Che la Federazione di atletica sia prevalentemente una Federazione tecnica è un assioma. Come ho già raccontato in un precedente intervento su SportOlimpico questo assioma mi fu inculcato da Giulio Onesti quando – “auscultandomi” in vista della mia nomina a Segretario Generale della FIDAL –, mi disse “ricordati che la FIDAL è una Federazione Tecnica”. Forse aveva paura che dopo la cruenta battaglia del “Rinnovamento” prevalessero logiche politiche. Così comunque non fu.
Torno su questo argomento perché, a margine della visita fatta ad Ascoli per celebrare Carlo Vittori, ho scritto della mancanza all’interno della FIDAL della Commissione Tecnica Nazionale ed ho fatto un rilievo sull’esistenza ed il ruolo dell’ASSITAL. Debbo dire che SportOlimpico ha registrato al riguardo un intervento molto civile della stessa ASSITAL per mano del suo attuale presidente, Roberto Mazzantini.
Lo stesso, nel rivendicare quanto di buono ha fatto l’Associazione nei suoi 32 anni d’esistenza, ha scritto: “Quello che ci chiedi di perseguire è impossibile, non possiamo prendere posizione perché non abbiamo la forza per farlo; al massimo possiamo esprimere una opinione condivisibile o meno. Personalmente, e credo che tutto il direttivo, sono assolutamente favorevoli all’istituzione di una Commissione Tecnica Nazionale. Non ne ho potuto valutare l’operato in passato perché ho fatto la mia prima esperienza da dirigente nel 2004 entrando nel consiglio regionale, ma sono sicuramente convinto di una commissione super-partes”.
Personalmente credo che, indipendentemente dalle elevate professionalità di alcuni dei tecnici dei nostri migliori atleti (sempre non dimenticando che è l’atleta a fare, e a migliorare, il tecnico) dal 2004 in poi la figura del tecnico come tale, e di tutto quello che gli ruota intorno, è “evaporata”. Colpa delle vecchie gestioni passate a cui di recente si è aggiunta da parte della FIDAL la mazzata finale: quella di aver chiuso la pubblicazione di Atletica Studi, che esisteva da oltre mezzo secolo e che è stato il fiore all’occhiello del Centro Studi e del Settore Tecnico Federale.
Senza voler risalire troppo lontano e senza arrivare a citare Boyd Comstock (Mazzantini una ripassata al passato dovrebbe farla), ricordo che negli anni Sessanta, quando avevo ancora i calzoncini corti e sgambavo apprendendo il verbo da Alfredo Berra e Mario Pescante, la FIDAL organizzava un summit tecnico/dirigenziale a Formia nel primo weekend di Novembre. Era comunemente chiamato il “Convegno del Carciofo”, ma lì si programmava la stagione tecnico ed organizzativa dell’annata a venire.
Poi negli anni Settanta, dietro la spinta di tutta una serie di personaggi di quel tempo (Gianmario Benzi,
Gianfranco Carabelli, Danilo Pacchini, Piero Massai, Dante Merlo, Carlo Venini, Fernando Ponzoni, il Prof.
Boni ed il Dott. Cojana ed ovviamente Enzo Rossi e Sandro Giovannelli e di una serie di eccellenti maestri
dello sport come Massimo Cozzi, Tiziano Petracca, Michele De Lauretis, Pino Gianfreda, Carlo Arrighi, Nicola
Candeloro, ecc.) venne istituzionalizzata la Commissione Tecnica Nazionale. Essa trova riscontro nello
Statuto della FIDAL di quegli anni all’art. 4 (comma 1/h) ed è citato allo stesso comma in cui sono elencati
Consiglio Federale e gli altri Organi Federali.
Più specificatamente, il Regolamento Organico all’art 5 comma 1/h sancisce: “La Commissione Tecnica
Nazionale è l’organo collegiale che, in attuazione degli indirizzi programmatici deliberati dal Consiglio
Federale, promuove tutta l’attività tecnica della Federazione. La presiede il Presidente Federale o un da un
suo delegato. L’organico e la costituzione della Commissione Tecnica Nazionali sono previsti dal
Regolamento per i Tecnici di Atletica allegato al R.O.”
Ricordo che sia lo Statuto che il R.O. prevedevano anche, fra gli Organi Periferici, la figura dei Fiduciari
Regionali del Settore Tecnico! Dizione oggi scomparsa. Tralascio di dilungarmi sull’articolazione che nel
tempo ebbe la Commissione Tecnica Nazionale, da ufficio di Programmazione Tecnica con la presenza dei
“programmatori” dei vari settori, ai vari Fiduciari delle diverse attività, giovanili, femminili, regionali,
mediche dove fu stabilita la differenza fra gli aspetti sanitari generali e quelli medici propri delle quadre
nazionali.
Tutto questo è lentamente scomparso. Ogni anno un pezzetto di meno, fino, come detto, anche alla
cancellazione della pubblicazione di Atletica Studi da parte della presente dirigenza.
Ma torniamo all’ASSITAL. Io non sono d’accordo – come sostiene Mazzantini – che la loro organizzazione
“non ha la forza per farlo”. La forza delle idee non ha bisogno di risorse finanziare e neanche di quelle
politiche. Io credo che sia un dovere dell’ASSITAL spronare la Federazione, provocare idee ed anche
sostituirsi ad essa. È come se l’Associazione Nazionale Magistrati non facesse le sue pressioni sul Consiglio
Superiore della Magistratura o sul Governo. Capisco che è un argomento scottante, quindi sarò perdonato
per il paragone un po’ azzardato, ma non improprio.
Esiste tutta una serie di argomenti che dovrebbero essere perseguiti, e l’ASSITAL può e deve farlo. Ricordo
che un tempo – per volontà di Zauli che proprio attorno alla componente tecnica aveva ricostruito la
Federazione nei tragici anni post-bellici – l’Annuario Federale pubblicava – sia a livello nazionale che
regionale – i nomi dei tecnici delle diverse categorie (che sono 5 secondo le normative europee), È vero che
oggi l’Annuario Federale è un oggetto un po’ misterioso, ma una richiesta perché si riprenda quella tradizione
è propria un’utopia? E chi segue i meccanismi nella classificazione dei vari ruoli e categorie?
L’ASSITAL non dovrebbe essere un pungolo per l’organizzazione a livello nazionale e regionale di corsi per la
formazione dei tecnici nelle varie qualifiche e per i corsi di specializzazione? Ma molti altri sono gli argomenti
importanti per la categoria dei tecnici, indipendentemente dai seminari di approfondimento, persino quello
per i tecnici dei 35.enni. Io ci aggiungerei anche le proposte per le insegne delle Querce o per i titoli che
annualmente assegna lo Stato. Credo che solo Luciano Gigliotti (due medaglie d’oro olimpiche) abbia avuto
per due volte, fino a quella di Commendatore, tale onore.
Ho cercato di essere breve. Ma se l’atletica italiana non riprende questa strada il rischio è di trovarsi asfittica
tecnicamente nel futuro. Non dimentichiamo che molti dei nostri tecnici e delle nostre pubblicazioni sono
servite ad altre discipline sportive per crescere ed hanno fatto dell’atletica il principale sport di riferimento.
Ed ora?
Non mi scandalizzerei affatto se un giorno una qualsiasi Associazione dei Tecnici di Atletica proponesse un
contratto tipo con un “minimo salariale” per tutti i suoi tecnici, anche quelli societari!
Luciano Barra (tratto da www.sportolimpico.it)