I pallavolisti azzurri stanno per scendere in campo al Campionato europeo, giunto alla 30sima edizione. E lo faranno con sul petto e sulle spalle il (piacevole ma condizionante) peso dell’argento olimpico ottenuto un anno fa a Rio. Ciò significa l’obbligo di ben figurare, reso ancor più stringente dalla disastrosa World League da cui sono reduci. Una controprestazione perfino umiliante, che è stata velocemente dimenticata grazie alle “scarpe di distrazione di massa”: quelle di Ivan Zaytsev, il “Cenerentolo” che se ne è rimasto a casa perché a quanto pare ora può allenarsi e giocare solamente col suo paio di preziose calzature e nessun altro. Che differenza con i tempi in cui a dettare legge sui campi di pallavolo erano atleti – quelli dei Paesi europei dell’ex blocco comunista, compreso il padre dello stesso Zaytsev, Vyacheslav, grandissimo alzatore dell’URSS invincibile – che per tutta la carriera o larga parte di essa hanno dovuto giocare con ridicole calzature sognando, spesso invano, di riuscire un giorno a entrare in possesso di un paio delle famose scarpe di una già mitica ditta giapponese.
La cosa divertente è che forse a sostituire in campo Zaytsev figlio ci sarà Oleg Antonov, anche lui figlio di un grande giocatore di quell’Urss, Yaroslav, opposto mancino davvero formidabile, che giocò in diagonale con Zaytsev padre, vincendo, a esempio, il titolo europeo 1983.
Divertente è pure il fatto che tutto il can can estivo sulla vicenda delle scarpe ha “inquinato le acque” anche in un altro senso: ha cioè fatto dimenticare quale fosse e sia il giocatore che davvero ha fatto e può fare la differenza a favore dell’Italia, l’uomo che ha cambiato a favore degli azzurri gli equilibri al vertice mondiale. E che ora manca all’Italia in questo Europeo: Osmany Juantorena. Il cubano ha deciso di prendersi una estate sabbatica (matrimoniale, in realtà) e anche all’Europeo sarà complicato non farlo rimpiangere, perché un posto 4 – martello-ricevitore-battitore – come lui non c’è. O meglio: non in Italia.
Forse c’è solamente un altro pallavolista al Mondo, nel ruolo, capace di fare altrettanta differenza e sta in Polonia. Ma non c’è da temere al momento, perché gli azzurri, che pure dopodomani cominciano la loro avventura europea proprio in Polonia, a Stettino, non lo troveranno sulla loro strada. Infatti è cubano pure lui. Almeno per un altro anno ancora. Poi, stando a quanto già annunciato, Wilfredo Leon diventerà polacco grazie a un (vero) matrimonio.
E magari nel frattempo avremo già visto l’altro gioiello cubano, Yoandy Leal, indossare la maglia del Brasile, di cui ha già acquisito la nazionalità. Juantorena, Leon, Leal: tre campionissimi, come pure il mostruoso Robertlandy Simón, vero numero uno al centro, ben conosciuto in Italia poiché ha giocato a Piacenza prima di volare in estremo oriente. Se si aggiunge la diagonale, anche questa già piacentina, formata da Raydel Hierrezuelo, alzatore, e Fernando Hernandez, opposto, si può capire quanto sta perdendo non soltanto Cuba, che non ha potuto/voluto schierarli. Da una parte l’ostinata rigidità del regime castrista, dall’altra la caccia grossa al talento da strappare gratis, caccia guidata proprio da “liberatori” italiani. Così a perderci è l’intero movimento pallavolistico, che ormai da anni vede “falsate” le sue gerarchi, nelle quali Cuba è scomparsa dopo che per decenni aveva occupato le prime posizioni.
Cuba era stata grande avversaria dell’Italia nelle prime World League, quando gli azzurri non solo non arrivavano ultimi, ma le dominavano quasi tutte. I caraibici furono una volta vincenti, nella finale di Milano 1998, e cinque volte secondi dietro l’Italia nelle prime 10 edizioni (7 delle quali vinte dagli azzurri) della rassegna internazionale inventata dal lungimirante presidente Rubén Acosta.
Cosa c’entra tutto ciò con l’Europeo che sta per iniziare? Apparentemente nulla. Ma è stata proprio la World League, creata nel 2000, la manifestazione attraverso la quale l’Italia di Velasco, che aveva fatto il primo exploit vincendo l’oro europeo del 1989, seppe costruire il proprio ciclo vincente. Che nelle cinque edizioni degli Europei degli Anni 90 significò tre ori e due argenti, cui fino al 2005 hanno fatto seguito altri due ori e un argento.
Prima di quel 2005 gli azzurri in World League mai erano arrivati peggio che quarti (due volte in 15 edizioni: il resto, podi). Quel settimo posto non impedì il loro sesto oro europeo (accompagnato fin lì da 3 argenti).
Da allora l’Italia è tornata due sole volta sul podio della World League, nel 2012 e nel 2013, anno dell’ultimo argento europeo (che bissò quello dell’edizione precedente), mentre due anni fa per gli azzurri ci fu il bronzo dopo un quinto posto in World League.
Le due sole edizioni degli Europei in cui gli azzurri non sono saliti sul podio continentale sono quelle del 2007 e del 2009, cioè gli anni in cui in World League erano arrivati un nono e un settimo posto.
E adesso? Mai in World League l’Italia è arrivata in basso come quest’anno: addirittura 12sima e salva dalla retrocessione solamente grazie al cambio di regolamento che l’ha abolita. Ma in chiave-Europeo non bisogna disperare: il peggior precedente di World League, un 11simo posto, è stato quello del 2012, cioè l’anno del bronzo olimpico di Londra…
Sandro Filippini