Il pilota milanese è fuori di sè, spacca un bicchiere e si ferisce una mano alzandosi e abbandonando la sala nell’imbarazzo generale. Quello è un affronto vero e proprio, peraltro compiuto da un alto generale dell’Esercito Italiano e che per certi versi rovinerà la sua carriera. La storia dirà che Achille Varzi ha conquistato il Gran Premio di Tripoli 1936, tuttavia Hans Stuck verrà sempre ricordato come il vero vincitore di quella gara.
Vincere non sempre significa arrivare primi, basta esser protagonisti per esser considerati i migliori. Chi visse questa paradossale situazione fu Hans Stuck che nel 1936 chiuse in seconda posizione il Gran Premio di Tripoli venendo però considerato il vero vincitore da parte del governatore della Libia Italo Balbo e dall’intero entourage italiano.
Domare il circuito di Mellaha è tutt’altro che semplice considerato che il tracciato libico è il terreno prediletto degli italiani, in particolare del milanese Achille Varzi, vincitore della competizione sia nel 1933 che nel 1934, ma soprattutto trasferitosi da qualche mese in Auto Union al fianco di Stuck e del rampante tedesco Bernd Rosemeyer.
Eppure la scuderia teutonica sembra trovarsi particolarmente ad agio su un tracciato lungo 13.140 chilometri da ripetere 40 volte per un totale di 525.60 chilometri. La pole position va infatti a Rosemeyer che ferma il cronometro in 3’28″0 perdendo però subito il comando a causa di uno scatenato Stuck che, dopo esser balzato al comando della competizione, vola verso il successo.
Varzi è in seconda posizione, ma non sembra averne per rientrare sul collega, tuttavia a un certo punto Stuck vede il team manager Karl Feuereisen esporgli la bandiera verde, codice segreto che in casa Auto Union significa “rallentare”. Il 36enne nativo di Varsavia rispetta gli ordini di scuderia nonostante veda negli specchietti avvicinarsi un Varzi scatenato, spinto ad andar ancora più forte complice i segnali che arrivano dalla squadra nei confronti del compagno. In vista degli ultimi giri Stuck si accorge che ormai Varzi è negli scarichi e per questo accelera, tuttavia è troppo tardi e si ritrova a perdere la prova per soli quattro secondi, mentre Luigi Fagioli con la Mercedes è terzo a oltre due minuti.
Al rientro ai box Stuck è furioso, chiede spiegazioni a Feuereisen in merito alle scelte del team, tuttavia la risposta non è certamente quella che si potrebbe aspettare. Il tecnico gli confessa che gli ordini arrivavano dall’alto, per la precisione dal ministro degli Esteri Joachim von Ribbentrop che, qualora si gareggiasse in Italia, la vittoria sarebbe dovuta andare a un rappresentante del Bel Paese anche se avesse guidato un’auto tedesca. Stuck è indiavolato, la sera partecipa alla cena di gala presso il palazzo del Governatore, ma è contrariato. Lui si meritava la vittoria, non Achille Varzi, e soprattutto non in quella maniera. All’evento è presente l’intera diplomazia italiana guidata dal maresciallo Italo Balbo, al comando della colonia libica, quando quest’ultimo ordina un brindisi in onore del vincitore della gara.
Tutti puntano gli occhi su Varzi, ma lo sguardo di Balbo finisce direttamente su Stuck che siede incredulo a destra. Il tedesco prova a correggere il politico italiano, ma il maresciallo non vuol sentire storie. Specificando come sia a conoscenza del risultato della gara, Balbo ribadisce di voler brindare per il “vero vincitore di Tripoli” mettendo definitivamente in imbarazzo Varzi.