La prima volta che ho visto Stefan è stata nel giugno del 1981 alla finale del torneo Avvenirepersa nettamente in due set contro Pat Cash. Il timido e giovanissimo Stefan dal toccoelegante non riesce ad arginare la potenza di Pat che già allora dimostra che non gli fadifetto la personalità. Anche se ai soci dell’Ambrosiano e al pubblico del torneo non manca l’abitudine di veder giocare e riconoscere giovanissimi campioni, quel giornonon possono certo immaginare che entrambi sapranno vincere Wimbledon e che quella partita alla quale stanno assistendo non èaltro che l’anticipo giovanile della finale dell’Australian Open del 1987 che Edberg, chenel frattempo al tocco del fuoriclasse ha aggiunto carattere e determinazione, vincerà al 5° set dopo una lunga battaglia durata quasi quattro ore.
Gli spettatori milanesi che hanno assistito alla finale dell’Avvenire hanno ancora negli occhi il dramma privato diventato pubblico per colpa di una diretta televisiva lunga e inutile vissutopochi giorni prima da Alfredino Rampi, il bambino di sei anni precipitato in un pozzo artesiano a Vermicino nei pressi di Roma.
Il giorno qualunque nel quale invece ho visto Boris per la prima volta è stato al torneo Bonfiglio del 1982 dove come primo avversario aveva se stesso – qualche difficoltà a coordinare le sue grosse leve e un diritto sbracciato che si perdeva di metri – prima ancora che il suo competitor, un bravo giocatore italiano non passato alla storia.
Stefan intanto cresce e nel giugno del 1982 vince l’Avvenire. Quell’anno non c’è più Cash ma un francese dei tanti che non può certo ostacolarlo nel successo finale.
Tempo qualche giorno e noi giochiamo le nostre partite impossibili ai mondiali di calcio in Spagna. Il 5 luglio battiamo il Brasile, quello di Zico e Falcao con tre goal del redivivo Paolo Rossi che da quel giorno incomincia a segnare a raffica. Superiamo laPolonia in semifinale e in finale al Bernabeu di Madrid battiamo la Germania di Rumenigge e Stilike. Il goal di Tardelli accompagnato da un urlo liberatorio che conoscono anche i bambini per quante volte quell’immagine è passata in televisione è di conferma, il terzo quello di “spillo” Altobelli è di sicurezza. Scendiamotutti per le strade a festeggiare come per l’arrivo degli Alleati, come fosse una seconda Liberazione.
Di Stefan continuo a seguirne le gesta attraverso le cronache dei giornalispecializzati. Dopo l’Avvenire fa ancora meglio. Vince l’Orange Bowl, il titolo europeo e nel 1983 trionfa con il suo gioco armonioso e creativo, spettacolo per gli occhi, nei quattrotornei juniores del grande Slam.
Di Boris, dopo averlo visto al Bonfiglio, ne perdo le tracce, non riesco a immaginare cosa sarà capace di fare, come sorprenderà il mondo, non ancora diciottenne. La federazione tedesca ci crede e fa bene. Lo affida al suo tecnico migliore per aiutarlo a posizionarsi meglio sul campo e a crescere tecnicamente. Il temperamento non gli manca, glielo ha già donato madre natura e sembra proprio bastare. I suoi risultati da juniores non sono brillanti, niente a che vedere con quelli di Stefan, ma il tempo per vincere non gli mancherà di certo.
Per Stefan Milano sembra proprio la città del destino. Sono passati meno di due anni dalla vittoria dell’Avvenire che il mondo del tennis,non solo gli addetti ai lavori e i grandi appassionati dei tornei giovanili, si accorge di lui. Nel mese di marzo il torneo indoor di Milano è il suo primo titolo ed è anche prestigioso, nonostante diverse defezioni. Presenta al via Gerulaitis, Leconte, Curren, ma soprattutto il suo compagno Mats Wilander. Ed è proprio con Mats che deve giocarsi la finale. Stefan vince in due set. Wilander non tiene il suo rovescio da fondo che arriva improvvisoquando vuole chiudere da dietro, o con la palla liftata dall’alto, quando vuole dare il tempo alle sue lunghe leve di concludere a rete. Il rovescio bimane tanto caro ai suoi compagni è stato da lui ripudiato da bambino per avere il maggior ventaglio di soluzioni possibili. E il suo allenatore Rosberg, lo stesso che ha iniziato Borg, è stato intelligente ad assecondare, bravo ad aiutarlo nel farglielo diventare un’arma letale.
Anche Boris che è di quasi due anni più giovane cresce e se la vittoria di Stefan a Milano fa eco, quelle di Boris l’anno dopo al Quenn’s e soprattutto a Wimbledon fanno il giro del mondo.
