Abbiamo sempre avuto tante perplessità sulla mancanza di impianti sportivi nell’Italia del sud. Avremmo un po’ di idee per Andrea Abodi e il Credito Sportivo per finanziare le strutture di cui necessitiamo, insieme a qualche imprenditore coraggioso che voglia investire nel tennis e nel golf, sulla falsariga del bum turistico-sportivo di Spagna e Portogallo. E, sotto il bel sole caldo di Roma, ci abbiamo ripensato non una, ma ben due volte, nel sabato di qualificazioni agli Internazionali d’Italia di tennis (al via ufficialmente domenica). Ci è successo mentre Robertina Vinci confermava ufficialmente che giocherà in questi giorni le sue ultime partite da tennista professionista e subito dopo, quando Filippo Baldi, da Vigevano, firmava in rimonta la sorpresa del giorno eliminando, da 368 del mondo il 61, l’ungherese Fucsovics. Tutti e due questi atleti, la tarantina rilanciata fino al numero 7 del mondo di singolare e all’1 di doppio, fino a giocare la finale degli Us Open 2015 e a vincere 5 Slam in coppia con Sara Errani, e il vigevanese che sta trovando solo ora le chiavi per il professionismo, sono transitati alla scuola di Francesco Cinà al Country Club Palermo. Roberta, in modo diretto, perché Cinà l’ha accompagnata personalmente per il mondo, Filippo, in modo indiretto, perché ora fa il direttore della scola e ad occuparsi tutti i giorni dell’ex promessa juniores è l’altro Francesco, Aldi, stoppato da pro dagli appena 175 centimetri d’altezza.
Palermo è sole, caldo e possibilità di allenarsi all’aperto per tanti mesi l’anno. Quella che tutti gli atleti professionisti trovano spesso all’estero, perché nel loro paese hanno inverni lunghi e duri, e devono magari emigrare a Dubai o a Miami. Mentre gli italiani, favoriti dalla conformazione stessa dello “Stivale”, invece di spostarsi in Spagna – com’è successo per ultimi alla coppia Flavia Pennetta & Fabio Fognini -, potrebbero serenamente ritrovare condizioni ideali di allenamento nel nostro meraviglioso sud.
Vale ovviamente anche nel golf, dove, invece di puntare a campi dalle famose 18 buche, il Credito Sportivo potrebbe intanto finanziare al sud più campi da 9 – con buche da ripetere, perché non l’ha ordinato il dottore che le 18 debbano essere uniche -, per richiamare giocatori nostrani e turisti. Allargando anche la partecipazione agonistica in quelle regioni e diminuendo la distanza culturale col nord del paese. Per sfatare un altro luogo comune sul golf e fare davvero contenti i signori della Ryder Cup, molto preoccupati dell’accezione prettamente lombarda, nel nostro paese, dello sport sul green. Perché la storica Ryder Cup italiana del 2022 si disputerà non già al nord, bensì al Marco Simone, a 17 chilometri da Roma. Come creare d’acchito i presupposti per l’indispensabile e imponente partecipazione popolare se, come dicono i fatti è addirittura dal 2002 che un Open d’Italia non si disputa lontano dal nord? Dall’Olgiata Roma, sono passate sedici edizioni – dicasi sedici edizioni -, nelle quali si sono alternate come sede della massima gara italiana Garda Golf (Brescia) nel 2003, Tolcinsco (Milano) per cinque anni, Royal Park Torino per altri quattro anni, Golf Torino per due, Golf Milano per tre e Garda Golf (Brescia), fra 17 giorni. Magari anche il governo, quando ne avremo finalmente uno, dovrebbe fare qualche domanda su questa circostanza particolare. Perché, se la scelta fosse dettata dai finanziamenti delle amministrazioni locali, la decisione sarebbe ancor più grave, e criticabile.
VINCENZO MARTUCCI
