Lo sport mondiale appare come un triste e malinconico quadro, quasi un dipinto disturbante di Grosz con essere umani diventati mostri: squalifiche e divieti che appaiono rappresaglie anziché strumenti di giustizia, schieramenti che si rifanno alle guerre vere in atto nel mondo, Ucraina, Palestina, Yemen e via così, senza pietà. Eppure, a volte, una piccola ma potente luce appare, rinfocolata da atleti che, secondo la logica distruttiva dei portatori di conflitti, dovrebbero essere “nemici”, ma che invece sono due semplici essere umani che si trovano bene insieme nel praticare una disciplina spettacolare e piena di grazia come il pattinaggio artistico su ghiaccio.
Mariia Ignateva e Danijil Leonyidovics Szemko sono una giovane coppia della Danza, hanno partecipato ai Mondiali appena conclusi a Montreal. Lei, 20 anni, è di Ekaterinburg, in Russia, lui, 23 anni, di Odessa in Ucraina. Da più di due anni gareggiano insieme sotto la bandiera dell’Ungheria, lui già dal 2017 dopo essersi trasferito lì quando aveva 14 anni. Hanno cominciato quando le nazioni in cui sono nati non erano ancora in guerra, loro continuano a non esserlo, anzi, a diventare una bandiera per la pace. E in un mondo in cui atleti russi e ucraini, in tanti sport, come nel tennis, nemmeno si stringono la mano alla fine di un match, assumono ancor più rilievo e significato una russa e un ucraino che gareggiano abbracciati.
La naturalezza e il sorriso con cui parlano della loro situazione riportano il mondo dello sport alla sua essenza principale. Mariia riconosce: “Lo so, è difficile che in questo momento particolare si possa essere una coppia come la nostra, ma c’è”. E Danijil spiega: “Ci siamo incontrati prima che si sviluppasse questa situazione. E’ un esempio di come ci possano essere normali rapporti fra le persone, qualsiasi cosa accada nel mondo. Naturalmente non sosteniamo la guerra, alcuna guerra. Sappiamo che c’è gente cattiva dovunque, in ogni Paese ci sono persone buone e persone cattive, ma se siamo normali ci viene naturale cercare gli altri, cercare di ottenere risultati nello sport. Noi siamo ucraini e russi, adesso gareggiamo per l’Ungheria che è diventato un terzo Paese per noi”.
Mariia aggiunge un ulteriore tocco di grazia: “Noi rappresentiamo la pace, l’amore, la gentilezza. Siamo contro chi vuole combattere per ottenere qualcosa. Ognuno dovrebbe vivere in pace”. Il “peccato originale” in voga in questi tempi, essere nati in una nazione anziché in un’altra, essere ritenuti responsabili di quello che i capi politici di quella nazione decidono, viene cancellato dalle semplici parole di Danijil: “Mariia è umana, io sono umano, chiunque è umano in qualsiasi parte del mondo è nato”. Già, non è tanto difficile da capire.
Il loro incontro è avvenuto in Ungheria. “E’ stato prima che cominciasse la guerra – dice Danijil -, io già ci vivevo da anni”. La coppia di Danza si è formata in maniera particolare, come loro stessi hanno già raccontato. Ignateva aveva già gareggiato con partner russi fino al 2020, ed era in cerca di un nuovo compagno di Danza e siccome è alta aveva qualche difficoltà perché in questa specialità non sono molti gli uomini di statura superiore che la praticano. Szemko, anche lui un passato con atlete ucraine nella Danza, trasferitosi a Budapest, si era affidato a un portale, Ice Partner search, per far sapere di essere in cerca di una nuova partner. Ignateva vide l’annuncio e immediatamente disse di essere pronta. Era ancora il periodo del Covid, voli bloccati, ebbero un po’ di difficoltà per incontrarsi, ma alla fine si trovarono a Budapest, fecero alcune prove e si trovarono bene, e il 24 dicembre 2020 decisero di creare la coppia. Così, eccoli in gara in tre Europei (18mi nel 2022, 10mi nel 2023, 25mi nel 2024 dopo un infortunio che ha frenato Danijil) e tre Mondiali (22mi nel 2022, 20mi nel 2023, 24mi nel 2024), frenati nel momento in cui stavano facendo il salto di qualità da infortuni e altri problemi, ma senza aver perso le qualità che fanno capire le loro vere potenzialità. Tant’è che Barbara Fusar Poli, allenatrice di Charlene Guignard e Marco Fabbri, medaglia di bronzo a Montreal, ha puntato su loro e li ha accolti nel centro di allenamento a Milano. “Sono bravissimi tecnicamente. La Federazione ungherese – fa notare la campionessa del mondo 2001 e bronzo olimpico 2002 nella Danza, con Maurizio Margaglio – mi ha chiesto di prenderli, ma era una coppia che a me piaceva già da molto tempo, li puntavo da parecchio. Sono molto belli e molto eleganti, puntiamo su quello e a migliorare tutto il resto. Arriveremo alle Olimpiadi”. Parola di chi sa a quali traguardi questi giovani possono puntare.
E loro sono convinti di poter far bene, a dispetto delle recenti difficoltà. “Questi campionati non sono andati al meglio – riconoscono -, ma siamo ugualmente soddisfatti di come stiamo progredendo. L’inizio di stagione è stato molto difficile, infortunio, nuova coreografia, abbiamo cambiato sede di allenamento e allenatore da poco, siamo passati con Fusar Poli, lei è bravissima. Ci troviamo nel posto giusto, con la gente giusta. Magari non abbiamo avuto il miglior risultato che speravamo di ottenere, ma il futuro è davanti a noi e stiamo migliorando”.
Per Barbara Fusar Poli, poi, hanno un’ammirazione speciale. Lui aveva appena un anno quando Barbara vinse i Mondiali, lei nemmeno era nata, ma dai filmati si sono poi resi conto benissimo di chi fosse. Danijil: “Non potevo mai immaginare che un giorno ci avrebbe allenati. Lei era a un livello che non ti sogneresti mai di raggiungere. Che ci abbia scelti, per noi è più importante dei voti di qualsiasi giuria”. Mariia: “Quando gareggiavamo, la vedevamo lì vicino, ma non potevamo immaginare che un giorno ci avrebbe allenati. E ammiro anche Marco e Charlene, che mi ha ispirato”. E Danijil si associa: “Charlene e Marco sono davvero grandi”.
Adesso, sono diventati “pendolari” speciali, fra Budapest e Milano. Finora, erano stati poche volte in Italia, lui come turista in Sicilia, lei, da piccola, per un camp estivo a Trento, quando pattinava da solista. In coro, i loro programmi extrasportivi: “Adesso che la stagione si chiude gireremo un po’ per l’Italia. Abbiamo un gran bel feeling con gli italiani, sul ghiaccio e fuori. Mostrano i loro sentimenti. Siamo felici di essere qui”.
Non parlano ancora italiano, ma stanno imparando, su ordine di una maestra particolare. “Barbara parla con noi in italiano perché vuole che impariamo la lingua. Non possiamo disubbidire”. E di nuovo un bellissimo sorriso. L’italiano lo impareranno. Ma il linguaggio che già parlano questa ragazza russa e questo ragazzo ucraino è quello della comprensione fra i popoli. Ne esiste forse uno più importante?
(foto tratta da youtube)