Lasciate che i fanciulli vengano a me. Il Profeta del Rinascimento italiano è sempre più bravo dentro e fuori del campo da tennis, diavolo e angelo, un po’ Novak Djokovic e un po’ Pifferaio magico. Sempre simbolo positivo, sempre esempio di comportamento, mai una parolaccia, un gesto di stizza, una smodata protesta. Nella finale di domenica a Rotterdam, Alex “Demon” De Minaur gli fa vedere i sorci verdi giocando meglio a tennis, e Jannik ha messo la testa sotto aggiudicandosi i famosi punti importanti.
Il ragazzo d’oro che il tennis azzurro attendeva da Adriano Panatta, oltre 30 anni fa, è talmente bravo, onesto, corretto, giusto, che anche il pubblico di Rotterdam – un anno fa troppo partigiano col beniamino Griekspoor, domenica è arrossito agli elogi del neo numero 3 del mondo, 1 virtuale dopo la trionfale volata dalla delusione US Open al trionfo di Rotterdam, con gli urrà coppa Davis e primo Slam. Jannik piace a tutti. Soprattutto ai bambini.
RICHIAMO
Con quel faccino pallido, la cascata di capelli rossi che scappa dal cappellino, il sorrisetto timido e le espressioni-basic, Jannik è uno di loro. Tanto è più anziano, in campo, dei suoi 22 anni, tanto è più giovane fuori, quando si trova coi ragazzi. E’ sempre spontaneo, naturale. Beato quando stringe la mano del bimbo che l’accompagna in campo, iper paziente a fine match coi cacciatori di autografi e selfie. Semplice: il nostro eroe è felice di immedesimarsi nel bambino che era quando si metteva in fila per sbirciare i campioni. E a Rotterdam risponde entusiasta ogni volta alla domanda di un giovane ammiratore in coda alla conferenza stampa ufficiale e chiacchiera giulivo con tutti, di più con un giovane cileno che s’è appena trasferito in Olanda.
Ha sempre l’espressione serena della gente del suo Alto Adige. E’ educato, gentile e rispettoso. Insiste: il segreto è lavoro, resilienza, continuità, piccoli passi. Solo così cresci, migliori, sali e non guardi gli obiettivi, li raggiungi, li superi e passi subito ai successivi.
“Un messaggio ai giovani? Sicuramente bisogna fare molti sacrifici ma bisogna anche rendere il viaggio divertente. Io ho belle persone attorno: ho trovato le quelle giuste nel momento giusto. Bisogna anche passare tante ore in palestra e tante in campo per accettare i momenti duri e ricordarsi che quelli difficili rendono più forti”.
MANIFESTO
Il tennis azzurro è a bocca aperta, a partire dal capitano di Davis, Filippo Volandri: “Tutti i bambini che si stanno iscrivendo ancora di più alle scuole tennis lo fanno perché hanno in lui un esempio positivo, pulito, giusto”. Michelangelo Dell’Edera, capo dell’Istituto Superiore di Formazione Roberto Lombardi FITP, puntualizza: “C’è un incremento medio del 20% negli iscritti alle scuole tennis, in alcune regioni anche del 25. Si sono riavvicinati pure molti adulti che si erano allontanati. Anche perché dati scientifici evidenziano che il tennis allunga la vita”. E sbandiera giustamente il Sistema Italia anche nelle scelte dei campi veloci e delle strutture coperte, dei cambiamenti tecnici culturali: “Così oggi il tennis sta diventando uno sport sempre più popolare, dal Nord al Sud Italia”. Anche con l’ausilio del progetto scolastico di “Racchette in classe” e con 13mila insegnanti in 1937 scuole federali. Il deus ex machina FITP, Angelo Binaghi, rilancia: “Dopo il 2023 con 821mila tesserati, quest’anno puntiamo a superare il milione”. Nel 2000, quando è diventato presidente, la Federazione e il tennis erano maglia nera in tutto. Oggi il successo dice +45% di biglietti venduti agli Internazionali di Roma rispetto al record 2023, con la finale quasi sold out, e il Masters che, per Binaghi, “resterà a Torino al 100%”.
*Articolo ripreso da Il messaggero