Nel 1950 nasce negli Stati Uniti d’America, a Baltimora, ma sotto egida austriaca, la Head, marchio leader nella fabbricazione di attrezzature sportive, grazie al genio dell’ingegnere aeronautico Howard Head, soprannominato infatti ‘The Genius’.
La produzione era essenzialmente rivolta al settore dello sci e tennis, ma nel 1969, non soddisfatto dei risultati (nonostante questi fossero stati più che lusinghieri con le vittorie di Arthur Ashe agli Us Open e in Davis Cup), cedette le quote societarie alla American Machine and Foundry (AMF). Sempre dall’industria Aeronautica, a fine Ottocento, a Pittsburgh, venne fondata la più grande industria siderurgica d’America produttrice di alluminio, oggi ALCOA.
Dal connubio di queste due grandi aziende, poco più di cinquant’anni fa, nacque la racchetta iconica degli anni Settanta, la “Arthur Ashe Competition”.
Nonostante il pessimismo dell’ingegnere, i suoi progetti si rivelarono decisamente vincenti.
La racchetta autografa, affidata nelle mani di Arthur Ashe, già numero uno del mondo nel ‘68, si coprì subito di ambiti trofei e non poteva che essere il primo campione afro-americano della storia del tennis a lanciare sul mercato un modello che si rivelerà vincente alla prima uscita in pubblico: memorabili le vittorie agli US Open e in Davis Cup giocate nel settembre del ’69, come anche quella agli Australian Open del 27 Gennaio 1970 a Sidney, l’anno del lancio sul mercato dell’iconica “Arthur Ashe Competition”.
I grandi trofei vinti proseguirono per tutto il decennio, in singolare e in doppio: Roland Garros 1971 in doppio; Wimbledon Championship 1975 Singolo (il malleabile alluminio di Ashe contro l’acciaio di Connors); Australian Open 1977 in doppio.
In totale, 40 titoli Internazionali vinti, giocando sempre con una HEAD Arthur Ashe Competition, rinnovata vittoria dopo vittoria, fino a inizio anni ‘80.
La racchetta autografa Head ‘Competition’, ormai resa celebre da Arthur Ashe, divenne la racchetta d’alluminio per antonomasia, pur avendo in alluminio solo le fasce esterne, imitata senza successo (es, la Rossignol e la TAD).
Con questo telaio innovativo, dal 1970, la Head entrò nel mercato del tennis anche in Italia, ad un prezzo piuttosto elevato per l’epoca, 68.000 lire. Il marchio distribuito inizialmente dalla ABC Sales Italia Spa di Cornuda (TV) e poi, dal 1974, dalla Mares di Rapallo, non tradì le aspettative di vendita. Era un vero e proprio gioiello: realizzato in fibra di vetro e resina epossidica, con lamine esterne di alluminio anodizzato e ABS a rivestire il piatto corde, compreso passanti, in breve tempo fece breccia anche nel cuore dei nostri tennisti.
La “Arthur Ashe Competition” negli anni cambio livrea e apportò alcune migliorie tecniche sui nuovi modelli di successo, sempre più richiesti dai tennisti, sia dilettanti che professionisti.
Tuttavia, la racchetta fece pochissimi proseliti tra la folta schiera di campioni di fama Internazionale. Charlie Pasarell, già avvezzo a racchette non di legno, si trovò subito a suo agio, cosi come Tom Gorman e Terry Holladay, la statunitense che utilizzava il guanto per impugnare la racchetta durante le gare.
L’ultimo tentativo fu quello di realizzarne una inserendo nella costruzione del telaio il Boron, ma purtroppo l’era della graphite cancellò ogni speranza di rinnovare l’idillio commerciale degli anni precedenti.
La racchetta, nonostante i successi di Ashe e Pasarell, non trovò facile dimora nel tennis mondiale, poco pubblicizzata sulle riviste specializzate europee; tuttavia, ebbe grande risalto mediatico in America. Ebbe anche un eccezionale fan in casa nostra: il cantante molisano Fred Bongusto, grande appassionato di tennis, che la immortalò sulla copertina di un suo 45 giri anni Settanta.
DOCUMENTI HEAD
Preservation Meryland: https://www.preservationmaryland.org/made-in-maryland-history-of-head-ski-tennis-company/
Davis Cup 1969: https://www.youtube.com/watch?v=NTu58nNyjHM
Arthu Ashe: https://www.youtube.com/watch?v=a859pvOz8wo
Terry Halliday: https://www.youtube.com/watch?v=I6ucqP9dImg
Salvatore Sodano