Bloooog!
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A Mbappé Florentino Perez è a quanto pare disposto a pagare uno stipendio da 50 milioni l’anno, strappandolo così a un club ricchissimo, il Psg, che i campioni – da Messi a Mbappé, da Di Maria a Neymar – riesce a convincerli e comprarli quasi tutti, certo, ma finisce poi per metterli in una pista da circo invece che in una grande squadra di calcio capace di vincere tutto il possibile.
Questo, oggettivamente, è invece il mestiere di Florentino Perez e del Real Madrid. Mestiere che stenta ad apprendere fino ai livelli più alti Nasser Al Khelaifi, 46 anni, presidente del Fondo Sovrano del Qatar nonché n.1 del Paris Saint Germain. Si calcola abbia investito in dieci anni nel Psg oltre un miliardo e mezzo di euro per il solo acquisto di calciatori. Tanto da perdere anche la testa di fronte all’ennesimo schiaffo.
Dopo essere stato brutalmente eliminato dal Real Madrid, il potentissimo emiro – nemico della Superlega di Florentino Perez e Andrea Agnelli, nonché sodale del presidente dell’Uefa Ceferin e finanziatore tramite BeinSports TV dell’Uefa stessa con 500 milioni di euro per i diritti del calcio europeo in Medio Oriente – si è precipitato nello spogliatoio dell’arbitro, insieme a Leonardo, per insultarlo apertamente e tentare addirittura di aggredirlo in una clamorosa baruffa per la quale è stata persino chiamata la polizia. Nella rissa è volato addirittura uno stentoreo e minaccioso: “Ti uccido!”. Tutto perché i megalomani stramiliardari progetti dell’emiro sono finiti in fumo davanti al suo rivale principale, per colpa di una stupida papera di Donnarumma, che invocava invece il fallo di Benzema. Spesso quando si manovrano troppi miliardi, si perdono di vista i dettagli.
Il calcio bisogna saperlo fare, il calcio è soldi, tanti, certo, ma non è una pura somma di bonifici bancari, superstipendi, incassi, traffici, mediazioni, parametri, è un mix ben più complesso dove il tesoro dei calciatori va strutturato, animato, motivato, guidato, reso efficiente. In una parola vincente. E questo invece è da sempre il mondo del Real Madrid, il club, appunto, più vincente al mondo. Tredici fra Coppe dei Campioni e Champions League, due Coppe Uefa, tre Coppe Intercontinentali, 34 campionati spagnoli, 19 Coppe del Re solo per citare alcuni dei trofei vinti dai Blancos.
Il Real Madrid oggi è in una fase di transizione, Florentino Perez si gode il primo posto nella Liga e i quarti di finale di Champions League conquistati con la trionfale partita della squadra di Ancelotti contro il Paris Saint Germain attraverso i tre gol di Benzema. Il presidentissimo manovra già per ingaggiare nuovi Galacticos, ma nel frattempo le prossime vittorie gli possono arrivare non solo da giovani formidabili come Vinicius o Rodrygo, ma soprattutto da tre anziani veterani. Il buono, il brutto e il cattivo.
Luka Modric, il Buono
Da dieci anni al Real Madrid, il 37enne capitano della Croazia, nel 2018 vinse il Pallone d’Oro con grande smacco di Ronaldo. Anzi per la precisione fu il primo a vincere dopo 10 anni ininterrotti di vittorie di Messi e Ronaldo. E’ il fantasista che dà al centrocampo del Real classe e imprevedibilità, l’uomo che scova strade e corridoi lì dove nessuno lì vede. Apriscatole e assistman più che uomo gol.
Quella con il Real è una seconda giovinezza, dopo il Pallone d’Oro avrebbe anche potuto rompere con Florentino, fu a un passo dall’Inter ma poi non se ne fece niente. Proprio perché il Real non avrebbe potuto sopportare due addii così clamorosi e consecutivi, Ronaldo prima e Modric poi.
I suoi riferimenti tecnici sono Boban e Totti, e come tanti ormai progetta di giocare fino a 40 anni. Ora, detto sinceramente, nessuno si aspettava più che Modric potesse prendere per la mano questo Real Madrid. Se tramonto deve essere è un sole che cala con lampi di luce straordinari.
Karim Benzema, il Brutto
Una vita per il Real Madrid, da 13 anni in camiseta blanca, soltanto da quando è andato via Ronaldo si scopre che Karim Benzema, trentacinquenne francese di origine algerina, è un grandissimo attaccante. E non solo la spalla di Ronaldo. Da quando CR7 è partito, il numero dei suoi gol è aumentato notevolmente: 30 al primo anno, 27 al secondo, 30 al terzo, e già 30 quest’anno con la stagione che è ancora ben lungi da finire.
Da seconda punta è diventato prima, oggi è il protagonista e la bandiera del Real Madrid. Per quanto sia un attaccante straordinario non è stato campione del mondo con la Francia in Russia, escluso per la brutta storiaccia della denuncia circa il ricatto a Valbuena cui furono chiesti, con una telefonata anonima, 150mila euro per non diffondere certe sue foto relative a suoi incontri sessuali. Processi e conseguenze durissime sulla sua carriera, soltanto dopo sei anni Benzema è rientrato in Nazionale. La prospettiva per il futuro è di giocare in tandem con Mbappé, col rischio però di finire di nuovo nel cono d’ombra, senza assolutamente meritarlo.
Carlo Ancelotti, il bollito
C’è stato un momento in cui a Carlo Ancelotti è stato dato del “bollito”, allenatore finito, ormai imbolsito dai troppi anni di calcio e di panchina. Nel calcio è così, basta tagliare il traguardo dei 60 anni e ti etichettano. Passato attraverso le più grandi squadre del mondo – Juventus, Milan, Chelsea, Psg, Real Madrid, Bayern Monaco, Napoli, Everton, ancora Real Madrid – è vero forse proprio il contrario di quello sprezzante assunto. E’ probabile che il suo massimo Carletto Ancelotti debba ancora raggiungerlo.
La sua esperienza al Napoli, nel dicembre 2019, finì male, in aperta rottura con De Laurentiis che prima investì tutto su di lui per il dopo Sarri e poi gli tolse la fiducia fino all’esonero. C’è stato tempo e spazio per rifarsi e per confermare che Ancelotti è ancora oggi il miglior allenatore italiano in circolazione. Tre Champions League (due col Milan nel 2003 e nel 2007 e la famosa Decima col Real Madrid nel 2014) non si vincono per caso, al mondo ci sono riusciti solo Bob Paisley e Zinedine Zidane.
Il suo calcio è semplice, ha grande capacità, conoscendone a fondo la psicologia, di saper mettere a suo agio i campioni. Per quanto simpatico e compagnone Ancelotti è un professionista eccelso con radici forti dentro la storia del football da Liedholm a Sacchi.
Ancelotti tiene alta la bandiera sfilacciata di un calcio italiano, sospeso tra la vittoria degli Europei e la paura di mancare per la seconda volta consecutiva la qualificazione ai Mondiali. Il Real Madrid di oggi porta il suo marchio, e bolliti sono probabilmente quelli che dettero del bollito a lui.
(Foto tratta raisport.it)