Dall’esaltazione estiva alla depressione. Capita spesso nello sport e in particolare nel calcio. Figlia di una inebriante e coinvolgente euforia dovuta ad un mercato che sfornava un colpo al giorno. Ma veramente c’era qualcuno convinto che sarebbe stato possibile assemblare in pochi mesi una squadra con così tante nuove pedine?
Dopo aver ringraziato Montella al termine della scorsa stagione e averlo confermato a furor di popolo adesso tutti gli attribuiscono la colpa dei mancati risultati. Sicuramente avrà commesso degli errori ma, viste anche le possibili alternative, credo che sia giusto concedergli la possibilità di terminare la stagione. Con un nuovo allenatore si riporterebbero le lancette indietro di tre mesi vanificando ogni possibilità di risalire in classifica.
Forse andrebbe giudicata la campagna acquisti e il probabile peccato originale risiede nell’assenza di una prima punta di livello assoluto. I tanti arrivi sono stati più una scelta che una necessità, un’esca per risvegliare l’entusiasmo dei tifosi e senza il raggiungimento dell’obiettivo Champions anche nella prossima sessione di mercato sarà praticamente impossibile convincere un paio di grossi nomi a sposare la causa milanista. Non resta che sperare in un grande recupero e qualche segnale incoraggiante si è visto anche nelle sconfitte proprio nella crescita del gioco.
Gli infortuni, le difficoltà di Bonucci e Biglia, l’anonimo Calhanoglu, l’impalpabile Kalinic, lo spento Kessie e l’inesperto Andre Silva sono i problemi da affrontare, al più presto, insieme ad una condizione fisica deficitaria, per non lasciare tutto il peso e le aspettative sulle spalle di Suso, di Borini (l’acquisto meno costoso ma si qui più affidabile) e il bravo Cutrone.
Il calendario, Napoli a parte, non è, fino a Natale, malvagio ma deve sparire la fragilità difensiva, la lentezza in mezzo al campo e la timidezza davanti alla porta. Semplice a dirlo, molto meno a farlo.
Paolo Bertolucci