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La testimonianza

Piatti: “Grazie Fit, bel record a Wimbledon, ora facciamo esperienze alla Zverev e il campione-traino…” 

Da Vincenzo Martucci 30/06/2018

Il coach di Coric che gestisce l’Academy di Bordighera vede tanti segnali positivi, anche col record di 9 azzurri ai Championships, ma sogna sempre più attività pro per i giovani under 18 e … “sempre più lavoro”

Con il ripescaggio dei lucky loser Lorenzo Sonego e Simone Bolelli, i promossi dalle qualificazioni Thomas Fabbiano e Stefano Travaglia, e gli ammessi per diritto di classifica Fabio Fognini, Andreas Seppi, Marco Cecchinato, Paolo Lorenzi e Matteo Berrettini, Wimbledon parte già con un record azzurro: mai c’erano stati 9 giocatori italiani nel tabellone principale dei Championships. Battuto il primato di 7 del 1963, 1972, 1991, 1994, 1996, 2006 e 2012.

   Interpelliamo il più internazionale degli allenatori nostrani, Riccardo Piatti, che risiede a Montecarlo, ha aperto una sua Academy a Bordighera, ha allenato oltre agli azzurri Renzo Furlan e Cristiano Caratti, gli stranieri Ljubicic, Milos Raonic, Richard Gasquet ed oggi Borna Coric.
Che ne pensa di questo record di partecipazione azzurra nel torneo sull’erba tradizionalmente più ostico per l’Italia?
”E’ un risultato cui una nazione evoluta come quella italiana deve ottenere, sono ben felice che sia avvenuto, ma non sono sorpreso. Perché oggi ci sono molte più possibilità di ieri di fare attività, malgrado costi tanto andare in giro per il mondo a giocare tornei e mettere insieme uno staff psico-fisico all’altezza”.
Non si meraviglia perché i giocatori-esempio sono più positivi di ieri?
“No, perché la Fit sta aiutando molto, tutti: sia allestendo tanti tornei che aiutando i giovani che si affacciano al professionismo ed alternano l’attività pro a quella ancora under 18. Molto ancora si deve fare per allargare la base, ma la strada è quella giusta”.
Che cosa bisogna fare, secondo lei?
“Bisogna insistere e lavorare, lavorare, lavorare. Facendo le scelte giuste. Per esempio, abbiamo tanghi ragazzi del 2000 che sono ancora 3/400 del mondo, bisogna spingerli più verso l’attività pro perché facciano esperienza e siano pronti fra 4-5 anni. Guarda Sascha Zverev: ha giocato bene Monaco, Madrid e Roma, ci si aspettava che facesse risultato a Parigi, invece non ce l’ha fatta perché ancora bon sa gestirsi in uno Slam. Ma fra uno/due anni ce la farà, proprio perché ha cominciato prima a fare questa vita a un certo livello, facendo l’esperienza necessaria in tutto”.
L’Italia tennistica ha sempre avuto talenti, ma ci ha impiegato 40 anni per tornare in semifinale in uno Slam.
“Calcolando i quattro Slam, ogni anno, ci sono 32 possibilità, 320 in dieci anni, addirittura 1280 negli ultimi 40 anni. Ma noi abbiamo toccato i quarti solo 9 volte. Troppo poco per un paese come il nostro, soprattutto a fronte di un’attività e di un’organizzazione come la nostra”.
Gli allenatori italiani stanno investendo di più sul proprio lavoro: stanno seguendo la strada-Piatti…
“Sono ben felice che succeda, è sicuramente un passo avanti, e sarei felice se davvero avessi segnato una strada. Il mio sogno è sempre quello di lanciare un giocatore italiano di alto livello. Anche se da noi è più complicato perché i nostri sono spesso troppo comodi e non siamo così rigorosi, da subito, nella sua educazione”.
Agli occhi dell’osservatore più superficiale Cecchinato può apparire come un esempio migliore di Fognini.
“Sono due personaggi diversi. Tutti e due lavorano, e tutti e due hanno investito ed investono una parte determinante della propria vita sul tennis. Sembra, ripeto, sembra, che Fognini faccia meno fatica e che tutto gli sia più facile, ma non è assolutamente così. Basti guardare Federer: di ritorno dal premio di miglior atleta dell’anno, alle 3 del mattino, alle 9 si è presentato da noi a Bordighera ad allenarsi perché veniva dall’altura e voleva regolare il suo tennis. Guarda Djokovic: è stato il numero 1, è rientrato, ma non è tornato a lavorare ai livelli alti di prima”.
