Si è parlato così tanto dal dualismo fra Tadej Pogacar e Mathieu Van der Poel anche solo pensare a un altro nome sul podio di via Roma sarebbe stata un’eresia. Eppure la Milano-Sanremo si può vincere in molti modi: attaccando sul Poggio come provato dallo sloveno, scattando in contropiede all’imbocco dell’Aurelia come dimostrato da Matej Mohoric oppure allungando nell’ultimo chilometro, in quel dedalo di viuzze che conducono al mare come tentato da Tom Pidcock e Matteo Sobrero.
Oppure giocandosi tutto allo sprint come fatto da Jasper Philipsen che, a distanza di otto anni dal successo di Arnaud Demare, è riuscito a riportare un velocista sul gradino più alto del podio della Classicissima di Primavera. Chiaramente quanto successo nel pomeriggio di sabato 16 marzo è molto lontano dalle volate di Erik Zabel o Oscar Freire a inizio anni Duemila, ma il successo di uno sprinter fa sicuramente specie, soprattutto in un’epoca dove le imprese solitarie la fanno da padrona.
Il belga dell’Alpecin-Deceuninck non è arrivato nella Città dei Fiori da solo, ma soprattutto grazie all’aiuto di Mathieu Van der Poel che si è messo a disposizione del compagno di squadra dopo aver chiuso tutti i vari tentativi di fuga citati in precedenza. Un aiuto non da poco considerato che il campione del mondo ha messo in mostra una condizione invidiabile nonostante si trattasse dell’esordio stagionale, tuttavia assolutamente non scontato visto che l’olandese avrebbe potuto mettersi in proprio e arrivare al traguardo in compagnia di Pogacar battendo facilmente in uno sprint a due.
L’atteggiamento di Van der Poel ha dimostrato che il nipote di Raymond Poulidor sa essere anche un gentiluomo, capace di mettersi a disposizione dei compagni pur di costruirsi una serie di alleati in occasioni migliori. Chiaramente c’è dietro anche la capacità di comprendere immediatamente l’andamento di una corsa e le condizioni di un collega che sì, si è nascosto alla Tirreno-Adriatico dove ha dovuto ingoiare una serie di sconfitte inflitte da Jonathan Milan, ma che proprio sulla Cipressa e sul Poggio non ha perso un colpo a fronte del ritmo scatenato dell’UAE Team Emirates trascinato dal giovane messicano Isaac Del Toro.
E quando un velocista supera quelle asperità, soprattutto nell’edizione più veloce della storia della competizione, è impossibile che non si imponga alla Sanremo. Ciò che dovrebbe farci accorgere che abbiamo beccato un abbaglio è il secondo posto ottenuto da Michael Matthews, uno che in Riviera è arrivato più volte vicino al successo, ma che al tempo stesso rimane un velocista. Ovviamente serve resistere alle pendenze a doppia cifra dei brevi strappi liguri, però rimane comunque uno sprinter che sa vincere le volate di gruppo. Discorso che vale anche per Mads Pedersen, giunto in quarta posizione alle spalle di uno scatenato Tadej Pogacar, quasi incredulo di essersi fatto sfuggire la Sanremo a fronte di una gamba imprendibile.
Nonostante stiamo vivendo un’epoca di fenomeni come Tadej Pogacar, Mathieu Van der Poel, Jonas Vingegaard, Wout Van Aert o Remco Evenepoel, la Sanremo rimane una corsa adatta per tutti, anche per i velocisti che sono potuti tornare a brindare sulle rive del Mar Ligure. E se ne facciano una ragione tutti coloro che vorrebbero vedere soltanto imprese solitarie. Il ciclismo è imprevedibilità, velocità e stupore.