori di exploit incredibili, a partire da Manika Batra, la ragazza che ha vinto due ori (singolo e squadre ai Giochi del Commonwealth) e che, in questa serata del Gala Ittf è stata premiata come rivelazione dell’anno, superando un coreano (il premio è unisex) che era considerato il grande favorito. E’ quindi un ulteriore riconoscimento del lavoro svolto da Costantini, capace di portare una ragazza di media classifica mondiale a battere le più forti e a entrare nell’elite.
Per Costantini è stato un anno paragonabile ai tricche tracche napoletani, una serie di tante esplosioni per poi arrivare al botto finale, che in questo caso è un superbotto. Allo stesso tempo, questo premio è il riconoscimento a un’intera carriera, a una vita nel tennistavolo, prima da giocatore di alto livello, poi da tecnico ancor più bravo. Da giocatore, una carriera da record, 452 presenze nella Nazionale maggiore (superato solo da Silipo, pallanuoto, con 482, e Giani, pallavolo, con 474), ma con altre 50 maglie nella Nazionale giovanile, a fare di lui l’azzurro più azzurro di tutti, oltre a essere l’italiano con il più lungo periodo in Nazionale, 22 anni, davanti a leggende come Piola, Pietrangeli e Meneghin, tante vittorie di prestigio contro i primi della classifica mondiale, la stima di tutto il mondo non solo per la sua tecnica all’avanguardia ma anche per il suo comportamento sportivo, vincitore del Premio Fairplay nel 1991 per aver concesso, ai Mondiali di Chiba (Giappone), un punto al tedesco Bohm per uno spigolo non visto dall’arbitro, ed era il punto della vittoria!
Da c.t. dell’Italia, tante soddisfazioni, con le vittorie (oro ai Giochi del Mediterraneo nel singolo maschile, l’oro a squadre femminili agli Europei con la squadra guidata da Maurizio Errigo, più argento e bronzo nel singolo) e con i progressi di tutti gli azzurri, portati a competere con i più forti del mondo, significativa l’impresa sfiorata da un giovane Umberto Giardina, che ha un matchball contro il campione olimpico, il sudcoreano Yoo Seungmin.
E adesso, la lunga strada è arrivata alla meritata consacrazione. Nella volata finale a tre per il titolo di “Tecnico dell’anno” Costantini ha superato il tedesco Jorg Rosskopf, vincitore del premio nel 2017, e lo svedese Ulf Carlsson, tecnici di nazioni con una tradizione di successi contro la quale una squadra come l’India, in teoria, non avrebbe avuto scampo. Massimo li aveva già battuti entrambi sul tavolo, Rosskopf addirittura quando il tedesco era n.5 del mondo, ai Mondiali 1993, ora li ha superati anche sulla panchina. E se si pensa che nel 2015 e nel 2016 il premio era andato a Liu Guoliang, a capo di una Cina stellare, si capisce ancora meglio la portata del successo di Costantini. E infatti la sua prima reazione dà esattamente l’idea dello stupore: “Per la verità, non mi aspettavo nemmeno lontanamente di essere inserito nella terna finale. Basta vedere chi ha vinto negli ultimi anni per capire che questo premio era davvero fuori portata per me. Qualcuno mi aveva accennato l’ipotesi di una candidatura, ma siamo al livello di “sai, potresti”, ma io non ci credevo, figuriamoci di vincere”.
Proprio in questa teorica “impossibilità” di vittoria sta la magia del premio assegnato a Costantini e proprio nella sua straordinarietà si cela un aspetto ancor più importante, messo in evidenza da Massimo: “Credo che in questo riconoscimento ci sia un profondo significato, che va oltre la soddisfazione personale, quello di una speranza per tutti gli allenatori di nazioni considerate meno forti rispetto alle potenze tradizionali, di una ispirazione a lavorare al meglio e veder riconosciuti i propri meriti. E’ proprio quello che mi stanno dicendo molti tecnici, dopo aver saputo di questo premio: “ci hai ridato la speranza”. E’ un bene per tutto il tennistavolo”.
Costantini è il tecnico che ha vinto questo premio guidando la nazione con minor tradizione fra tutti quelli dell’albo d’oro dell’Ittf Star Awards. Il “meno titolato”, se così si può dire, prima di lui, era stato nel 2014 Pedro Rufino, allenatore del Portogallo campione d’Europa a squadre, davanti a potenze come Germania e Svezia, comunque di altra categoria rispetto a quello che era l’India prima che arrivasse Costantini a guidarla.
