La prima verifica si presentò in occasione dei campionati del Cavour, quando batté facilmente il fenomeno del liceo fermando il crono sul tempo di 11”1 netti, nello stupore generale. Clamorosa la sua performance ai successivi campionati studenteschi, area torinese, quando per mascherarne il talento chi lo seguiva – i tecnici delle Fiamme Oro – lo indusse a un lauto pasto un’ora prima della finale. Livio era ben più di una buona forchetta, un tritatutto, ingurgitava con metodo quantitativi imbarazzanti di cibo: con lo stomaco appesantito, uno sforzo in piena digestione lo avrebbe zavorrato, causandogli qualche imbarazzo, al più avrebbe vomitato. Niente di tutto questo, Berruti ebbe la meglio con facilità, fermando i cronometri su un fantastico 10” 8.
Quel giorno nacque una stella, capace di eguagliare, a 18 anni appena compiuti, nel maggio 1957, il primato italiano dei 100 metri (10″4), dal lontano 1938 in possesso di Orazio Mariani. Nel 1958 Berruti limerà di un decimo il primato mondiale juniores, aggiornandolo a 10”3. Ma già i tecnici, Aristide Facchini in testa a tutti, provano per lui la distanza doppia, nella quale lo pensano migliore. Tanto che il padre, Michele, saputo che Livio veniva testato anche sui 200, scrisse, inascoltato, una lettera allo staff della Nazionale, preoccupato per il gracile fisico del figlio.
I risultati parlano per lui: nell’aprile del 1959, quasi ventenne, eguaglia il 21”1 in mano a Vincenzo Lombardo, vecchio di quattro anni, ma si migliora come un portento: due mesi dopo, a Varsavia, porterà il record italiano a 20”9 e a Malmoe, in agosto, lo limerà di un decimo. L’anno successivo, di nuovo a Varsavia, l’azzurro correrà in 20.7 un meeting di preparazione ai Giochi di Roma.
Quando i tecnici lo inducono ad abbandonare l’idea di correre le due distanze all’Olimpiade, perché le due prove, pur in giorni diversi, avrebbero messo a dura prova i suoi muscoli di seta, Livio sorrise, lo aveva ben presente. Il resto è noto, il volo dei colombi che il 3 settembre 1960 accompagnano in finale l’uscita di Berruti da una fantastica curva gli porta l’oro e il primato del mondo, in 20”5, record già eguagliato in semifinale. I battuti, il francese Seye e l’americano Carney, sanno inchinarsi al suo talento. Con una stretta di mano.
Sergio Meda