A dir la verità la sua vittoria sui campi di Church Road nel 1985 è un fulmine a ciel sereno ma non così inatteso perché qualche nube nel cielo che poteva portar pioggia forte se non tempesta si era già vista. Il primo a capirlo l’anno prima è stato Bill Scanlon quando ha visto uscire il giovanottone bavarese in barella dopo un tuffo nei pressi del net che gli ha procurato una brutta distorsione alla caviglia. Sono al quarto e la partita per l’esperto giocatore statunitense si sta complicando col passare dei game.
Meno di due mesi prima della vittoria esplosiva è toccato a Yannick Noah saggiare le potenzialità di Boris che gioca una partita divertente e a tratti molto spettacolare nellesemifinali del Foro, lui che sulla terra rossa ci è cresciuto, davanti ad un pubblico entusiastanel tenere a battesimo un nuovo beniamino. Il ragazzo non si fa certo attendere. Passano poche settimane e nel salotto buono di Londra, il Quenn’s Club, vince il suo primo torneo professionistico battendo in finale il sudafricano Kriek che di erba se ne intende visto che lui ha imparato a giocare a tennis sui prati. Se la vittoria contro Kriek, preceduta daisuccessi con Cash e McNamee è già un bell’acquazzone, la vittoria contro l’altro sudafricano Curren nella finale di Wimbledon è dirompente per il modo in cui avviene. Boris ha sofferto nei turni che hanno preceduto la finale, il suo è stato un percorso di guerra condiverse insidie ad ogni passo, ma Becker non indietreggia mai: servizi vincenti, risposte micidiali e tuffi spericolati con la plasticità di un portiere e il coraggio di un kamikaze che rimarranno nel tempo il suo marchio di fabbrica. Compirà diciotto anni a novembre.
Confermare una vittoria inattesa nello sport è sempre più difficile di vincere quando nessuno se lo aspetta. L’anno successivo Boris, davanti alle telecamere di tutto il mondo non solo fa il bis, ma dimostra di essere il giocatore che piùdi tutti ha fatto importanti progressi tecnici e tattici. Ha migliorato il servizio, la volee, i colpi da fondo, gioca con maggiore intelligenza e sagacia tattica i punti importanti, quelli che decidono le sorti del match. E’ lui la nuova stella del tennis mondiale.
Stefan sull’erba di Wimbledon deve ancora attendere il suo momento, gioca male e perde quasi subito nei due anni di Boris. Trova però una parziale consolazione sempre sui prati, non quelli inglesi, ma a Melbourne nel 1985 dove vince il suo primo Slam. Batte il suo compagno di squadra e di allenamento Wilander così com’era successo a Milano l’anno precedente.
Se nel derby con Mats che sull’erba australiana ha già dimostrato di trovarsi a suo agio vincendoci per due anni di fila – meglio che su quella di Wimbledon dove non andrà mai oltre i quarti di finale anche nel suo anno straordinario del quasi Slam – è nella lunga maratona che gioca contro Ivan Lendl in semifinale a convincere tutti che lui non è solo un bravissimo perdente dai colpi stilisticamente puliti. Per avere la meglio del cecoslovacco, partita che si chiude 9–7 al quinto set, Stefan recupera un break di svantaggio e vince quello che molti esperticonsidereranno il set dell’anno.
Nel 1987 Stefan dimostra sui campi d’erba dell’estate australiana che il suo gioco, come sospeso nel tempo e nello spazio, non conosce battute d’arresto. Sono diventati quelli i suoi campi di casa, peccato sia l’ultima volta. Dal 1988 l’Australian Open verrà giocato in una nuova struttura su campi in cemento.
Stefan trova in finale l’idolo di casa Pat Cash. Sono passati sei anni dalla finale di quand’erano ragazzini sui campi dell’Ambrosiano. Il loro gioco è cresciuto in tecnica e potenza, uguale è rimasta la loro propensione a cercare la rete appena possibile, subito dopo il servizio o quando l’avversario ne concede l’occasione. Stefan si trova in vantaggio di due set ma il recupero “del Pirata” è furioso. Si va quindi al quinto dove dopo tre ore e trentanove minuti a vincere è Stefan che chiude la contesa con una volee di rovescio. Alza le braccia al cielo in una gioia contenuta. Il suo volto è felice, sereno. Ha appena diciannove anni e la sua carriera di tennista agli inizi. Wimbledon lo attende.
Sull’erba Boris ha ormai scalzato i protagonisti del tennis che hanno dominato la scena negli anni 70 e 80: Bjorn ha lasciato ormai da un lustro, John non vince più, Jimmy vorrebbe farlo ma gli anni non glie lo consentono, Ivan ci prova con tutta la sua caparbietà ma non basta.
La triplice sfida che contrassegnerà il torneo di Wimbledon tra il 1988 e il 1990 è ormai alle porte.
Sandro Columbaro