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Vari

Coree unite? Ristabiliamo la verità nel… tennistavolo!

Da Sport Senators 17/02/2018

La vicenda promozionale di Corea del Sud e del Nord riunite nell’hockey donne di PyeongChang come in altri grandi manifestazioni ci dà lo spunto per rimettere la storia a posto ai Mondiali in Giappone, del 24 aprile- 6 maggio 1991. Al di là di un film fuorviante anche per i media…

Tre sconfitte e la favola della Corea unita nell’hockey su ghiaccio femminile all’Olimpiade si è chiusa. Naturalmente, non c’erano speranze che proseguisse oltre il gruppo preliminare, l’importante era che se ne parlasse, al di là del risultato. E così è stato, senza stare a soffermarsi sugli 8-0 subiti da Svizzera e Svezia e dal 4-1 preso dal Giappone. Un po’ meglio era andata la volta precedente in cui le due Coree avevano deciso di schierare una squadra unita, ai Mondiali under 20 di calcio in Portogallo dal 14 al 30 giugno 1991. Nel girone ci fu addirittura una clamorosa vittoria, 1-0, con l’Argentina, poi l’1-1 con l’Irlanda e la sconfitta 1-0 col Portogallo. Corea unita qualificata ai quarti, dove però c’era il Brasile ad aspettarla per batterla 5-1. Comunque, una bella esperienza.
   Ma il precedente storico più citato nei giorni dell’Olimpiade di Pyeongchang è quello che si verificò poco prima dei Mondiali under 20 di calcio: i Mondiali di tennistavolo a Chiba, in Giappone, dal 24 aprile al 6 maggio 1991. Fu la prima volta in cui la Corea presentò una squadra unita e la prima volta in cui si vide la bandiera con il paese non diviso: sfondo bianco e una sola Corea in blu, la stessa che è stata sventolata nella cerimonia inaugurale di questi Giochi invernali. Ancora oggi rappresenta un momento importante nella storia sportiva dei due Paesi, non solo per motivi politici, ma anche per quelli tecnici, visto che la squadra femminile riuscì a vincere il titolo mondiale battendo in finale la Cina, che lo aveva vinto nelle ultime otto edizioni consecutivamente.
   Perciò, è ancora più sorprendente che, nella sua rievocazione, vengano commessi errori madornali, sia nel racconto delle vicende personali delle giocatrici, sia addirittura nei risultati delle partite, che dovrebbero essere, almeno quelli, indiscutibili. Ma il peggio è che, nel ricordare quell’impresa di Chiba 1991, hanno fatto riferimento a un film sudcoreano uscito nel 2012, titolo “As one”, come a dire “una sola”, sottintesa Corea, che racconta quei Mondiali, travisando quello che accadde nella finale vinta contro la Cina.
  Ma andiamo con ordine. Alla fine degli anni Ottanta, Sud Corea e Nord Corea sono entrambe squadre ai primi posti nel mondo, sia con gli uomini che con le donne. Nel 1988 a Seul, prima volta del tennistavolo alle Olimpiadi, finale tutta sudcoreana nel singolo maschile, vince Yoo Nam Kyu su Kim Ki Taek. Yoo Nam Kyu, con Ahn Jae Hyung, è bronzo nel doppio. E a Barcellona 1992 gli uomini sudcoreani otterranno altri 3 bronzi, con Kim Taek Soo nel singolo, con Kang Hee Chan-Lee Chul Seung e Kim Taek Soo-Yoo Nam Kyu nel doppio. Sempre a Seul 1988, nel doppio femminile vincono le sudcoreane Yang Young Ja e Hyun Jung Hwa. Le nordcoreane non sono da meno, soprattutto con la fortissima Li Bun Hui, seconda nel singolo ai Mondiali 1989 a Dortmund, dove la Sud Corea femminile è argento nella gara a squadre, battuta dalla Cina, e vince il doppio misto con Yoo Nam Kyu e Hyun Jung Hwa. Li Bun Hui e Hyun Jung Hwa vinceranno poi il bronzo nel singolo ai Giochi di Barcellona 1992. E Jyun Jung Hwa diventerà campionessa mondiale di singolo nel 1993 a Goteborg. Insomma, una vera potenza. All’inizio del 1991 i politici dei due Paesi cominciano a discutere della possibilità di una squadra unica ai Mondiali di tennistavolo. Ci vogliono ben 22 incontri per definire l’accordo, ma alla fine va tutto bene. Le squadre unite, uomini e donne, svolgono la preparazione in Giappone.
Su cosa accade in questo periodo nascono tante storie, perlopiù inventate per creare la leggenda di atleti che all’inizio si odiano e poi finiscono per diventare una vera squadra. Insomma, più un film che la verità, visto che tutti quei giocatori si conoscono benissimo per essersi incontrati tante volte nei tornei internazionali, nei Mondiali e nei Campionati Asiatici.
  E infatti nel film “As one” è proprio questa la falsariga della sceneggiatura. Di quei Mondiali, va ricordato quello che avviene fra il pubblico. La squadra unita non c’è solo in campo, ma anche nelle tribune. I tifosi coreani, moltissimi del Sud, pochi del Nord, si raggruppano, tutti con la bandierina bianca con la Corea unita in blu, e si mettono sotto la guida di un capo-clan che detta il tempo degli slogan. La cosa sconvolgente è che non smettono mai, gridano a ogni punto, 21 punti per set, 2 set su 3 a squadre, 3 su 5 negli individuali, c’è un chiasso infernale che va avanti per ore.
