Stirling Moss è stato considerato per decenni il “Re senza corona” trattandosi più vincente della storia di Formula 1 senza aver mai conquistato un Mondiale. Quattro volte secondo nella classifica iridata e sette volte sul podio, il pilota inglese non ha segnato un’epoca soltanto per i risultati, ma anche per la guida pulita e il fair play sfoderato in pista.
Questo atteggiamento così nobile è costato caro a Moss che nel 1958 si è visto sfuggire l’iride per un punto a favore di Mike Hawthorn, in grado di chiudere la carriera con il titolo mondiale in occasione del Gran Premio del Marocco. Questa situazione nasce in realtà due mesi prima quando al Gran Premio del Portogallo Moss sfodera la nobiltà d’animo che lo contraddistingue evitando a Hawthorn una squalifica che gli sarebbe costato il secondo posto di giornata.
Un risultato che garantisce al pilota della Ferrari di presentarsi all’ultimo appuntamento dell’anno con otto punti di vantaggio su Moss e con grandi chance di evitare un’improbabile rimonta dell’inglese, costretto a vincere per rientrare in gioco sperando al tempo stesso che l’avversario non vada oltre il terzo posto.
Mike Hawthorn impegnato al Gran Premio del Marocco 1958
Le cose si mettono però subito male per l’alfiere della Vanwall che il pomeriggio del 19 ottobre si ritrova a scattare dalla seconda piazzola alle spalle di Hawthorn. Nonostante l’ottimo feeling fra Moss e il circuito di Ain-Diab, tracciato stradale realizzato lungo le strade di Casablanca, l’inglese non va oltre il tempo di 2’23”2, lontano un solo decimo dal pilota della Ferrari. Gli altri si trovano decisamente staccati con Stuart Lewis-Evans terzo a sei decimi con l’altra Vanwall davanti Jean Behra con la BRM e Phill Hill con la seconda vettura del Cavallino Rampante.
Davanti allo sguardo attendo del re del Marocco, Mohammed V, la domenica Moss brucia allo scatto Hawthorn portandosi in testa tallonato da Hill, in grado di guadagnare tre posizioni al via. Lo statunitense prova un paio di volte a insidiare l’inglese, ma la Vanwall è più potente sul rettilineo e ciò gli consente di resistere agli attacchi di Hill che al terzo giro finisce lungo in curva e retrocede al quarto posto.
In pochi giri l’americano torna però negli scarichi di Hawthorn che gli fa ampi cenni di passare per continuare la rincorsa a Moss, al fine di negare al britannico la possibilità di conquistare vittoria e titolo mondiale. Moss però non tira il fiato e alla tornata numero 21 fa segnare il giro veloce garantendosi temporaneamente il punto addizionale. Hawthorn fatica tanto da esser superato anche da Tony Brooks con la terza Vanwall, scendendo così al quarto posto e consegnando di fatto il titolo a Moss.

La gioia per l’inglese dura poco perché dopo qualche giro Brooks rompe il motore e consente al ferrarista di tornare sul podio riaprendo la caccia al Mondiale. A quel punto la scuderia di Maranello richiama Hill ai box e lancia l’ordine decisivo: l’americano deve lasciare strada ad Hawthorn che potrebbe arrivar secondo e vincere l’iride per un solo punto. Serve aspettare ancora qualche tornata prima che il gioco di squadra si compia, ponendo di fatto fine al sogno di Moss.
Il peggio arriva però al giro numero 41 quando Lewis-Evans rompe il motore mentre percorre una curva finendo contro le barriere e vedendo la propria Vanwall andar in fiamme. Il talento di Luton riesce a uscire dall’abitacolo, ma le ustioni sono così gravi che dopo sei giorni di agonia morirà in un ospedale londinese.
La gara non si interrompe e Moss taglia per primo il traguardo con 1’24”7 su Hawthorn che può ufficialmente festeggiare il titolo mondiale davanti al compagno di scuderia Phill Hill. Per la Ferrari è un trionfo, conquistato sul filo di lana con lo stesso Hawthorn che al termine del gran premio annuncia il ritiro delle competizioni. Per Moss si tratta dell’ennesima delusione di una carriera carica di piazzamenti, tuttavia quella rimarrà l’occasione più ghiotta per mettersi al collo la corona d’alloro destinata ai campioni del mondo.