Ad applaudirlo sono arrivati dall’Italia la moglie Paola e il figlio Andrea, le persone che più hanno sofferto per quello che è un vero “esilio”, cominciato alla fine del 2006, dopo che la Federazione Italiana non gli confermò il contratto di c.t. della Nazionale a dispetto degli ottimi risultati ottenuti. Andrea aveva 14 anni quando suo padre cominciò a viaggiare per il mondo per allenare Emirati Arabi, India, club in California, Nazionale degli Stati Uniti e di nuovo India fino a diventare, quest’anno, responsabile dell’Ittf per il progetto di sviluppo tecnico mondiale. Adesso ne ha 25, si è laureato in Economia e Finanza alla Bocconi di Milano, ma quegli anni per lui sono perduti per sempre.
Massimo Costantini li ricorda così: “La mia famiglia ha risentito più di tutti della lontananza. Andrea era nel momento della vita in cui si ha più bisogno di avere i genitori vicini. Io però voglio vedere il lato positivo, magari tutto questo è servito a rafforzarlo”.
Resta il rimpianto personale, ma anche quello per la Nazionale italiana che con lui sembrava avere una grande prospettiva di sviluppo. “Mi sentivo come uno che sta andando forte in salita con la bicicletta, ma poi arriva qualcuno da dietro, ti dà una botta e ti fa cadere, ti spezza le gambe. L’Italia era fra le prime 8 nazioni del mondo, all’Olimpiade di Atene avevo portato 5 azzurri, record di sempre, avevo impostato i programmi per i Giochi del 2008, c’erano le basi per ottenere risultati ancora più importanti, ma in quel momento ci fu un corto circuito forzato, imposto dall’alto, per me inspiegabile”.
I risultati dell’Italia negli anni successivi dimostrarono quanto fosse stata sbagliata la decisione di cacciare Costantini: Nazionale sempre più giù, non solo nel mondo, addirittura retrocessa in Seconda categoria in Europa, sempre meno giocatori qualificati alle Olimpiadi, fino alla scomparsa totale di azzurri ai Giochi. Lui, invece, ottiene record mondiali: qualifica all’Olimpiade di Londra 2012 ben tre giocatori da lui allenati in California, unico tecnico al mondo, cinesi inclusi, a portarne tanti ai Giochi.
La sua capacità di “trasformare” anche i giocatori meno forti in atleti capaci di superare qualsiasi limite è una dote che pochissimi hanno e che ha portato alla ribalta, ultimo esempio di tanti, una giocatrice indiana, Manika Batra, premiata come “rivelazione dell’anno” nella stessa serata del Gala Ittf. Per comprendere meglio il senso di quest’altra “impresa” di Costantini è opportuno ricordare un episodio divertente. Dopo che Batra aveva vinto due ori ai Giochi del Commonwealth, i tecnici cinesi, in vista dei Mondiali a squadre in Svezia, nei quali la Cina avrebbe incontrato proprio l’India nel gruppo preliminare, cercavano filmati di questa giocatrice per poterla studiare, pensando che avrebbe potuto creare problemi alle loro campionesse. E il bello è che non riuscivano a trovarli perché nessuno aveva mai pensato di registrare suoi incontri, visto che non era considerata tanto brava.
C’erano giusto un paio di filmati, però rapidamente spariti dai web. Tutto questo a dimostrare come un tecnico possa incidere sulle capacità del giocatore, a patto che abbia doti di apertura mentale, di duttilità, di predisposizione a capire l’atleta che si affida a lui e a individuare il sistema di gioco che più si confà a quel particolare tipo di giocatore e di persona. Costantini è uno dei pochi nel mondo a perseguire questa idea. Lui la spiega così: “Non voglio avere il totale controllo sui giocatori, come se fossero soldatini, non mi interessa condizionare le persone a mio beneficio. Mi interessa farli migliorare”.
Cosa che gli riesce benissimo, durante uno stage in Cina, nel Centro nazionale, con la squadra indiana, Costantini, osservando un giocatore cinese, espresse un suo parere su una correzione tecnica nella sua impostazione. I tecnici cinesi, refrattari a “intrusioni” nei loro sistemi di allenamento, ci pensarono su e alla fine decisero che aveva ragione Costantini. Il risultato? gli chiesero di condurre lui il lavoro di alcuni giocatori cinesi nei giorni seguenti.
Tutto questo, però, non gli basta per riguadagnare un posto nella Nazionale italiana. Ormai, non si può nemmeno più dire che sia un suo cruccio, perché lo è di tanti nel tennistavolo italiano. Ma Costantini preferisce non fare polemiche: “Chi è responsabile di una Federazione fa quello che crede. Poi, magari, c’è una opinione pubblica che non gradisce. Si vede che la decisione di farmi tornare deve ancora maturare”. Magari prima che il frutto, vale a dire il tennistavolo italiano, diventi irrimediabilmente marcio.
Gennaro Bozza