Parliamo sempre di lavoro duro e completo, di migliorare la base, ma poi il campione resta il traino risolutivo.
“Pensa solo quanto bene ha fatto all’Italia la semifinale di Cecchinato a Parigi! Adesso bisognerebbe farne altre mantenere un certo livello importante negli Slam. Così da avere una risposta dalla base e, seguendo le direttrici che ci sono adesso, con tante possibilità di fare attività e di guadagnare punti Atp, lavorando sempre tanto, di garantirci quel “Made in Italy” cui dobbiamo aspirare. Senza aspettarci che cada dal pero”.
VINCENZO MARTUCCI
vincenzomartucci57@gmail.com
I numeri degli italiani a Wimbledon
A 107 anni dalla prima spedizione azzurra a Wimbledon – era il 1911 quando Gino De Martino prese parte ai Championships perdendo in quattro set al primo turno contro l’inglese Hendricks – l’Italtennis ottiene uno storico record portando nel tabellone principale del singolare maschile di Wimbledon addirittura 9 giocatori.
Abbiamo due teste di serie (Fabio Fognini e Marco Cecchinato), poi altri tre giocatori per meriti di classifica (Andreas Seppi, Paolo Lorenzi e Matteo Berrettini), due qualificati (Stefano Travaglia e Thomas Fabbiano) e due lucky loser (Lorenzo Sonego e Simone Bolelli). Ed è il nuovo record perchè in passato non eravamo mai riusciti a fare meglio di 7 rappresentanti come nel 1963 (Sirola, Pirro, Maioli, Maggi, Pietrangeli, Merlo e Tacchini), 1972 (Marzano, Di Matteo, Bertolucci, Zugarelli, Pietrangeli, Barazzutti e Panatta), 1991 (Pescosolido, Furlan, Pozzi, Pistolesi, Camposere, Nargiso e Caratti), 1994 (Tieleman, Pescosolido, Camporese, Gaudenzi, Furlan, Pozzi e Nargiso), 1996 (Nargiso, Pozzi, Navarra, Gaudenzi, Furlan, Pescosolido e Caratti), 2006 (Starace, Sanguinetti, Galvani, Bracciali, Volandri, Di Mauro e Seppi), 2012 (Volandri, Bolelli, Fognini, Lorenzi, Seppi, Cipolla e Starace) e 2017 (Fognini, Bolelli, Fabbiano, Seppi, Cecchinato, Travaglia e Lorenzi).
Siamo la quarta nazione più presente nel singolare maschile dopo gli Stati Uniti (14), la Francia (12) e l’Australia (11). Avremmo potuto puntare al record assoluto di 15 presenze (tra uomini e donne) se il contingente femminile fosse stato all’altezza di quello maschile. Ma visto che il tennis femminile italiano è evaporato all’indomani della finale tutta azzurra tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci all’Us Open 2015, la sola Camila Giorgi non è in grado di trainare il gruppo.
Il record combinato di Wimbledon rimane quindi quello stabilito nel 2012 con 15 unitià: 7 uomini e 8 donne. Lunedì inizia il torneo più prestigioso, famoso e impotante del mondo. Lo abbiamo vinto solo nel doppio femminile con il successo di Roberta Vinci e Sara Errani nel 2014. Abbiamo perso una finale sempre in doppio, questa volta maschile con Pietrangeli-Sirola nel 1956. La terza e ultima finale nel misto con Uberto de Morturgo nel 1925. E’ tutta qui l’Italia presente nel libro d’oro di Wimbledon. Nei singolari vantiamo solo una semifinale (Pietrangeli 1960) e 8 quarti: de Morpurgo 1928, Pietrangeli 1955, Panatta 1979 e Sanguinetti 1998 nel maschile, Valerio 1933, Golarsa 1989, Farina 2003 e Schiavone 2009 nel femminile.

Luca Marianantoni

Tags: parola a Riccardo piatti, record, tennis, Wimbledon

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Nota sull’autore: Vincenzo Martucci

Napoletano, 34 anni alla Gazzetta dello Sport, inviato in 8 Olimpiadi, dall’85, ha seguito 86 Slam e 23 finali Davis di tennis, più 2 Ryder Cup, 2 Masters, 2 British Open e 10 open d’Italia di golf. Già telecronista per la tv svizzera Rsi; Premio Bookman Excellence.

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