Quando il 15 marzo 1998 vince lo slalom speciale di Crans Montana, Alberto Tomba è una star incontrastata. Tutti conoscono quel ragazzone bolognese che ha appena conquistato la cinquantesima vittoria in Coppa del Mondo di sci, eppure sul suo viso si percepisce un leggero dispiacere. Quello di chi, all’apice della sua carriera, ha appena annunciato il ritiro dalle competizioni.
Lo stesso ghigno era comparso quattordici anni prima quando, leggendo i giornali del 24 dicembre 1984, il suo nome non era presente da nessuna parte. Dopotutto Alberto Tomba è solo un diciottenne bolognese di belle speranze, inserito nella Nazionale B, ben lontano dai big azzurri che sei giorni prima si sono sbloccati grazie alla vittoria di Roberto Erlacher nel gigante di Puy-Saint-Vincent. Eppure il giorno prima Tomba l’ha fatta grossa e a Milano ha conquistato il Parallelo di Natale rovinando le feste a molti.

Alberto arriva da Castel de’ Britti, piccolo sobborgo a pochi chilometri da Bologna dove la neve si vede raramente d’inverno. L’Italia è orfana dei fenomeni Valanga Azzurra e, dopo aver riposto invano le speranze in Paolo De Chiesa, è a caccia di un erede. Gli occhi sono tutti puntati sui vari Roland Erlacher, Richard Pramotton e Oswald Tötsch, mentre Alberto è solo un “figlio di papà” proveniente dalla città e dalla pianura. Qualità che cozzano con un gruppo molto chiuso, legato a territori come le valli dell’Alto Adige o le montagne del Piemonte.
Il Parallelo di Natale deve rappresentare un’occasione per mettere in mostra i sostituti di Gustav Thöni e Piero Gros e non c’è località migliore che Milano, dove, complice i successi della Valanga Azzurra, sta scoppiando la moda dello sci. Il 23 dicembre di neve non c’è nemmeno traccia, anzi, la temperatura tocca quasi i dieci gradi centigradi. Veri pendii non esistono, motivo per cui i rappresentanti della FISI decidono di puntare sul Monte Stella, noto ai più come la “Montagnetta di San Siro”, una collinetta di 175 metri d’altezza creata con le macerie delle case abbattute durante la Seconda Guerra Mondiale.
Gli organizzatori si prodigano per portare il manto nevoso dalla Valtellina e posizionarlo su una stretta striscia trasformata in pista dove gli atleti della Nazionale A possono sfidarsi davanti a oltre cinquemila milanesi accorsi per l’occasione. Insieme a loro sono presenti anche alcuni ragazzi della squadra B, chiamati quasi a fare da comparsa prima di lasciare spazio ai veri protagonisti di questa esibizione natalizia.

Agnelli sacrificali da servire sulla tavola imbandita dei talenti altoatesini, tutti, tranne Alberto che in un ambiente così “caldo” e con così poca neve si sente come a casa sua. Il Monte Stella gli ricorda tanto il giardino di Castel de’ Britti dove da bambino ha mosso i primi passi sugli sci. Il posto giusto per sconfiggere agli ottavi di finale Heinz Hubert Holzer. Sembra solo una questione di tempo prima di vederlo lasciare il parterre ai favoriti, tuttavia ai quarti Alberto compie già un miracolo: batte nella prima manche Paolo De Chiesa e nella seconda resiste al ritorno dell’ultimo rappresentante della Valanga Azzurra.
A quel punto Alberto ci crede, in semifinale si trova di fronte Ivano Edalini, reduce dal terzo posto nello slalom speciale di Sestriere andato in scena due settimane prima, e anche in questo caso si impone mettendo pressione all’avversario sin dalla prima discesa. Tutti sono stupiti, un “cittadino” non può esser arrivato sino alla finale, ma davanti a lui c’è Erlacher. Tomba parte meglio, l’altoatesino esagera pur di rientrare e cade lasciando al bolognese il successo nella prima manche. La medesima situazione si ripete nella seconda con Erlacher che dà il tutto per tutto, ma finisce nuovamente a terra lasciando che Alberto possa godersi la gloria.
Tomba il giorno successivo si aspetta di trovarsi sulle prime pagine dei giornali, ma la Gazzetta dello Sport titola così: “Grossa sorpresa alla ‘montagnetta’ di San Siro. Un azzurro della B beffa i grandi nel parallelo”. Per Alberto è una sconfitta, il cognome Tomba non compare da nessuna parte, forse perché nefasto per il periodo natalizio, forse perché tutti pensano che sia un fuoco di paglia, oppure semplicemente perché pensano che dare lustro a un ragazzone bolognese di diciotto anni rappresenti un affronto per lo sci italiano.
Alberto Tomba ricorda la finale del Parallelo di Natale 1984
Quel giorno però sui giornali non c’è spazio per “Tomba la Bomba” come verrà soprannominato qualche anno dopo. Sul Rapido 904 proveniente da Napoli e diretto a Milano esplode in galleria un ordigno che causa la morte di quindici persone e il ferimento di altre duecentosessantasette. Un fatto che sconvolge l’intero paese, costretto a far i conti con Cosa Nostra e i suoi piani eversivi.
Per vedere Tomba prendersi le copertine dei giornali servirà ancora qualche anno e poco importa se quel ghigno amaro rovinerà il sorriso di Alberto. Per lui ci sarà tempo e spazio, sino al 15 marzo 1998 quando, dopo quattordici anni di successi, Tomba ripenserà a quel giorno e a come tutti gli esperti si fossero sbagliati a sottovalutare il “figlio di papà” proveniente da Castel de’ Britti.