    La finale è epica, ma ha un prologo misterioso. La cinese Qiao Hong, numero 1 della classifica internazionale e campionessa mondiale di singolo in carica, ha vinto il titolo due anni prima a Dortmund battendo in finale proprio la nordcoreana Li Bun Hui, chiede di non giocare, non se la sente, pare che dica di non sentirsi bene. Forse l’eccessiva tensione, forse il timore di perdere, fatto sta che la squadra cinese viene rivoluzionata. Si gioca con la formula Davis, due giocatrici nei singoli incrociati, un doppio, in cui possono essere schierate le stesse singolariste o altre due, visto che la squadra è composta da 4 giocatrici. Il piano originario della Cina è di piazzare nei singolari Qiao Hong e la giovane, ma già fortissima, Deng Yaping (che vincerà il singolo in quegli stessi Mondiali), per poi puntare nel doppio sulla collaudata coppia Gao Jun-Chen Zihe (che infatti vincerà il titolo di doppio qualche giorno dopo battendo in finale Deng Yaping-Qiao Hong). Con la rinuncia di Qiao Hong, nel singolo, insieme a Deng Yaping, viene schierata Gao Jun e nel doppio si fa a meno di Chen Zihe per puntare ancora sulle due singolariste. Non è cosa di poco conto, perché Gao Jun arriverà stremata all’ultima partita di singolo, sul 2-2, contro Yu Sun Bok, che invece gioca la prima e l’ultima, con la possibilità di riposarsi addirittura per quasi due ore. Già, perché la finale, che comincia alla 15.05 del 29 aprile, finirà alle 18.43, per una durata di 3 ore e 38 minuti. La Corea, al contrario della Cina, distribuisce perfettamente le forze: due coreane del Nord, Yu Sun Bok e Li Bun Hui, una del Sud, Hyun Jung Hwa, non schierata l’altra del Sud, Hong Cha Ok. Yu Sun Bok e Hyun Jung Hwa nei singoli, Li Bun Hui e Hyun Jung Hwa in doppio.
   A questo punto, torniamo al film e alla realtà cambiata. La storia dei Mondiali è nota, la Corea batte 3-2 la Cina e vince i Mondiali a squadre. Ma gli sceneggiatori, per fare aumentare il pathos e incanalare il film nella direzione delle nemiche-amiche, stravolgono quello che accade in campo. Così, dopo aver fatto scontrare per tutto il film una coreana del Nord, Li Bun Hui, e una del Sud, Hyun Jung Hwa, che prima non si sopportano, poi tutte “volemose bene”, vogliono immortalare l’unione fra le due Coree con un finale simbolico. Così, nel film l’ultimo incontro, sul 2-2, è quello del doppio. E con un ultimo punto thrilling: Li Bun Hui e Hyun Jung Hwa battono le cinesi grazie a un tiro sul quale la pallina, colpita da una di loro, colpisce il nastro, vi rimbalza, si ferma e poi cade nel campo delle cinesi. E tutti vissero felici e contenti.
Purtroppo, nei racconti apparsi in questi giorni, il finale del film viene preso come se fosse ciò che è davvero accaduto. Nella realtà, come qualunque appassionato di tennistavolo sa, nella formula Davis il doppio si gioca dopo i primi due singolari, e non sull’eventuale 2-2. Quindi, è falso il finale del film. Ma è doppiamente falso per un motivo ancor più allucinante: il doppio di quella finale non fu vinto dalle coreane, ma dalle cinesi!
    Ecco qua il tabellino di quella finale, così tutti possono avere le idee chiare.
Yu Sun Bok (Corea) b. Deng Yaping (Cina) 21-7, 17-21, 21-18
Hyun Jung Hwa (Corea) b. Gao Jun (Cina) 21-11, 21-15
Deng Yaping/Gao Jun (Cina) b. Li Bun Hui/Hyun Jung Hwa (Corea) 16-21, 21-19, 21-13
Deng Yaping (Cina) b. Hyun Jung Hwa (Corea) 21-14, 21-16
Yu Sun Bok (Corea) b. Gao Jun (Cina) 21-19, 21-19
    Per capire la portata della vittoria coreana serve ricordare un’altra cosa. Nel 1991, la Cina arriva da una serie di 8 vittorie consecutive nella gara a squadre ai Mondiali. L’ultima sconfitta, nel 1973 a Sarajevo, ancora con le coreane, ma solo quelle del Sud. E dopo quella sconfitta, a Chiba, la Cina perderà solo un’altra volta la gara a squadre, nel 2010, a Mosca, contro Singapore, che però è come se fosse una “Cina 2” perché ha in formazione solo cinesi, cinesi vere, nate in Cina e poi “emigrate” perché non riuscivano a trovare posto nella Nazionale del loro Paese. Quindi, da quel 1991, la Cina non ha più perso un Mondiale a squadre contro un’altra nazione. Nel 1993, ai successivi Mondiali a Goteborg, la Cina vince contro la Nord Corea in finale, la Sud Corea è terza. Non è una rivincita, perché la Corea unita non c’è più, e le Coree di nuovo divise si ritrovano sui gradini bassi del podio. La vittoria di due anni prima è già lontana: un rimpianto o soltanto il ricordo di una favola bella e breve?
Gennaro Bozza
Tags: Coree unite? Ristabiliamo la verità nel… tennistavolo!, gennaro bozza, olimpiade

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