Praticamente, sono nato milanista. Da quando cioè, nel lontano 1953, un dirigente della società di allora mi omaggiò del gagliardetto della squadra. Da quel giorno, i globuli che scorrevano nelle mie vene divennero rossoneri e sulla pelle spuntarono le strisce verticali marchiate a fuoco. In questi sessanta anni ne ho viste di tutti i colori dalle retrocessioni ai trionfi, sempre e solo sorretto dalla fede per quella squadra.
Oggi non sono arrabbiato ma solo deluso dalla vicenda Donnarumma. Non ci sono vincitori ma solo sconfitti. Non mi interessa Raiola, che fa il suo lavoro legalmente e a quanto pare molto bene, lui non ha mai indossato la nostra maglia, non fa parte della nostra famiglia. Le bandiere, è vero, non esistono più ma, i tifosi vanno anche capiti: dopo le ultime tribolate stagioni, avevamo visto in Donnarumma il pilone portante per la rinascita e lo avevamo indicato come degno erede dei grandi del passato. Per questo, i tifosi si sono sentiti traditi e lasciati soli in mezzo al guado. Conosco le regole del gioco, gli atleti cercano di monetizzare e rincorrere la gloria senza seguire il cuore, i sentimenti e la riconoscenza. Ma, anche dopo aver sentito le dichiarazioni degli interessati, la nube che nasconde i veri motivi del mancato prolungamento non si è diradata. Colpa del ritardato “closing” con gli acquirenti cinesi, dello striscione apparso davanti alla sede della società, del poco feeling intercorso tra le parti durante la trattativa, della clausola rescissoria del contratto. Non sapremo mai la verità.
Quello che appare sicuro è che i tempi dell’annuncio, con il giocatore impegnato con la nazionale e lontano dall’Italia, lasciano parecchi dubbi. Il ragazzo è giovane, ma non stupido e se potessi gli chiederei di essere onesto con se stesso e con i tifosi della squadra che lui ha sempre dichiarato di amare indicendo una conferenza stampa. Non di quelle pilotate, ma a cuore aperto. Così facendo i tifosi capirebbero e lui potrebbe continuare con serenità la carriera. Se non crede al progetto, inutile andare avanti: i matrimoni si fanno in due, in tre con il procuratore.
Una cosa è sicura: il Milan ha vinto prima del suo arrivo, lo farà anche in futuro, e niente e nessuno mi toglierà comunque la mia fede rossonera.
Paolo Bertolucci